Il termine per pagare a rate è scaduto il 31 dicembre 2011. Ma nei fatti nessuno ha riscosso le multe latte, dopo la sterilizzazione dei procedimenti esecutivi accesi da Equitalia contro gli splafonari di quote e la delega della riscossione ad Agea (armata del mero strumento dell’ingiunzione di pagamento). L’ipotesi più verosimile è quella di un nuovo rinvio. Lasciando ancora aperta una vertenza decennale, a due anni dalla fine del regime delle quote latte, fissato a livello comunitario nella campagna 2014-15. Intanto il trend produttivo della campagna in corso sembra prefigurare nuovi surplus. Il che porterebbe, dopo due campagne entro la quota, a nuove multe.
Nel frattempo continuano i dubbi sulla gestione dell’intero sistema delle banche dati e delle anagrafi bovine. Al punto che Agea ha incaricato la propria controllata Ageacontrol della verifica dei dati produttivi e delle imputazioni del prelievo supplementare per le annate dal 1995/1996 al 2008/2009. Ma i consulente incaricato, il tenente colonnello dei carabinieri Marco Paolo Mantile, non ha ancora ricevuto i dati chiesti ad Agea, Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo esocietà Auselda, necessari per portare a termine la verifica. Come mai? A Chiederlo sono i parlamentari dell’Idv in un’interrogazione del 22 dicembre al ministro Catania. Leggi l’articolo di Italia Oggi “Ora le quote latte scottano“
Quote latte. Multe, nessuno le riscuote ora è possibile un altro rinvio
Da Agrisole del 13 gennaio – Il termine per pagare a rate è scaduto il 31 dicembre 2011. Intanto il trend produttivo della campagna in corso sembra portare a nuovi surplus. Il che porterebbe, dopo due campagne entro la quota, a nuove multe
Il 31 dicembre 2011 è scaduto il termine per pagare a rate le vecchie multe latte, ma nessuno quasi se n’è accorto. Un termine che peraltro il governo, sia pure tra mille contestazioni, dentro e fuori il palazzo, aveva già fatto slittare due volte.
La scadenza riguarda i produttori che tra la metà degli anni ’90 e il 2008 hanno superato le quote e hanno deciso di mettersi in regola, aderendo ai piani di rateizzazione previsti dalle leggi 119/2003 e 33/2009. In base a quest’ultima – per gli allevatori che si sono impegnati a regolarizzare la propria posizione – sono state assegnate quote aggiuntive per circa 750mila tonnellate.
Alla partita sono interessate 2.200 aziende, per un importo esigibile dallo Stato di 760 milioni di euro. La stessa legge 33, tuttavia, indica che per chi non paga scatta la revoca delle quote aggiuntive. E questo è un percorso che Agea aveva già intrapreso a partire dall’anno scorso.
Il problema è che ora nessuno è in grado di riscuotere gli importi ancora in sospeso. Con la manovra dell’estate scorsa, il Governo ha trasferito infatti il ruolo di esattore dalla società Equitalia ad Agea. La quale però, nel frattempo, è stata commissariata.
L’ipotesi più verosimile è che ora si vada a una proroga dell’attività commissariale dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura e a un ulteriore rinvio del termine per pagare le multe. Il che lascerebbe ancora aperta una vertenza decennale, a due anni dalla fine del regime delle quote latte, fissato a livello comunitario nella campagna 2014-15.
Intanto, i dati provvisori relativi alle consegne di latte 2011-12 indicano che a tutto ottobre scorso la produzione in Italia è cresciuta su base annua dell’1,9 per cento. Se questo trend proseguisse fino al termine dell’annata (31 marzo) il quadro produttivo vedrebbe riaffiorare nuovi surplus e quindi, dopo due campagne entro la quota, determinare nuove multe.
Il colonnello che aveva avanzato dubbi sulla gestione e quei dati non ancora forniti
C.Fo – Nel frattempo continuano i dubbi sulla gestione dell’intero sistema delle banche dati e delle anagrafi bovine al punto da aver legittimato il sospetto che le multe richieste agli allevatori non siano in realtà dovute, in quanto l’Italia avrebbe sforato la quota nazionale solo sulla carta.
Così le multe latte sono ancora oggetto di verifiche e sono ora centro di un’interrogazione dell’Italia dei valori, primo firmatario Antonio di Pietro, presentata appena prima di Natale. Agea aveva incaricato Ageacontrol spa della verifica dei dati relativi alla produzione nazionale di latte vaccino (dati produttivi e imputazioni dei prelievi supplementi dall’annata 1995/96 al 2008/09) al fine di stabilire se il nostro Paese abbia o meno superato il livello produttivo nazionale assegnato a suo tempo dall’Unione europea. Un progetto della durata di un anno messo a punto con un programma da Ageacontrol. Quando questa ha deciso di attivarlo, si è resa necessaria l’individuazione di una professionalità con particolari esperienze e conoscenze in materia di gestione e rilevazione delle procedure informatiche attinenti alla verifica di dati produttivi.
Il 4 novembre 2011 è stato affidato un contratto di consulenza ad un dirigente di comprovata esperienza, il tenente colonnello dei carabinieri Marco Paolo Mantile (le cui indagini avevano già fatto emergere i dubbi sulla corretta e trasparente gestione), nello specifico settore d’interesse, della durata di 12 mesi, eventualmente prorogabile, che si intenderà onorato nel momento in cui il consulente incaricato consegna la relazione conclusiva dell’attività svolta (verifica dei dati produttivi e delle imputazioni del prelievo supplementare per le annate dal 1995/1996 al 2008/2009). In data 17 novembre 2011 è stata ufficializzata la richiesta dei dati necessari all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (detentrice del sistema informativo agricolo nazionale), all’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo (detentore dell’Anagrafe Bovina – Banca Dati Nazionale) e alla società Auselda, controllata dalla stessa Agea.
Tali dati consentirebbero di definire, in maniera esaustiva e definitiva, il quadro completo dell’intero patrimonio zootecnico nazionale (numero di capi bovini da latte e con capacità di lattazione) e dei livelli produttivi di ciascuna azienda (e quindi dell’intero Paese), nonché di individuare le quote produttive non utilizzate che, per legge, dovevano essere riassegnate alle aziende per consentire loro l’incremento dei quantitativi di latte da produrre. Ora, rileva l’interrogazione Idv, alla data odierna non è stato dato alcun seguito alla menzionata richiesta dei dati. I parlamentari chiedono quindi al Ministro alle politiche agricole quali siano i motivi che inducono l’Agea, l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo e la società Auselda a non fornire i dati richiesti al fine di portare a termine il progetto ed elaborare in maniera esaustiva un quadro completo dell’intero patrimonio zootecnico nazionale e dei livelli produttivi di ciascuna azienda.
16 gennaio 2012 – riproduzione riservata