In un’intervista di quotidianosanita.it al ministro della Salute Renato Balduzzi, il titolare di lungotevere a Ripa mette un punto fermo sulla questione intramoenia annunciando un no definitivo alla possibilità di una nuova proroga per l’allargata dopo l’ultima scadenza del 30 giugno 2012 prevista dal “mille proroghe”. La conferma viene a pochi giorni dall’incontro con i parlamentari. Il ministro: “Penso a un ddl con corsia preferenziale, Ma se non ci saranno i tempi faremo un decreto”. In arrivo ticket sul “cibo spazzatura”. E poi si parla anche di Patto per la Salute e ticket. Una partita ancora tutta da giocare con le Regioni e per la quale il ministro auspica “soluzioni più condivise possibili”.
Ministro, eBay ha bloccato in tutto il mondo la vendita di sorbitolo ma siamo sicuri che qualche altra dose adulterata non stia ancora circolando?
Quello di Barletta è un episodio gravissimo ma che dovrebbe essere circoscritto. Non c’è alcun allarme sanitario. Uso il condizionale perché stiamo attendendo i risultati completi delle analisi ma allo stato non esiste alcuna contaminazione come erroneamente è stato riportato in un primo momento. Siamo in presenza di un caso di doppia irregolarità. Prima di tutto a Barletta è stato usato del sorbitolo industriale in modo improprio, per diagnosticare il malassorbimento intestinale. In secondo luogo dalle informazioni che ci arrivano dalla regione Puglia sembra che l’ambulatorio non fosse nemmeno autorizzato.
Un doppio abuso insomma. E i controlli?
In Italia abbiamo un buon sistema di monitoraggio. Non a caso dal 2005 sono stati sequestrati oltre 3 milioni tra fiale e compresse. Ma è chiaro che i controlli vanno ulteriormente potenziati.
Intanto su Internet si vende di tutto in farmacie spesso abusive. Avete pensato a come intervenire?
Diciamo subito che la vendita on-line dei farmaci è già oggi vietata. Le farmacie autorizzate possono vendere solo integratori, tra i quali rientra anche i sorbitolo, oppure prodotti estetici ma non medicinali veri e propri. Ma sicuramente non è facile impedire il commercio on-line. Anche se grazie ai controlli in Italia abbiamo la percentuale di medicinali contraffatti più bassa d’Europa. Ma occorre anche e soprattutto informare i cittadini affinché non sottovalutino i rischi. Comprare un farmaco su internet non è come acquistare un libro.
E inasprire le sanzioni?
Quelle che abbiamo sono già severe ma, certo, si può ancora fare qualcosa. Però, ripeto, è più importante intensificare controlli e vigilanza da un lato ed educare i cittadini a un uso più appropriato di internet dall’altro. Che senza mezzi termini significa non acquistare alcun farmaco on line.
Il problema però non è solo internet. Anche in farmacia si può correre qualche rischio. I Nas sequestrano anche principi attivi farmaceutici contraffatti, inconsapevolmente utilizzati dall’industria farmaceutica in assenza di validi controlli nei Paesi di produzione. Questo è un altro tipo di problema. Sicuramente di non secondaria importanza e che riguarda soprattutto i nuovi grandi produttori di principi attivi farmaceutici come Cina ed India. Abbiamo già avviato un confronto con le autorità di questi Paesi perché è indispensabile la loro collaborazione per garantire controlli di maggiore garanzia sulle produzioni.
Parliamo di altri abusi, quelli sull’uso improprio dei parti cesarei. Lei ha sguinzagliato i Nas per vederci chiaro. Che situazione hanno trovato?
I Nas hanno controllato 68 punti nascita e fino ad oggi sono state acquisite oltre 3.200 cartelle cliniche. Diciamo che le maggiori anomalie si registrano innanzitutto in Campania, poi in Sicilia e in Puglia. Mi auguro che alla fine gli illeciti di tipo penale, sui quali chiederemo l’intervento delle Procure, rappresentino dei casi limite. In tutte le altre situazioni anomale interverremo sul piano amministrativo e, se del caso, legislativo.
Anche equiparando le tariffe, che per i cesarei sono quasi doppie di quelle per il parto naturale?
E’ una proposta che stiamo valutando. Ma servono anche sanzioni dove c’è un ricorso non giustificato ai cesarei.
A giorni incontrerete le Regioni per siglare il nuovo Patto per la salute. Non è che il peso dei tagli si scaricherà sui contribuenti come per l’addizionale Irpef?
Lo escludo. Con le Regioni stiamo cercando di rispettare i vincoli di bilancio stando attenti a non stravolgere gli equilibri del Ssn e a ridistribuite i carichi, ad esempio con un sistema più equo di esenzioni dai ticket, tarato su fasce di reddito e sulla composizione del nucleo familiare. Cercheremo comunque di arrivare a soluzioni più condivise possibili, confrontandoci con le categorie professionali e anche con le rappresentanze dei cittadini.
E i ticket sui ricoveri e sul cibo spazzatura?
Quello sui ricoveri è ipotizzabile ma bisogna capire poi quanto praticabile. Sulla tassazione del cosiddetto junk food c’è già un consenso largo. Si tratta ora di tradurlo in pratica tenendo conto di diversi fattori. Sicuramente non tasseremo il cotechino o la nutella come ho letto da qualche parte.
Il 30 giugno per i medici scatta lo stop alla libera professione negli studi privati e nelle cliniche. Ci sarà l’ennesima proroga?
Una proroga no. Il Parlamento ha dato una indicazione anticipando la scadenza che il Governo aveva fissato al 31 dicembre di quest’anno. Ma stiamo valutando come organizzare la libera professione in modo serio perché il problema non è dove si fa ma come la si controlla e la si utilizza per ridurre le liste d’attesa. L’importante è il rispetto delle regole, che deve prevedere anche sanzioni e maccanismi di incentivazione e disincentivazione.
Che strumento adotterete per mettere ordine? Il 30 giugno non è così lontano…
Proveremo con un disegno di legge, magari prevedendo una corsia previdenziale. Non è che ci sia poi da scrivere un trattato. Ma se non ci fossero i tempi non escludo il ricorso allo strumento del decreto legge.
Paolo Russo
Quest’intervista è la versione integrale, curata dall’autore per Quotidiano Sanità, di quella apparsa stamattina su La Stampa
quotidianosanita.it – 28 marzo 2012