Rapporto semestrale Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti n. 2/2011. Nessuna sorpresa in busta paga per i 3,3 milioni di dipendenti pubblici italiani. Stipendi cresciuti solo dello 0,2% ma l’inflazione è del 2,8%. Per l’Agenzia la situazione si accentuerà nel prossimo biennio. E’ stato pubblicato il Rapporto semestrale Aran n. 2/2011 sulle retribuzioni dei dipendenti. Il rapporto contiene l’analisi sulla dinamica relativa agli andamenti della retribuzione contrattuale e di fatto del personale. La loro retribuzione contrattuale è «congelata» dalle misure anticrisi e nel 2011 si muove di un impercettibile 0,2% rispetto al 2010. Con l’inflazione al 2,8%, il potere d’acquisto perde così il 2,6% del suo valore. È questo quanto emerge dal Rapporto semestrale sulle retribuzioni dell’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.
Gli aumenti, per i dipendenti pubblici, corrispondono alla sola indennità di vacanza contrattuale. Per i lavoratori dell’industria (+2,5%) e dei servizi privati(+0,7%) sono più consistenti, ma comunque inferiori all’aumento dei prezzi. L’austerità colpisce duro sul pubblico impiego, dove i compensi medi superano di poco i 30 mila euro lordi l’anno, e continuerà a farlo per il 2012 e il 2013. «La moderazione salariale è un must – ha detto il presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini, in conferenza stampa – e questo vale per il 2010, il 2011, il 2012 e con forte probabilità anche per il 2013. Tutto lascia supporre che il 2013 sarà un anno di vuoto di contrattazione, naturale conseguenza del vecchio blocco». Le manovre fiscali hanno
previsto, infatti, la sospensione della contrattazione nazionale fino al 2012, il blocco dei fondi per la retribuzione di secondo livello ai valori del 2010 e lo stop alle progressioni stipendiali di ogni tipo. «Le misure di blocco varate incidono anche sul 2013 (con la possibilità di un’ulteriore estensione) e le tendenze già rilevate si accentueranno ancora nell’anno che segue e nel prossimo», si legge nel rapporto dell’agenzia. Ogni anno con gli stipendi fermi vale 6 miliardi di risparmi su una spesa per le retribuzioni pubbliche che ha raggiunto 180 miliardi di euro. «Siamo consapevoli di aver dato un contributo al risanamento dei conti che continuerà a vedersi in modo più evidente negli anni futuri, a causa delle caratteristiche di questo sistema elefantiaco e della limitazione del turn over al 20%», ha aggiunto Gasparrini. Pur riconoscendo la necessità del rigore, il presidente dell’Aran ha invitato a superare la logica dei tagli lineari e la sovrapposizione dei vincoli (al momento sono 32 le misure varate in tema di retribuzioni) per passare a un approccio più mirato incentrato sulle spending review, le revisioni della spesa per migliorare la gestione delle pubbliche amministrazioni care anche al premier Mario Monti.
22 marzo 2012