Percorso a metà strada per il Ddl sul Governo clinico (Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale). La commissione Affari sociali della Camera ha approvato una serie di emendamenti all’articolo 4 del disegno di legge – sono otto in tutto e si è quindi a metà strada – sugli «Incarichi di natura professionale e di direzione di struttura». In sostanza le modifiche prevedono che l’azienda debba dare «adeguata pubblicità» a criteri e procedure per la nomina dei primari e che della commissione giudicatrice debbano far parte due direttori di struttura complessa della stessa disciplina dell’incarico da assegnare, esterni all’azienda.
Per le nomine nelle Università a decidere sarà il direttore generale su indicazione del Rettore, su proposta del coordinamento interdipartimentale o dell’analogo competente organo dell’Ateneo, sulla base del curriculum scientifico e professionale del responsabile da nominare.
La commissione che deve scegliere lo fa in base all’analisi comparativa dei curriculum, ai titoli professionali posseduti, all’aderenza al profilo ricercato e agli esiti di un colloquio. Seleziona così da uno a tre candidati che hanno ottenuto i migliori punteggi tra cui il direttore generale sceglie, motivandone «analiticamente» la scelta. Se il prescelto dovesse lasciare il posto o decadere entro tre anni, la sostituzione avverrà scegliendo tra gli altri due candidati della terna.
La Commissione Affari sociali era arrivata al voto di ieri dopo il rinvio della scorsa settimana proprio sul “nodo primari”. Una spaccatura tra la proposta del relatore (ex maggioranza) e quelle di Pd (ex opposizione) e Idv. Da un lato Domenico di Virgilio con la proposta che è poi stata approvata con la commissione ad hoc che individua una “terna” di candidati (non più una graduatoria, come previsto dal testo unico) dalla quale il direttore generale può selezionare il dirigente tra i primi tre. Per democratici e dipietristi invece il criterio del merito sarebbe stato davvero rispettato, limitando contestualmente le potenziali ingerenze della politica, se la commissione di concorso, i cui componenti devono essere estratti a sorte, avesse potuto individuare una graduatoria e la nomina fosse spettata al candidato che raggiunge la prima posizione. Gli emendamenti Pd-Idv in questa direzione, però, avevano ricevuto il parere del contrario del governo. E ieri sono stati bocciati
«Il voto contro il nostro emendamento al governo clinico, che introduceva il principio del merito, è molto grave. È arrivato il tempo – commenta il capogruppo Pd Margherita Miotto – nel quale il direttore generale di ciascuna azienda quando sceglie un dirigente dovrebbe farlo esclusivamente privilegiando il merito e utilizzando una graduatoria. Questa è la nostra proposta che però ha trovato l’opposizione di una maggioranza “raccogliticcia” che pensiamo di poter rovesciare in Aula» (8 febbraio 2012).
Questo il testo del nuovo articolo 4 con le modifiche evidenziate in caratteri maiuscoli: