A colpi di manovre e manovrine, il costo del lavoro pubblico si sta abbattendo. Le misure di contenimento contenute nel Dl 78/2010, poi ulteriormente rafforzate, «hanno prodotto già nel 2011 effetti finanziari superiori a quelli programmati»: ad aprile i dati Istat segnalano per il 2011 un calo dell’1,2% della spesa per redditi da lavoro dipendente rispetto all’anno precedente, valore doppio di quello stimato dal Governo, da ultimo a dicembre scorso. La diminuzione dovrebbe mantenersi stabile fino a tutto il 2014. Soltanto dal 2015 è prevista una ripresa dello 0,5 per cento. Il quadro è delineato nella relazione della Corte dei conti al Parlamento sul costo del lavoro pubblico, appena diffusa. Che però non risparmia critiche alla strada imboccata.
«L’approccio alla materia del pubblico impiego in termini esclusivamente finanziari – scrive la Corte – mette in ombra le specifiche finalità alle quali dovrebbero ispirarsi le politiche di personale». La fretta di tagliare ha favorito «elementi di rigidità» che cozzano contro l’esigenza di politiche che privilegino una dinamica retributiva coerente con i vincoli di finanza pubblica ma anche capace di far recuperare produttività (tasto dolentissimo) e di migliorare i servizi.
Pollice verso anche sull’intesa sugli statali appena siglata tra Governo, Regioni, Province, Comuni e sindacati. «Il complessivo contenuto – si legge nella relazione – suscita perplessità nella parte in cui rimette in discussione il percorso già avviato per la costruzione di un sistema di valutazione della performance delle amministrazioni e del merito individuale dei dipendenti».
L’esame dei dati contenuti nel conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, aggiornati al 31 dicembre 2010, mostrano già l’effetto benefico del Dl 112/2008, in termini di controllo della spesa di personale. A fine 2010, infatti, i dipendenti pubblici destinatari del Dlgs 165/2001 sono circa 3,459 milioni, -1,9% rispetto a dicembre 2009. A pesare è stata soprattutto la razionalizzazione della scuola, anche se il calo è evidente in tutti i comparti e più marcato per gli statali. L’effetto è invece meno evidente proprio per il Ssn, per il quale -segnala la Corte dei conti – «la diminuzione registrata nel biennio 2008-2010 (complessivamente -0,5%) fa seguito a una crescita del 2,5% nel periodo 2001-2008».
Sul Servizio sanitario nazionale, accanto alle misure anti-spesa della Finanziaria 2007, hanno contato gli impegni previsti nel Patto per la salute periodo 2010-2012 e nella legge 191/2009 (Finanziaria 2010). I risultati complessivi si vedono: il personale del comparto, assorbito per il 93,5% dal personale delle aziende sanitarie, segna una complessiva diminuzione dello 0,7%, ascrivibile alla riduzione della dirigenza medica e del personale non dirigente, in relazione al processo di accorpamento delle Asl. In tale ambito, più consistente appare la flessione del personale responsabile di strutture complesse o destinatario di altri incarichi, mentre stabile o in crescita appare il personale responsabile di strutture semplici. La dirigenza esterna (direttori generali e direttori sanitari, amministrativi e dei servizi sociali) si riduce, in tre anni dal 2008 al 2010, del 13%.
«Coerente con tali politiche – afferma la Corte dei conti – si presenta anche la modesta flessione del personale non dirigenziale che mostra una maggiore dinamicità nell’ambito del personale tecnico e amministrativo rispetto al personale infermieristico, sostanzialmente stabile nel triennio. Tale andamento si riconduce alle deroghe, sempre confermate, al divieto di assunzione nell’ambito del personale infermieristico (che rappresenta la quota più rilevante del personale del comparto)». Contribuiscono, inoltre, alla stabilità della numerosità del comparto anche gli effetti delle politiche di stabilizzazione avviate (circa 5.928 unità nel 2009) che, tuttavia, non hanno evitato un significativo ricorso, sia pure in diminuzione, al personale a tempo determinato, indice di una sofferenza nel garantire la continuità nell’erogazione dei servizi.
La spesa complessiva per il personale del comparto mostra invece una modesta crescita (1,3%) che registra, a fronte di una sostanziale stabilità nella numerosità e composizione del personale, gli incrementi disposti dal rinnovo contrattuale relativo al secondo biennio economico 2008-2009 della dirigenza medica e non medica.