Aliquota soggettiva dal 2027 «in progressivo aumento verso il 21-22%», mentre il contributo integrativo, ora al 2%, «fra una quindicina d’anni» salirà di un punto percentuale. E, ancora, all’orizzonte c’è il blocco della perequazione dell’Istat al 75 per cento. E’ in fermento il cantiere dell’Enpav, l’ente previdenziale dei veterinari, che a settembre, riferisce il presidente Gianni Mancuso a ItaliaOggi, «terrà un consiglio di amministrazione per deliberare misure che rifiniscono, non stravolgono, la riforma in vigore dal 2010» conn l’obiettivo di raggiungere la sostenibilità cinquantennale dei bilanci prevista dalla legge 214 del 2011. Prima leva su cui l’Istituto, a cui sono iscritti 27mila professionisti, agirà un ritocco della contribuzione soggettiva, che passerà dal 18%, a cui si arriverà nel 2026, al 21-22% a partire dall’anno successivo.
La quota a carico del cliente invece aumenterà al 3% sebbene la categoria che opera nel servizio sanitario pubblico «fa fatica a farsi riconoscere questo versamento». Inoltre, prosegue Mancuso la riforma di tre anni fa non cancellava subito la doppia possibilità di pensione di anzianità e di vecchiaia, ma si prevedeva un periodo transitorio prima dell’entrata a regime nel 2017. «Abbiamo deciso però, adesso, preannuncia, che dal primo gennaio 2013 applicheremo tabelle di neutralizzazione con un anticipo di quattro anni. Può sembrare un aspetto marginale del sistema però produrrà degli effetti , visto che ci viene imposto un traguardo così lungo di sostenibilità (da 30 a 50 anni)». Dal cda dell’Enpav di inizio settembre, pertanto, uscirà il testo con le correzioni al sistema previdenziale dei veterinari, che andrà sottoposto ai ministeri vigilanti entro il 30 del mese.
Tratto da ItaliaOggi – 8 agosto 2012