Atterraggio morbido sulle multe latte. Agea non vestirà i panni del mastino della riscossione, avviando ingiunzioni di pagamento a raffica. Piuttosto metterà in campo accorgimenti tali da aiutare un andamento di acquiescenza, creando condizioni di favore per facilitare l’adesione degli splafonatori alla rateizzazione delle multe non versate. In sostanza, è allo studio una sorta di sanatoria delle multe non pagate, con tanto di incentivi temperati. Questo, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, il patto siglato ieri a palazzo Chigi tra il presidente del consiglio, Mario Monti, e il leader della Lega Nord, Umberto Bossi. All’incontro riservatissimo hanno partecipato anche il ministro alle politiche agricole, Mario Catania, il governatore della regione Veneto, Luca Zaia, e il presidente di Agea, Dario Fruscio.
Il tavolo, formalmente, si è concluso con un rinvio («argomento da approfondire», recita una nota della Lega Nord), ma le carte in tavola sono già chiare. Bossi ha chiesto di fermare i pagamenti delle rate dovute per le multe non versate, a seguito degli sviluppi dell’inchiesta sulle quote latte, condotta nelle ultime settimane da ItaliaOggi.
Le operazioni di rateizzazione di cui Bossi chiede il blocco sono quelle previste dalla legge 33/2009, voluta dall’allora ministro alle politiche agricole, Luca Zaia, e dalla legge 199/2003, disegnata dal ministro all’agricoltura dell’epoca, Gianni Alemanno. Monti, comprendendo la complessità e i limiti normativi delle questione ha chiesto al ministro Catania, tecnico padrone della materia, di studiare una via d’uscita. Una scappatoia, che consenta di proporre facilitazioni agli splafonatori nell’ambito delle possibilità, che offre l’attuale normativa. Bossi e Zaia hanno risposto all’input di Monti dismettendo i panni barricaderi per lavorare a una soluzione a tavolino. Il pericolo del resto è di incorrere in una procedura d’infrazione europea. Mentre l’obiettivo comune delle parti è di portare a risoluzione definitiva la questione, mediante incentivi temperati.
Le motivazioni del Carroccio. Come detto, Bossi ha chiesto lo stop ai pagamenti delle multe, i cosiddetti prelievi supplementari, a seguito dell’inchiesta in corso sul meccanismo di calcolo di prelievi e compensazioni, condotta da ItaliaOggi nel corso delle ultime settimane. In particolare, il leader leghista ha chiesto a Monti di tener conto delle risultanze della commissione ministeriale d’indagine sulla materia grassa, voluta proprio da Luca Zaia. Indagine che portò a una relazione del comando Carabinieri politiche agricole (Nac) datata 15 aprile 2010 (si veda ItaliaOggi del 14/1/2012), in cui testualmente si legge: «Risulta che il tenore di materia grassa di periodo (il lasso di tempo esaminato dall’indagine, ndr) ha incidenza non solo nella quantificazione del prelievo supplementare del singolo allevatore, ma ha anche rilevanza ai fini della compensazione nazionale, in quanto può implicare una minore compensazione e quindi una maggiore imputazione di prelievo supplementare per tutti gli allevatori eccedenti». Tradotto: agli allevatori sarebbe stata attribuita una produzione superiore rispetto a quella effettiva, per un errato calcolo della materia grassa, che ha ridotto l’incidenza del meccanismo di compensazione delle quote latte non prodotte.
E, dunque, gli stessi allevatori, avrebbero subito multe (prelievi supplementari, ndr) maggiori rispetto al dovuto. Di più. La stessa relazione dei Carabinieri raffrontava il numero di capi produttivi nel paese presente tra il 1995/96 e il 2008/09 nelle diverse banche dati, quella dell’Anagrafe bovina di Teramo e quella dei bollettini ufficiali delle aziende associate Aia. Il riscontro serviva a verificare l’attendibilità dei dati sulla produzione di latte commercializzata, ai fini della verifica dello splafonamento della quota produttiva nazionale tra il 1995/96 e il 2008/2009. Anche qui, il risultato è impietoso. Nel report dei Nac si legge: «Risulta una differenza produttiva media, rispetto alla produzione nazionale italiana dichiarata, talmente significativa da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello stato membro e quindi il prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995/96 fino al 2008/09». Del resto, che la gestione del sistema quote latte negli anni non sia stata scevra da errori, lo ha ammesso anche il ministro delle politiche agricole, Mario Catania, in una intervista rilasciata a ItaliaOggi sabato scorso.
E, infatti, il Carroccio non giustifica le sue richieste in base alla sola relazione dei Carabinieri del 15 aprile 2010. Il leader della Lega, ha chiesto lo stop alle rate anche sulla scorta di un altro documento: lo scambio epistolare avvenuto nel luglio 2010, ma rivelato da ItaliaOggi solo il 2 febbraio scorso, tra l’allora capo dipartimento del Mipaaf, attuale ministro, Mario Catania, e l’allora direttore della dg agricoltura e sviluppo rurale della Commissione europea, Jean-Luc Demarty. La corrispondenza ha svelato errori di applicazione della normativa europea nel sistema italiano di conteggio delle compensazioni. Le discrasie venivano generate da un sistema di sostegno (legge 118/1999) a favore degli allevatori di montagna e delle aree svantaggiate; un meccanismo che prevedeva la restituzione immediata dei prelievi supplementari trattenuti agli allevatori dai primi acquirenti, in qualità di compensazioni privilegiate. Senza che le multe transitassero prima sui conti Agea.
Così, una volta superata la quota nazionale di latte assegnata da Bruxelles, questo meccanismo ha provocato l’attribuzione dell’intero onere della multa comminata dall’Ue all’Italia in capo agli allevatori che avevano l’azienda in zone non svantaggiate. Cioè non agevolate dalla legge 118/1999. Una bazzecola che, per la cronaca, riguarda un mld di euro di multe non ancora rateizzate per le campagne dal 1995/1996 al 2001/2002. Più altri 253 mln di euro per la campagna 2002/2003.
ItaliaOggi – 9 febbraio 2012