La Superinps sta nascendo un po’ per volta. Apparentemente senza un disegno preciso se non quello di risparmiare sui costi di gestione centralizzando fondi previdenziali storicamente separati. L’effetto più immediato, però, è quello di realizzare un colosso previdenziale, la cui figura apicale gode di un potere enorme. E’ stato il governo Berlusconi, nel 2010, a eliminare il Consiglio di amministrazione dell’Inps trasferendone i poteri al solo presidente, Antonio Mastrapasqua. A renderlo ancora più potente ci ha poi pensato il decreto “Salva Italia” del dicembre scorso, che ha soppresso l’Inpdap e l’Enpals facendoli confluire nell’Inps dopo che nel 2010 era toccato anche all’ente delle Poste, Ipost.
Di questi poteri il presidente Inps, che ricopre la carica dal 2008, quando, fresco di elezioni, fu lo stesso Silvio Berlusconi a nominarlo, non ha dato grande prova nel corso dell’audizione di mercoledì scorso in Commissione Lavoro della Camera. Ma i poteri esistono. Il presidente, formalmente, è controllato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) composto da ventiquattro membri espressione dei sindacati e delle associazioni dato- riali. Il presidente, però, assiste alle riunioni dell’organismo di controllo che è comunque ampiamente “concertativo” come si desume dalla sua composizione. Questo non ha impedito al suo presidente, Guido Abbadessa, lunga tradizione sindacale in Cgil, di sferrare a sorpresa un attacco a Mastrapasqua e alla possibilità di una sua proroga ai vertici dell’Istituto che, poiché “movimenta, tra entrate e uscite, circa 700 miliardi avrebbe bisogno di una nuova governance con la distribuzione delle responsabilità e una maggiore trasparenza del bilancio”.
LA CIFRA di 700 miliardi è comprensiva anche di Inpdap e Enpals. Stiamo parlando di strutture che gestiscono entrate per circa 350 miliardi e altrettante uscite , chiamate a governare grandi squilibri. Si pensi, ad esempio, al rapporto distorto che esiste tra il Fondo lavoratori dipendenti, con un attivo patrimoniale di 58,9 miliardi, la totalità dei fondi autonomi (Commercianti, Artigiani e Coltivatori diretti) che è invece è in passivo per 83,8 miliardi e il Fondo parasubordinati con i suoi 64,6 miliardi di attivo che consentono all’Istituto di perequare le risorse. Uno squilibrio che, come nota la relazione 2010 del Consiglio di vigilanza, “è destinata a peggiorare ulteriormente”. Stiamo parlando anche di una grande struttura produttiva che ha in organico 27.640 dipendenti per i quali spende 2 miliardi di euro all’anno. Un organico necessario ma in cui un dirigente percepisce in media 89 mila euro con punte di 164 mila per i direttori regionali. Emolumenti in confronto ai quali lo stesso compenso del presidente Mastrapasqua sembra non troppo alto: 216.261 euro cui aggiunge 34.135 euro di gettoni di presenza.
UN COSTO contenuto, rispetto a tanti stipendi dei manager pubblici, ma va anche considerato che il funzionamento degli organi dell’Istituto (Presidenza, Consiglio di vigilanza, Collegio dei sindaci, Comitati e commissioni) sfiora i 4 milioni di euro. Poi ci sono le auto di servizio, le cosiddette auto blu, ben 40 a disposizione dei dirigenti, con 47 unità di personale a disposizione e un costo complessivo di 2,2 milioni di euro. Piccole gocce nel mare delle spese di gestione che, come fa notare ancora il Civ, sono aumentate considerevolmente tra il 2006 e il 2010, passando da 3,6 a 4 miliardi. A pesare sono state soprattutto le voci relative all’acquisto di beni e servizi superiori a 1,5 miliardi e non è un caso che il Civ sottolinei che il ricorso “a prestazioni esterne caratterizzate da ampie quote di forme consulenziali e di impiego di risorse umane, possa comportare il rischio di modifiche di natura strutturale e di perdita di governo di alcune delle attività istituzionali dell’Ente”. La stessa preoccupazione del sindacato Usb che con Luigi Romagnoli punta il dito proprio contro l’attività di esternalizzazione della gestione Mastrapasqua “che rischia di far perdere all’Inps le peculiarità dell’istituto”. Senza contare le disfunzioni o le vere e proprie malversazioni. Ad esempio è stato appaltata alla società Kpmg la ristrutturazione del modello organizzativo “che però è già fallito” dice Romagnoli, “visto che l’idea dei servizi solo in online è stata riveduta”. Oppure il caso del presidente dell’Organismo di valutazione della performance, Francesco Vari, richiamato dalla pensione per presiedere l’organismo e ancora al suo posto nonostante l’indagine interna per le responsabilità nella gestione del patrimonio immobiliare.
di Salvatore Cannavò – Il Fatto quotidiano – 2 aprile 2012