Quell’appalto è congelato da tre mesi, da quando la Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica di Venezia stopparono il pagamento di 76 milioni con il quale la Regione avrebbe dovuto assicurare per tre anni tutte le 24 aziende sanitarie venete. E ora arriva una nuova tegola sulla City Insurance, la chiacchieratissima compagnia assicuratrice rumena che si era aggiudicata quel maxi-appalto. Ieri il presidente dell’Isvap (l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni private) Guglielmo Giannini ha firmato il provvedimento 2988 che vieta alla City Insurance di stipulare nuovi contratti sul territorio italiano con effetto immediato. Un elemento in più sulla strada del «naufragio» definitivo di quel contratto.
Anche perché le indagini delle fiamme gialle guidate dal colonnello Renzo Nisi stanno rivelando nuovi particolari sulla società. Ma il problema per Palazzo Balbi – che infatti si trincera dietro un «no comment» da cui traspare una certa preoccupazione sono anche gli appalti tuttora in corso con numerose aziende sanitarie.
L’elenco non è breve: Thiene, San Donà, Venezia, Mirano, Chioggia, Adria e Rovigo, le Aziende ospedaliere di Padova e Verona sono assicurate, chi per un anno, chi per un biennio, con la City Insurance.
L’Isvap non può ovviamente bloccare contratti in corso, pena il rischio di trovarsi sul groppone delle cause milionarie. Ma certo quello che scrive nel provvedimento, che è il risultato di un anno di istruttoria fatto di continue e inutili richieste di informazioni all’Isc (l’Insurance supervisory commission, cioè l’Isvap di Bucarest), è pesante e poco rassicurante per i direttori generali e soprattutto per i pazienti di quelle Usl.
Il presidente Giannini scrive infatti che «la costituzione di una sede legale in Romania è del tutto artificiosa ed ha avuto il solo scopo di ostacolare la vigilanza italiana sull’impresa». Si parla poi di mancanza dell’«integrale liquidità rinvenente dalle polizze emesse», di «un’elevata esposizione creditoria verso i propri intermediari», di «grave rischio di insolvenza», di «criticità e opacità gestionali». Non male per chi dovrebbe pagare nel caso di errori medici negli ospedali veneti. E infatti l’intervento d’urgenza viene giustificato dall’obiettivo di «impedire che vengano compromessi gli interessi degli assicurati». «Un pronunciamento tardivo tuona però Antonio Padoan, direttore dell’Usl 12 – io lo scorso 15 ottobre avevo segnalato a Zaia questo pasticcio fatto dagli uffici. Nelle more, però, non potevamo correre il rischio di rimanere senza copertura e dunque abbiamo proceduto con il bando, facendo tutte le verifiche di legge, vinto dai rumeni».
Nel corso della prima tranche di indagini della Finanza era emerso che il capitale sociale della City Insurance era detenuto per il 96 per cento dalla società Dacia spa, cancellata però dal registro delle imprese il 14 febbraio 2011. E c’era perfino il sospetto di un collegamento con la camorra, ipotesi però negata con forza dall’avvocato Gennaro Lepre: «Nessun soggetto titolare in via diretta o indiretta di quote della City Insurance è mai stato nè condannato nè mai processato per camorra».
Corriere del Veneto – 3 luglio 2012