Per la Funzione pubblica prima della scelta sulla delega vanno fissate le priorità per dirigenza, valutazione della performance e formazione. Per i licenziamenti nella Pa resta il canale della mobilità per il ricollocamento. Primo test la riorganizzazione legata alla spending review. La riforma del mercato del lavoro riguarderà anche i 3,4 milioni di dipendenti pubblici. La conferma, scontata, è arrivata ieri dal ministro Elsa Fornero, nel corso della conferenza stampa con il premier, Mario Monti. Ma il testo del disegno di legge trasmesso al Senato non contiene ancora una delega ad hoc che, tuttavia, ha spiegato il ministro, potrebbe essere inserita in un secondo momento, nel corso dell’iter parlamentare.
«C’è una quarta delega che riguarda il pubblico impiego – ha detto il ministro – ma non è una vera e propria delega. Sarebbe stato per me preferibile che nel ddl ci fosse la delega sul riordino del pubblico impiego, ma il ministro Filippo Patroni Griffi ha detto: «tu hai usato un periodo di dialogo con le parti sociali, io devo avere il mio dialogo con il sindacato»».
Il ministro per la Pa e la Semplificazione ha confermato questo scenario al «Sole 24 Ore» sottolineando l’importanza del confronto aperto con le organizzazioni sindacali, che proprio ieri ha segnato il quarto incontro a palazzo Vidoni. «Prima di parlare di veicolo normativo, e quindi di delega o disegno di legge ad hoc – ha spiegato Filippo Patroni Griffi – dobbiamo concludere un percorso che si è aperto dopo il mio insediamento e che era partito con l’obiettivo del riordino dei contratti per tutta la pubblica amministrazione. Ora è chiaro che si dovrà discutere anche e soprattutto dell’adeguamento normativo che si rende necessario per applicare la riforma del mercato del lavoro anche al settore pubblico».
Nell’agenda di Patroni Griffi non c’è la semplice questione del «raccordo normativo» con l’ordinamento che regola i rapporti di lavoro nel pubblico impiego: «Questo passaggio di riforma, con tutti i suoi contenuti, dovrà essere intrecciato con tre grandi priorità che ci siamo dati – spiega Patroni Griffi: la questione della dirigenza e del suo rafforzamento, il nodo delle performance e della loro misurazione, la questione della formazione e della scuola».
L’idea di fondo è quella della convergenza «più ampia possibile nel rispetto delle specificità del settore pubblico» con la riforma Fornero. Sui contratti flessibili in entrata una riflessione è già aperta e punta su due fronti: il superamento dei co.co.co per passare all’utilizzo dei contratti a progetto e l’esclusione dei contratti a tempo determinato in alcune amministrazioni centrali, fatta eccezione per la scuola. L’adeguamento alla nuova normativa sui contratti flessibili per il privato dovrà poi essere armonizzata con il principio costituzionale che prevede l’ingresso della Pa con un contratto standard solo per concorso. Temi complessi sui quali, insiste Patroni Griffi, la riflessione aperta con il sindacato deve andare fino in fondo. «Pensiamo alla figura cruciale del dirigente – spiega il ministro – che rappresenta il datore di lavoro pubblico. Il suo ruolo deve essere rafforzato e deve essere resa ancor più esplicita la sua piena responsabilità in autonomia dall’autorità politica».
Anche il dipendente pubblico, quale che sia il comparto di appartenenza, ha responsabilità diverse dal suo collega del settore privato «pensiamo al concetto di fedeltà all’amministrazione di appartenenza – dice ancora il ministro – che è ancor più esplicito di quello previsto tra un lavoratore privato e la sua azienda anche sotto il profilo disciplinare».
Sulle regole per la flessibilità in uscita e il nuovo articolo 18, Filippo Patroni Griffi conferma l’impostazione data qualche giorno fa: «Nel settore pubblico la questione va letta alla luce delle norme sulla mobilità che prevedono la messa a disposizione per 24 mesi dei lavoratori in eccedenza al fine di un loro ricollocamento in altra amministrazione». Si tratta di una norma «che è stata congegnata con molta precisione e che va gestita alla luce delle riorganizzazioni degli apparati centrali e periferici» spiega il ministro, dinamiche che nel breve periodo si intrecceranno con il ciclo di spending review che dovrebbe essere presentato dal Governo. «Per questo – è la conclusione – serve completare il confronto con i sindacati, dopodichè presenteremo le nostre proposte nel corso dell’iter di conversione del disegno di legge».
IN SINTESI
LA QUARTA DELEGA
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero, annunciando le deleghe contenute nel Ddl di riforma del mercato del lavoro ha parlato di una possibile delega per il raccordo tra la nuova normativa e l’ordinamento che presiade ai rapporti di lavoro nel pubblico impiego. Si tratta di una richiesta che era stata avanzata formalmente anche dalla Cgil. Fornero ha detto che tuttavia il ministro della Pa, prima di fare l’ultima scelta sul veicolo normativo, vuole completare il confronto aperto con i sindacati
LE PRIORITÀ
Per Filippo Patroni Griffi con la riforma Fornero non si apre solo un problema di semplice «raccordo normativo». L’adeguamento, necessario, andrà accompagnato con una serie di altre priorità al centro del confronto con i sindacati. Il Ministro punta a un rafforzamento del ruolo e della responsabilità dei dirigenti (i «datori di lavoro pubblici»), e a una riflessine sulle politiche per la formazione nella Pa. Il tema dei licenziamenti va poi inquadrato con la normativa sulla mobilità degli statali, il cui prima grande test arriverà insieme con la spending review
Il Sole 24 Ore – 5 aprile 2012