Dopo l’individuazione di un focolaio a bassa patogenicità di virus H5 in Franciacorta, come annunciato nei giorni scorsi, il ministero della Salute ha predisposto un decreto nel tentativo di arginare il possibile insorgere di altri focolai anche nelle provincie limitrofe al bresciano. Allertati i servizi veterinari della Lombardia, Veneto, Emilia e Piemonte. Il ceppo del virus H5, pur non costituendo pericolo per la salute umana, è particolarmente veloce nel propagarsi. Ieri mattina i responsabili regionali del servizio veterinario hanno tenuto una riunione all’Istituto Zooprofilattico di Verona per fare il punto della situazione con tutti i veterinari delle Ulss veronesi, nonché di parte del vicentino e del padovano, illustrando anche le misure di protezione e prevenzione da adottare con la massima urgenza. La nota della Regione Veneto
Le aree maggiormente esposte al pericolo di infezione risultano essere quelle confinanti con la Lombardia a sud dell’autostrada A4, partendo dai comuni di Peschiera, Valeggio sul Mincio, Mozzecane, Villafranca, Nogarole Rocca, Trevenzuolo, Erbè, Sorgà e Nogara.
Questo territorio è ricco di allevamenti intensivi di polli e tacchini e un ipotetico arrivo dell’influenza aviaria comporterebbe danni incalcolabili per l’economia di molte aziende produttrici e anche di trasformazione. Nel veronese, come a Vicenza e Padova, saranno quindi vietati gli spostamenti di volatili, salvo specifiche autorizzazioni sanitarie, e verranno svolti controlli sierologici capillari in tutti gli allevamenti presenti sul territorio, proprio per individuare eventuali focolai di malattia. Solo nell’Ulss 21 sono circa 400 gli allevamenti che dovranno essere monitorati dai veterinari con precedenza per quelli a ridosso del confine con la Lombardia e quindi quelli di Sorgà, Nogara e Gazzo.
Solo in questi tre comuni si stima che ogni anno vengano allevati almeno due milioni di capi tra polli e tacchini e quindi le ripercussioni economiche in caso di arrivo dell’aviaria sarebbero notevoli e raffrontabili con le altre due epidemie che negli anni scorsi hanno decimato migliaia di animali. Le precauzioni che dovranno adottare gli allevatori sono molteplici: divieto di far entrare estranei in azienda, uso di protezioni per stivali o calzature da lavoro, evitare che polli e tacchini vengano a contatto con volatili selvatici mettendo reti di protezione a porte e finestre.
Gli uccelli selvatici sono ritenuti dall’ Oms i principali vettori di trasmissione del virus, che negli allevamenti trova l’ambiente ideale per diffondersi e modificarsi geneticamente. A destare preoccupazione è il fatto che con l’inizio imminente della stagione venatoria i lanci di ripopolamento di fagiani, starne o anatre possano diventare una delle cause di espansione della malattia. Allo studio della Regione c’è l’ipotesi di impedire di liberare questi uccelli nel veronese e limitare le fiere con esposizione di qualsiasi tipo di volatile. Gli allevatori veronesi sono del resto allertati già da alcuni giorni e in autonomia stanno aumentando i controlli e applicando tutte le norme di biosicurezza.
a cura ufficio stampa Sivemp Veneto – 5 settembre 2012 – riproduzione riservata