Regione, emendamento bipartisan: dimensione ottimale tra i 200 e i 300mila abitanti. Salva Feltre, via Adria e Chioggia, fusione fra Thiene e Bassano. Questa l’ipotesi del Corriere Veneto di oggi. Ora è ufficiale, nero su bianco. E’ iniziato il percorso che dovrebbe portare il Consiglio regionale a ridurre le Usl da 21 a 15, lasciando intoccate le Aziende ospedaliere di Padova e Verona e l’Istituto oncologico veneto, operativo sempre nella città del Santo. Il via libera lo ha dato la commissione Sanità, dopo un’ora di battaglia, due sospensioni chieste dal presidente Leonardo Padrin per riunire la maggioranza e una terza voluta invece dall’opposizione. Dalle cui fila è arrivata la svolta con la proposta del vicepresidente della commissione Claudio Sinigaglia (Pd).
Sinigaglia ha proposto di inserire nella parte normativa del piano sociosanitario, al primo articolo, l’indicazione sulla dimensione ottimale delle Usl contenuta nell’allegato descrittivo.
«Fatta salva la specificità del territorio montano e lagunare — recita la formulazione decisiva—per garantire le migliori performances gestionali e assistenziali un’azienda dovrà avere un bacino territoriale compreso tra i 200 mila e i 300 mila abitanti».
Un’intuizione che ha messo d’accordo tutti: i soli ad astenersi dal voto sono stati Diego Bottacin (Verso Nord) e Pietrangelo Pettenò (Federazione della sinistra). Ora quello che prima era un semplice criterio di indirizzo assume un valore di legge, esattamente come il resto del piano sociosanitario, ieri approvato nei primi otto articoli e da licenziare definitivamente il 5 aprile. Dopodichè, tra il 18 e il 19 aprile, passerà al vaglio del consiglio regionale: una volta ottenuto anche questo nullaosta, i tecnici potranno cominciare a disegnare la ridefinizione degli ambiti delle Usl, che poi la giunta dovrà presentare all’assemblea di Palazzo Ferro Fini.
Le basi si sono comunque poste: salve le Usl 1 di Belluno e 2 di Feltre per la clausola della specificità della montagna, in base al diktat del bacino tra i 200 mila e i 300 mila abitanti nel Polesine si fonderanno quelle di Rovigo e Adria; nel Veneziano si creerà un’azienda lagunare dall’unione di quelle del capoluogo e di Chioggia e una seconda mettendo insieme Mirano e Dolo, accanto alle quali dovrebbe restare San Donà; nel Vicentino ne rimarranno due su quattro, con l’Usl 6 di città che ingloberà la 5 di Arzignano e una seconda nuova frutto della fusione tra la 3 di Bassano e la 4 di Thiene; nel Padovano dovrebbero restare tutte e tre (più l’Azienda ospedaliera e lo Iov), cioè Padova, Cittadella e Monselice, anche in virtù del progetto degli ospedali a due gambe Monselice-Este e Camposampiero- Cittadella; nel Trevigiano le tre attuali (la 7 di Pieve di Soligo, la 8 di Asolo e la 9 del capoluogo) scenderebbero a due, una a destra e una a sinistra del Piave; stesso discorso per il Veronese, ora forte dell’Usl 20 di città, della 21 di Legnago e della 22 di Bussolengo e un domani riformulata con due aziende a nord e a sud del territorio, più l’ospedaliera.
«Abbiamo dato al consiglio lo strumento per avviare la riorganizzazione, ma senza incappare nell’errore delle Usl provinciali, che avrebbero accentrato tutte le risorse sui capoluoghi— commenta Sinigaglia —. La soluzione approvata in commissione consente invece di salvare l’integrazione tra sanità e sociale, il ruolo dei Comuni e il territorio. Tagliando drasticamente le Usl da 21 a 7 non avremmo eliminato gli sprechi, ma inferto una mazzata ai servizi territoriali e avvantaggiato il privato». «E’ una giornata storica», ha detto il segretario della Sanità, Domenico Mantoan al termine di quattro ore di commissione. Anche perchè era iniziata male, con una frizione tra Lega e Pdl dovuta alle esternazioni di Zaia in merito alla necessità di contenere il numero delle aziende sanitarie, non indicata però nel piano sociosanitario, benchè documento di giunta. Ieri approvato anche in altre due parti importanti: la nomina dei direttori generali, che resteranno in carica tre e non più cinque anni e un solo mandato nella stessa azienda; e la modifica all’articolo dello Statuto riguardante il segretario della Sanità, la cui nomina la V commissione vuole spostare dal governatore al consiglio. Salvata infine, nelle Usl, la figura del direttore del Sociale, che Antonino Pipitone (Idv) avrebbe voluto eliminare, affidandone le funzioni al direttore generale, per risparmiare. Non solo resterà ma con l’entrata in vigore del nuovo piano sociosanitario assumerà anche il ruolo di responsabile delle funzioni territoriali.
Corriere del Veneto – 30 marzo 2012