Oggi prendiamo in prestito un titolo “provocatorio” del Foglio per cercare di esprimere tutto lo sconcerto, ma anche i tanti dubbi che le recenti aggressioni mortali di branchi di cani randagi (le ultime nel Nord del Paese) hanno suscitano in noi e nell’intera opinione pubblica. «Come tecnici e dipendenti pubblici vogliamo chiedere a chi ci governa: siamo sicuri che stiamo affrontando questo drammatico problema nel modo giusto? – osserva il segretario del Sivemp Veneto Roberto Poggiani – Per parte nostra siamo a disposizione, non chiediamo di meglio che essere convocati. Ma a questo punto sono necessarie delle risposte. In questo senso condividiamo le preoccupazioni del segretario nazionale Sivelp, Angelo Troi, quando rileva che il sistema non funziona»
Scrive Troi: «Chiediamo provvedimenti efficaci perché simili storie non avvengano più. Non abbiamo attenuanti: i canili pieni e i continui casi di aggressioni rivelano un sistema che non funziona». E aggiunge: «Uno Stato che vuol definirsi civile può e deve risolvere problemi come questi. Non vorremmo più leggere notizie di aggressioni, consapevoli che, prima delle persone, quei branchi aggrediscono qualsiasi altro animale e persino i loro simili. I canili con centinaia di cani rinchiusi a vita sono un bellissimo alibi per le nostre coscienze ed un grandissimo business, non certo una soluzione da Paese Civile».
Intanto a Milano, dove è avvenuta l’ultima tragica aggressione, i veterinari della Asl stanno lavorando per individuare le tane degli animali o i luoghi dove almeno fino a ieri dormivano. E chiedono garanzie durante i controlli: «La polizia ci segnali gli animali»-.
«A preoccuparci, nel contesto di difficoltà che emerge – spiega Poggiani, che fa parte della delegazione Sivemp nell’Osservatorio ministeriale sulle intimidazioni – sono anche i gravi episodi intimidatori ai danni dei colleghi dell’Asl di Milano, così come vengono riportati dal Corriere della sera» (a cura di C.fo – 5 marzo 2012)
Cani randagi, scontro sulle responsabilità. Lunedì il vertice per costruire una task force
MILANO (Corriere della Sera) – La battute di caccia a Muggiano, domenica, non hanno dato i risultati sperati. Altri due cani del branco che abita la zona silvestre, al confine tra la città e la campagna, sono stati avvistati dalle pattuglie della polizia locale. I veterinari della Asl hanno individuato la loro tana, o perlomeno il luogo dove, fino a ieri, dormivano. Impossibile, però, inseguirli e catturarli.
Intanto lunedì, mentre le volanti dei vigili continuano a monitorare le strade intorno ai campi, si riunisce il vertice chiesto dal dipartimento veterinario della Asl che ha un piano per affrontare l’emergenza e prevenirne in futuro, per il contenimento del randagismo. Prefetto e Asl possono emettere ordinanze per la cattura e anche l’abbattimento del branco. Che nessuno vuole e non sarà necessario, perché «i cani, una volta portati al Rifugio, verranno affidati a chi li può rieducare in attesa di adozione».
I VETERINARI – Il sindaco Pisapia nell’immediatezza della tragedia aveva detto: «Auspico che ci sia un accertamento delle responsabilità in tempi brevi, perché sicuramente ci sono delle responsabilità». Ma i veterinari sono chiari a proposito: impossibile agire in queste terre di nessuno senza l’ausilio delle forze dell’ordine: polizia locale, questura, prefettura, polizia provinciale e forestale. «In passato ci hanno tagliato le gomme delle auto. La polizia locale deve controllare il territorio e che ogni cane abbia un padrone, sia microchippato. Monitorano già i campi nomadi, le zone di confine, ci informino anche della presenza di cani», spiega Diana Levi. «Due le strade ora – aggiunge la direttrice del dipartimento veterinario -Addormentarli con l’ausilio di bocconi di cibo oppure ricorrendo a fucili armati con narcotici leggeri, che né noi né la polizia locale ha però in dotazione».
LA ZONA – Chi l’avrebbe immaginato d’altronde che le campagna attorno alla grande metropoli, tra fontanili, rogge, laghetti artificiali, cave, discariche abusive e catapecchie teatro di affari al limite della legalità, si sarebbero potute mai trasformare in una zona silvestre, popolata da selvatici fuori controllo?
L’Enpa auspica che il vertice di oggi non si limiti a un piano per questa emergenza: «Occorre una costanza dei controlli – dice il presidente Ermanno Giudici -. I controlli sulle popolazioni di animali in città devono essere continuativi, tutto l’anno. E questo vuol dire promuovere l’adozione responsabile e sanzionare la gestione scorretta, fino al sequestro degli animali che possono creare un pericolo. La pubblica amministrazione dovrebbe essere molto più attenta a come spende soldi sugli animali e a fare progetti intelligenti che possano servire a perseguire il maltrattamento degli animali».
SICUREZZA – L’assessore alla Sicurezza Marco Granelli ha già disposto un potenziamento del controllo del perimetro di confine tra Muggiano e i comuni limitrofi. «Ma occorre anche occupare gli spazi abbandonati, potenziando l’attività agricola delle cascine». Pronta a dare un contributo alla cattura del branco anche la polizia provinciale, il cui compito istituzionale è il monitoraggio della fauna selvatica. «Questo episodio non va sottovalutato ma bisogna evitare la psicosi – dice Stefano Bolognini, assessore alla Sicurezza in Provincia -. La situazione di Muggiano è esplosa in modo violento ma forse questa sarà finalmente l’occasione per fare insieme un piano di prevenzione su tutta la fascia del Parco Sud dove la compresenza di accampamenti abusivi, discariche di rifiuti e traffici favorisce anche l’abbandono di animali e il randagismo».
Paola D’Amico Giacomo Valtolina – Corriere della Sera – 5 marzo 2012
Leggi anche “Cani che sbranano uomini (e non si possono sopprimere)” il Foglio – 5 marzo 2012