Gli “assenteisti” fanno sempre notizia. Se poi parliamo di dipendenti pubblici la notizia addirittura raddoppia. Ne sa qualcosa l’ex ministro Brunetta che proprio su una certa ondata di antipatia popolare per i lavoratori di “mamma-Italia” fece la sua fortuna politica. Così non ci stupiamo più di tanto nel veder pubblicati sull’Arena i dati delle assenze dei dipendenti delle tre aziende sanitarie della provincia di Verona. I dati peraltro erano già disponibili sui siti istituzionali in virtù dell’Operazione trasparenza. Si tratta di un articolo lunghissimo (leggi) zeppo di percentuali, numeri, conditi con qualche luogo comune.
Prima di tutto quello che nel privato le percentuali di assenza siano molto minori che nel pubblico, senza spiegare se il dato medio nazionale delle assenze nelle aziende di Confindustria sia confrontabile con quelli della “Operazione trasparenza” che, ricordiamolo, non comprende solo le “malattie”, ma anche maternità, lutti, permessi di ogni genere; assenze, per di più, misurate anche su uffici di poche unità, dove piccoli valori assoluti danno percentuali molto elevate. Tutto raccontato senza nemmeno chiedersi se nelle aziende private le assenze siano davvero a livello “fisiologico” o non siano, invece, “limitate” da qualche forma di “coercizione” che, peraltro, viene quasi quasi auspicata da quel richiamo alla questione dell’articolo 18 che, a rigore, non c’entra nulla con l’assenteismo, se non proprio come possibile elemento di coercizione.
Allora ricordiamo sommessamente cosa voglia dire fare sanità pubblica, 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, dopo i tagli delle risorse, le riduzioni degli organici, il blocco del turn over. Ogni giorno gli operatori della sanità devono far fronte a richieste aumentate con numeri e forze sempre più risicati. Troppo facile prendersela con il personale del pronto soccorso dell’ospedale di San Bonifacio per assenze che toccano, in un particolare mese dell’inverno 2011, il 40% (uno dei dati più elevati tra quelli “opportunamente” riportati). Ci rendiamo conto che bastano le ferie di qualcuno e la malattia di qualcun altro a spostare la percentuale dall’andamento fisiologico delle presenze, soprattutto se i dipendenti non sono molti? E soprattutto chi scrive ha idea di che tipo di lavoro si faccia in un reparto di emergenza? Se si prendesse la briga di informarsi scoprirebbe che spesso il personale è allo stremo, numericamente insufficiente per le incessanti richieste che riceve.
Condanniamo pure i fannulloni, quindi, tanto citati dall’ex ministro, ma stiamo attenti a non fare di ogni erba un fascio e a creare maggiore disaffezione e sfiducia nei servizi sanitari da parte dei cittadini. Da una parte c’è una sanità senza ossigeno dopo anni di tagli continui che hanno legato le mani agli stessi direttori generali, vincolati nelle assunzioni alle autorizzazioni regionali, caso per caso. Dall’altra chi sembra pensare che il guaio dei nostri ospedali siano le influenze dei dipendenti. Non sarà che vogliamo che i lettori guardino il dito invece della luna che il dito indica?
A cura di FVM Veneto – 6 marzo 2012