Il calcolo delle multe latte non funziona? I conti non tornano? Ci sono da tempo inchieste giornalistiche e indagini dei Carabinieri, che avanzano dubbi sul regime? L’ex commissario straordinario Agea, Mario Iannelli, ne aveva preso atto. E sulla scorta delle numerose relazioni prodotte dal detective dei Nac, Marco Paolo Mantile, aveva chiesto chiarimenti a chi i conti doveva tenerli. E i dati conservarli. Con una missiva datata 31 gennaio 2012, indirizzata al Sin e al dg Agea, Giancarlo Nanni, Iannelli chiese all’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo (incaricato della gestione dell’anagrafe bovina), di «fornire, con cortese urgenza» ad Agea tutti i dati relativi «a ogni singola campagna lattifera, a partire da quella 1995/96 per finire alla 2008/09».
L’istanza venne fatta nello stesso periodo in cui Mantile era consulente Agecontrol sul tema. Poi, però, Iannelli dovette lasciare Agea. Gli subentrò Dario Fruscio, rimesso sulla poltrona di presidente in via Salandra, dopo aver vinto al Tar Lazio un ricorso contro il commissariamento dell’Agenzia.
Una volta in sella, Fruscio prese subito carta e penna e scrisse all’allora presidente Sin, Francesco Baldarelli, e al dg Agea, Nanni, chiedendo di «sospendere le operazioni di fornitura dei dati» richieste da Iannelli.
Lo giustificò così: «è mia premura», scrisse Fruscio, «nell’interesse dell’Ente (Agea, ndr) che presiedo, porre in essere un approfondimento sullo stato delle cose, tenuto conto che, per effetto del commissariamento, potranno esservi stati sviluppi, evidentemente suscettibili di oggettivi approfondimenti».
Insomma, Fruscio decise di approfondire, di capire finalmente come stavano le cose. Decise di andare a fondo, leggendo i numeri nel dettaglio. E, per farlo, come primo atto Fruscio decise di bloccare l’approfondimento avviato da Iannelli. Non fa una grinza.
MA COSA AVEVA CHIESTO L’EX COMMISSARIO AGEA?
ItaliaOggi è in possesso del carteggio. Iannelli (con le note mi. Csu.2012.19 e Csu.2012.19) chiese all’Istituto di Teramo una sfilza di elenchi e dati. Chiese, cioè, di conoscere:
– consistenza nazionale dei capi in produzione al 1° aprile per campagna lattifera;
– aziende in produzione al 1° aprile e al 31 marzo di ogni campagna lattifera;
– aziende che presentavano anomalie produttive;
– controlli svolti dalle regioni, suddivisi per regione e campagna lattifera, dal 2003/2004al 2008/2009;
– aziende non allineate, cioè con identificativo fiscale collegato alla dichiarazione di produzione e non riscontrabile nell’anagrafe bovina;
– controlli e relativi esiti sulle anomalie nella produzione media dichiarata, rispetto al numero dei capi detenuti nelle aziende;
– quote di inizio e fine periodo suddivise tra campagne e vendite dirette, con dettaglio storico delle movimentazioni, suddivise per campagna lattifera;
– quote da revocare e revocate per campagna lattifera;
– quote oggetto di compravendita o trasferimento definitivo, per campagna lattifera, con i nomi delle aziende implicate nei passaggi;
– esuberi produttivi regionali (in kg) per campagna lattifera;
– costituzione della riserva nazionale dal 1995 a oggi per le quote revocate;
– comunicazioni ufficiali alle regioni delle quote da revocare;
– vacche nutrici collegate ai relativi premi Pac;
– aziende che hanno goduto del contributo Ue per le vacche nutrici e quote latte possedute dalle stesse aziende, suddivise per annata agraria.
Un lavoro, secondo Fruscio, evidentemente inutile e ridondante.
ItaliaOggi – 15 luglio 2012