Appello di diciotto sigle sindacali di medici e dirigenti sanitari a Mario Monti, al ministro della Salute Renato Balduzzi e al presidente dei governatori Vasco Errani per chiedere «un intervento urgente che affronti con rinnovato slancio e fiducia la crisi del Ssn e che sappia trovare le soluzioni più efficaci per assicurare a tutti i cittadini il diritto di essere curati secondo i propri bisogni indipendentemente dalle loro condizioni economiche e dal loro luogo di residenza». Secondo l’intersindacale «gli allarmanti fatti di cronaca di questi giorni documentati in vari Dipartimenti di emergenza e accettazione di Roma, hanno messo in luce la grave situazione in cui versa il Ssn. Le difficoltà operative e le lacune organizzative del sistema emergenza non sono che la punta di un iceberg di una crisi che investe tutta la sanità pubblica italiana»
«E che compromette alle radici il diritto alla salute dei cittadini sancito dalla Costituzione». I sindacati additano «i ripetuti tagli alla sanità operati negli ultimi anni, i tagli dei finanziamenti alle Regioni, che hanno colpito i servizi sociali ed assistenziali, trasferendo competenze improprie al servizio sanitario pubblico, i piani di rientro delle Regioni in disavanzo, la drastica riduzione del numero dei posti letto ospedalieri» che hanno portato la dotazione disponibile «al di sotto dei maggiori e più sviluppati paesi europei, hanno gravemente limitato le funzioni del Ssn e ridotto il raggio di copertura dei bisogni di salute dei cittadini».
Altro pericolo arriva dal blocco del turn-over assieme all’esodo pensionistico del personale sanitario degli ultimi anni, che «hanno procurato profonde carenze delle dotazioni organiche dei medici e dei sanitari aggravando in modo sempre più insostenibile le loro condizioni di lavoro». Il continuo ricorso a contratti atipici per sostenere una domanda di salute non comprimibile, non ha fatto, secondo l’intersindacale «che allargare il numero di medici costretti a lavorare in perduranti condizione di instabilità, privati di diritti e futuro».
E poi c’è la carenza di assistenza sul terriotrio: «Il ritardo di programmazione e organizzazione dei servizi territoriali unitamente alla chiusura di ospedali, in assenza di una valida riorganizzazione della rete ospedaliera, ha creato pericolosi vuoti di assistenza, nel quale sono destinati a precipitare sempre più consistenti strati della popolazione, a cominciare dai più deboli come gli anziani ed i malati cronici».
Tutto questo allontana, secondo l’appello, la sanità italiana dagli standard europei e aumenta la sperequazione nella tutela della salute tra cittadini di diverse Regioni: «Oggi solo sei Regioni sono in grado di assicurare i livelli essenziali di assistenza».
Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria sono convinte poi che non sia possibile uscire dalla crisi se non con una visione globale dei problemi della sanità italiana, prevedendo una «radicale politica di cambiamento» che interessi tutti i settori del Ssn che coinvolga in prima persona i medici ed i dirigenti sanitari «che della tutela della salute dei cittadini sono i primi garanti».
«Medici e dirigenti sanitari del Ssn – conclude l’appello – hanno dimostrato in più occasioni con il loro senso di responsabilità e con le loro doti professionali di essere spesso l’ultimo baluardo di difesa di una sanità pubblica universale ed equa» e chiedono ai rappresentanti di Governo e Regioni «un intervento urgente che affronti con rinnovato slancio e fiducia la crisi del Ssn e che sappia trovare le soluzioni più efficaci per assicurare a tutti i cittadini il diritto di essere curati secondo i propri bisogni indipendentemente dalle loro condizioni economiche e dal loro luogo di residenza».