Dal momento che si arriverà ad un unico ente pubblico di previdenza “non ha senso che restino tante Casse di categoria ciascuna per sé”, dice Giuliano Cazzola in questa intervista a Quotidiano Sanità. Ma intanto, in vista della scadenza del 30 settembre, il Governo deve definire le regole sui bilanci. Giuliano Cazzola ha firmato un ordine del giorno, passato alla Camera, che impegna il Governo a chiarire il comma 24 dell’articolo 24 del decreto Salva Italia, consentendo alle Casse privatizzate di utilizzare nei bilanci attuariali a 50 anni le rendite del patrimonio. Insomma, spiega, si tratta di dare consistenza giuridica, in vista della scadenza del 30 settembre entro la quale gli Enti di previdenza dovranno presentare i propri bilanci, all’orientamento espresso più volte dalla ministra Fornero.
Ovvero che “nel definire un equilibrio tra entrate e uscite nei bilanci attuariali cinquantennali, le Casse privatizzate possono considerare in entrata i rendimenti dei loro patrimoni”.
Ma per il futuro Cazzola ritiene si debba “avviare un percorso solidaristico nel mondo delle libere professioni”, da realizzarsi attraverso “un processo di accorpamento e di incorporazione tra le Casse privatizzate”.
Onorevole Cazzola, perché ha ritenuto necessario presentare un ordine del giorno, accolto, che impegna il Governo a modificare una parte del cosiddetto decreto “Salva Italia”, consentendo così alle Casse privatizzate dei professionisti, tra cui l’Enpam, di utilizzare nei bilanci attuariali le rendite del proprio patrimonio?
Mi sono reso conto che è necessario fornire alle Casse un quadro di riferimento normativo certo. Il ministro Fornero ha in più occasioni confermato che, nel definire un equilibrio tra entrate e uscite nei bilanci attuariali cinquantennali, le Casse privatizzate possono considerare in entrata i rendimenti dei loro patrimoni. Ma perché ciò sia possibile, a mio avviso, occorre una norma o quanto meno è necessaria un circolare interpretativa del ministero, perché l’articolo del decreto Salva Italia non solo non è chiaro ma potrebbe essere interpretato diversamente. Ho fatto notare che il tempo che ci separa dalla scadenza di settembre è abbastanza breve e che vanno date alle Casse dei criteri uniformi per le predisposizione dei bilanci attuariali.
Ha senso chiedere alle casse una prospettiva di bilancio così lunga, 50 anni, quando la previdenza pubblica non è in grado di fare altrettanto?
Non è esatto. Esistono, a cura della Ragioneria generale dello Stato, studi periodici sulle tendenze della spesa pensionistica. Poi è diverso il profilo istituzionale dell’Inps rispetto a quello delle Casse. L’Inps non riforma i trattamenti in autonomia, ma applica in proposito delle leggi dello Stato, che è il garante di ultima istanza dei diritti previdenziali dei lavoratori sanciti dall’articolo 38 della Costituzione. Le Casse sono, per scelta, fuori dalla copertura dello Stato, il quale, comunque, deve garantire che anche ai liberi professionisti siano garantiti i loro diritti previdenziali. Per questi motivi lo Stato chiede alle Casse di fornire assicurazioni sulla sostenibilità futura del sistema. Le Casse sono soggetti privati che svolgono una funzione pubblica. È giusto che lo Stato chieda a loro maggiori garanzie, perché in fondo sono delegate a svolgere una funzione che la Costituzione accolla direttamente allo Stato.
Pensa che si riuscirà a intervenire con un provvedimento di modifica prima del 30 settembre?
Dovrebbe essere così. In Commissione Lavoro è all’esame anche una proposta di legge sulle Casse che però stenta ad andare avanti.
L’Enpam ha comunque approvato la propria “autoriforma” che dovrà ora essere vagliata dai ministeri competenti. Ha avuto modo di conoscerla? Come la giudica?
Vedremo il giudizio del Ministero del Lavoro. Per come sono messe le cose il Governo richiede soprattutto di passare al sistema contributivo pro rata in tutti i sistemi. Io poi resto dell’idea che sarebbe indispensabile promuovere un processo di accorpamento e di incorporazione tra le Casse privatizzate. Bisogna entrare nell’ordine di idee di avviare un percorso solidaristico nel mondo delle libere professioni. Non ha senso che a fianco di un SuperInps restino tante Casse di categoria ciascuna per sé.