Via libera definitivo della Camera al disegno di legge di riforma del mercato del lavoro. Il provvedimento, sui cui fra ieri e oggi l’assemblea di Montecitorio ha votato quattro fiducie, come avvenuto in precedenza al Senato, è stato approvato con 393 voti favorevoli, 74 contrari e 46 astenuti. Ottantasette deputati del Pdl su 209 hanno fatto mancare, a vario titolo, il loro sostegno al governo. Tra questi, contro il provvedimento hanno votato in sette, diversamente dal resto del partito che però, per bocca del capogruppo Cicchitto, ha annunciato che sarà «l’ultima volta che cala la “mannaia” del voto di fiducia su una discussione». La nuova disciplina dell’articolo 18, l’Aspi, i contratti a tempo, ‘introduzione del salario base per i lavoratori subordinati. Leggi le nuove misure dal Sole 24 Ore. L’abc della riforma. Il Dossier di Repubblica
Fra le principali novità della riforma, peraltro destinata a essere riformata in breve tempo, i licenziamenti individuali per motivi economici senza reintegro grazie alla modifica dell’articolo 18, la stretta sulle false partite iva e sui contratti a tempo determinato, il salario minimo per i collaboratori e l’aspi che dal 2013 sostituirà le indennità di disoccupazione. Il presidente del consiglio, Mario Monti, si è impegnato a rivedere le norme su flessibilità in entrata, ammortizzatori sociali e a risolvere la questione esodati a fronte dei quattro voti di fiducia chiesti all’aula alla vigilia del Consiglio europeo.
Non dovrebbe invece subire correzioni la riscrittura nelle norme sui licenziamenti: saranno nulli solamente quelli discriminatori, mentre per giusta causa il giudice, nei casi di reintegro, farà riferimento ai contratti collettivi. «La riforma del lavoro apre un percorso di novità positive, se qualcosa può essere aggiustata lo faremo con l’appoggio dei partiti che sostengono il governo», ha ripetuto Fornero, secondo cui «intanto l’importante è farla partire».
Il testo, continua il ministro, «è frutto di un buon equilibrio, nessuno ha mai avuto la pretesa di avere chiave in tasca per la soluzione dei problemi. Capisco il sacrificio fatto dalla Camera per questa limitazione della discussione imposta dall’agenda europea ma il governo è disposto a fare i cambiamenti che saranno discussi, non ci sono intoccabilità. Adesso è importante far partire questa riforma». Fornero non indica i tempi, «dipenderà dal fatto che ci mettiamo a lavorare subito e che troviamo buoni accordi di effettivo miglioramento su qualche punto».
Cambia, dopo oltre 40 anni, l’articolo 18 (lo Statuto dei lavoratori è datato 1970), con la limitazione nei licenziamenti illegittimi per motivi economici della reintegrazione nel posto di lavoro. Che d’ora in avanti non sarà più automatica. Ma potrà essere accordata (al posto del riconoscimento di un’indennità risarcitoria compresa tra le 12 e le 24 mensilità) solo nelle ipotesi in cui il giudice accerti la «manifesta insussistenza» del fatto posto alla base dell’atto di recesso.
È questa, politicamente e simbolicamente, la modifica principale introdotta dalla riforma del lavoro targata Elsa Fornero, approvata ieri definitivamente dalla Camera, e che il premier, Mario Monti, potrà far valere oggi a Bruxelles davanti agli altri leader europei, dopo i ripetuti richiami all’Italia, anche da parte della Bce ad agosto 2011, a modificare le regole del nostro mercato del lavoro, compresa la flessibilità in uscita.
Nel corso dell’esame parlamentare (il provvedimento è stato varato dal Consiglio dei ministri il 23 marzo) è stata attenuata anche la discrezionalità del giudice nello stabilire il reintegro del lavoratore nel caso di licenziamento disciplinare illegittimo. Con l’eventuale ritorno in azienda del dipendente che potrà essere stabilito solo in base alle “tipizzazioni” previste nei contratti collettivi e nei codici disciplinari (e non più quindi in base alle previsioni di legge). Resta sempre nullo, invece, il licenziamento discriminatorio, intimato per esempio per ragioni di credo politico, fede religiosa o attività sindacale. Mentre prima di procedere a un licenziamento per motivi economici bisognerà esperire (in via obbligatoria) il tentativo di conciliazione che, dopo una correzione al Senato, non potrà più essere invalidato (e con esso l’atto di recesso) da una finta malattia del lavoratore. Uniche eccezioni ammesse: maternità o infortunio sul lavoro.
La riforma Fornero interviene pure sugli ammortizzatori sociali, puntando ad avvicinare sia pur timidissimamente l’Italia al sistema di “flexecurity” vigente in Danimarca, dove è tutelato in via diretta il lavoratore, e non il posto di lavoro. Nel 2013 (e se non ci saranno ulteriori slittamenti) arriverà l’Aspi, la nuova Assicurazione sociale per l’impiego, che sostituirà a regime, nel 2017, l’indennità di mobilità e quella di disoccupazione. Ne potranno usufruire oltre ai lavoratori dipendenti anche gli apprendisti e gli artisti; e sarà possibile trasformare l’Aspi in liquidazione per poter avviare un’impresa. Per chi non è tutelato dall’Aspi, ci sarà la mini-Aspi. Mentre se il lavoratore rifiuta un impiego con una retribuzione superiore almeno del 20% rispetto all’indennità che percepisce perderà il sussidio.
La cassa integrazione ordinaria (Cigo) non subirà modifiche, mentre quella straordinaria (Cigs) sarà interessata da un doppio intervento. Da un lato, questo ammortizzatore viene portato a regime in alcuni settori già interessati (attraverso norme transitorie), come le imprese commerciali e di viaggio con più di 50 dipendenti e le imprese del trasporto aereo e del sistema aeroportuale. La seconda modifica consiste invece nella soppressione della Cigs, a partire dal 1° gennaio 2016, nei casi di fallimento dell’impresa, liquidazione coatta amministrativa, amministrazione straordinaria, omologazione del concordato preventivo con cessione dei beni e nelle ipotesi di aziende sottoposte a sequestro o confisca.
Nel mirino delle nuove norme c’è anche il capitolo sulla flessibilità in entrata, con il contratto a tempo determinato che costerà di più (è previsto un contributo addizionale dell’1,4% che servirà a finanziare l’Aspi) e sale a un anno la durata del primo contratto a termine senza specifica del c.d. “causalone”. Per i collaboratori a progetto (nel 2010, secondo l’Isfol, erano 676mila con un reddito medio annuo inferiore ai 10mila euro – poco più di 800 euro al mese) arriverà una sorta di “salario base”, mentre si allenta la stretta sulle partite Iva che si considerano “vere” se hanno un reddito lordo di almeno 18mila euro l’anno. Tutto ciò per favorire l’apprendistato: che dovrà diventare il canale d’ingresso principale al lavoro. Complessivamente la riforma Fornero peserà sulle casse dello Stato per circa 2,2 miliardi l’anno, a regime. Con una clausola di salvaguardia finanziaria: in caso di scostamenti di spesa il Tesoro provvederà a tagli lineari sulle spese rimodulabili.
LA SCHEDA – La nuova disciplina dell’articolo 18, l’Aspi, i contratti a tempo, salario base per i lavoratori subordinati
Dalle nuove norme sui licenziamenti, che vengono resi un po’ più facili, ai contratti a tempo passando per le nuove forme di sostegno a reddito (Aspi) e per l’introduzione del salario base per i lavoratori subordinati: sono queste alcune delle novità principali del ddl di riforma del mercato del lavoro. Ecco le misure chiave.
ART.18, ARRIVA LA RIFORMA – Addio reintegro automatico in caso di licenziamento per motivi economici. Prevista in alcuni casi un’indennità risarcitoria. La procedura di conciliazione, obbligatoria in questo primo caso, non potrà più essere bloccata da una malattia «fittizia» del lavoratore. Uniche eccezioni saranno maternità o infortuni sul lavoro. Resta sempre nullo invece il licenziamento discriminatorio intimato, per esempio, per ragioni di credo politico, fede religiosa o attività sindacale. Nei casi dei licenziamenti disciplinari (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) ci sarà minor discrezionalità del giudice nella scelta del reintegro, che sarà deciso solo sulla base dei casi previsti dai contratti collettivi e non più anche dalla legge.
CONTRATTI A TEMPO – La durata del primo contratto a termine, che può essere stipulato senza che siano specificati i requisiti per i quali viene richiesto (la causale), sarà di un anno. Le pause obbligatorie fra uno e l’altro salgono dagli attuali 10 giorni per un contratto di meno di 6 mesi a 20 giorni e a 30 per uno di durata superiore. Il Parlamento ha reso più soft quanto previsto dal governo.
APPRENDISTI – Arrivano norme più stringenti, anche se il Senato ha allentato un pò i vincoli previsti dal ministro Fornero. Sarà infatti sempre possibile assumere un nuovo apprendista, ma i contratti in media dovranno durare almeno 6 mesi e cambia il rapporto con le maestranze qualificate.
CO.CO.PRO, DA SALARIO BASE A UNA TANTUM – Definizione più stringente del progetto con la limitazione a mansioni non meramente esecutive o ripetitive e aumento dell’aliquota contributiva di un punto l’anno fino a raggiungere nel 2018 il 33% previsto per il lavoro dipendente. Lo stipendio minimo dei co.co.co dovrà poi fare riferimento ai contratti nazionali di lavoro. Si rafforza l’attuale una tantum per i parasubordinati. Ad esempio, chi ha lavorato 6 mesi potrà avere oltre 6mila euro.
P.IVA, STANARE LE FALSE – La durata di collaborazione non deve superare otto mesi (6 nel ddl originario); il corrispettivo pagato non deve essere superiore dell’80% di quello di dipendenti e co.co.co (75% nel ddl); il lavoratore non deve avere una postazione «fissa» in azienda: non si può avere una scrivania insomma ma il telefono sì. Le partite Iva che hanno un reddito annuo lordo di almeno 18mila euro sono considerate vere.
ASPI – La nuova assicurazione sociale per l’impiego parte nel 2013 e sostituirà a regime, nel 2017, l’indennità di mobilità e le varie indennità di disoccupazione. Ne potranno usufruire oltre i lavoratori dipendenti anche gli apprendisti e gli artisti. La contribuzione è estesa a tutti i lavoratori che rientrino nell’ambito di applicazione dell’indennità. L’aliquota sarà gravata di un ulteriore 1,4% per i lavoratori a termine. Sarà possibile trasformare l’indennità Aspi in liquidazione per poter così avere un capitale e avviare un’impresa. Il lavoratore che però rifiuta un impiego con una retribuzione superiore almeno del 20% rispetto all’indennità che percepisce perde il sussidio.
JOB ON CALL, BASTA UN SMS – Per attivare il lavoro a chiamata basta un sms alla Direzione provinciale del lavoro. In caso di mancato avviso l’azienda rischia da 400 a 2400 euro di multa. Il job on call sarà libero per under 25 e over 55.
EQUITÀ GENERE – Norme di contrasto alle dimissioni in bianco e il rafforzamento fino a tre anni di età del bambino del regime di convalida delle dimissioni rese dalle lavoratrici madri (al momento è un anno). Viene introdotto il congedo di paternità obbligatorio ma solo per un giorno e due facoltativi, che però si sottraggono ai 20 settimane di congedo della mamma (se lei è d’accordo).
VOUCHER ASILI – Il buono baby-sitter per agevolare le lavoratrici nei primi mesi di nascita del figlio potrà essere utilizzato anche per pagare asili-nido pubblici o privati.
IMMIGRATI – Sale da si mesi ad un anno la validità del permesso di soggiorno per il lavoratore extracomunitario che beneficia di interventi di ammortizzazione.
BONUS PRODUTTIVITÀ – Confermati con un emendamento del governo gli sgravi contributivi introdotti in via sperimentale per il triennio 2008-2010. –
VOLI E AFFITTI – Riformare costa. Vengono ridotte le deduzioni sulle auto aziendali e quelle sulla tassa al servizio sanitario nazionale, che si applica sulle assicurazioni Rc auto. Tagliato dal 15 al 5% lo sconto forfait previsto per chi dichiara con l’Irpef i redditi derivanti da affitto (non tocca chi applica la cedolare). Aumentata di due euro la tassa di imbarco aereo. (Ansa)
27 giugno 2012