Il lavoro flessibile deve costare di più: il modello di riferimento è rappresentato dal lavoro in somministrazione, che – tra i contratti atipici – è quello che meglio coniuga le esigenze delle imprese con le tutele dei lavoratori. Ma il confronto con il Governo va esteso ai temi della crescita, da una riforma fiscale che operi in chiave ridistributiva, a favore dei redditi di lavoratori dipendenti e pensionati, per favorire la ripresa dei consumi e dell’occupazione. Sono queste, in sintesi, le richieste che faranno i leader di Cisl e Uil convocati domani pomeriggio dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, per due incontri separati (Fornero ha già visto Cgil). Leggi anche l’articolo del Corriere “Agenda Fornero: meno contratti e ammortizzatori più estesi”
Il faccia a faccia di martedì con il segretario dell’Ugl Giovanni Centrella, e quello di mercoledì con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, concluderanno la prima fase di incontri bilaterali, che servirà al ministro Fornero per avere chiaro il quadro delle richieste che arrivano dalle parti sociali, in modo da per poter formulare una proposta da portare al tavolo.
Bonanni e Angeletti intendono chiedere al ministro di fare una verifica sugli ammortizzatori sociali: sono convinti che l’attuale sistema abbia funzionato bene, avendo garantito il mantenimento di centinaia di migliaia di rapporti di lavoro anche nel picco della crisi, soprattutto grazie all’estensione dell’utilizzo della cassa integrazione in deroga. I leader di Cisl e Uil sollecitano il Governo affinchè garantisca le risorse necessarie anche per il 2012. A Cisl e Uil non piace la proposta del reddito minimo garantito ipotizzata dal ministro Fornero: preferiscono che le risorse vengano utilizzate per assicurare il mantenimento dei posti di lavoro con gli attuali ammortizzatori. Per la platea di “atipici” esclusa dalle tutele ordinarie, il ragionamento di Bonanni è che «bisogna pagare di più il lavoro flessibile per renderlo meno conveniente, aumentando i contributi per finanziare l’estensione degli ammortizzatori sociali, la cui copertura non può essere lasciata alla sola fiscalità generale».
Ma per Bonanni e Angeletti – la stessa richiesta l’ha avanzata lunedì scorso Susanna Camusso – non basta discutere di mercato del lavoro, che pure è una tema importante; il confronto va esteso ai temi della crescita, ovvero alle liberalizzazioni, alle infrastrutture, al fisco. «Va bene la tutela della disoccupazione – confida Angeletti ai suoi collaboratori – ma il problema è anche come creare nuova occupazione, le priorità non attengono solo al ministero del Lavoro, vogliamo un confronto sulle nostre proposte, a partire dalla riforma del fisco e dal cuneo fiscale». Bonanni si spinge più in là proponendo che si arrivi ad un patto sociale con il Governo. Il contratto unico lascia piuttosto freddi i due sindacati che preferiscono venga incentivato l’apprendistato come canale d’ingresso dei giovani al mercato del lavoro, ed esteso agli “atipici” il modello del lavoro in somministrazione che garantisce il sostegno al reddito, le tutele previdenziali e sanitarie.
Sul mercato del lavoro, Pier Luigi Bersani ha invitato il Governo a tenere presenti le proposte del Pd: «La nostra è compatibile con progetti di legge già depositati, con le proposte di Tito Boeri. Ci aspettiamo un confronto serio». Per evitare di toccare l’articolo 18, il Pd potrebbe propendere per un mix tra la proposta Boeri-Nerozzi e quella di Cesare Damiano sul contratto unico di inserimento formativo (invece di sospendere per i primi 3 anni l’articolo 18, prevede un primo periodo da 6 mesi a 3 anni di assunzione con contratti a termine): se ne discuterà al forum sul lavoro di giovedì.
Le posizioni a confronto
SINDACATI
Susanna Camusso Cgil
Sfoltire le 46 modalità di assunzioni con 5. Lavoro a tempo indeterminato, apprendistato, contratto di inserimento (o re- inserimento), un tipo di rapporto a termine e il part time. Due soli ammortizzatori sociali: cassa integrazione con più ampia estensione e indennità di disoccu- pazione più robusta dell’attuale.
CENTRO-SINISTRA
Pietro Ichino
Contratto unico a tempo indeterminato con l’abolizione dell’articolo 18 (resta per i licenziamenti discriminatori), al suo posto un’indennità (1 mese per ogni anno di anzianità), oltre al trattamento complementare di disoccupazione che grava sull’impresa (1° anno 90% del salario, poi 80% e 70%).
CENTRO-DESTRA
Maurizio Sacconi
Razionalizzazione in un unico istituto degli ammortizzatori sociali, tramite l’estensione dell’assicurazione obbligatoria ai settori e ai lavori non protetti. La forma tipica di accesso al lavoro è l’apprendistato. Previsto il rilancio della contrattazione di secondo livello e modulazioni orarie.
Raffaele Bonanni Cisl
Ridurre il numero dei contratti d’assunzione, far costare di più la flessibilità: il modello è il lavoro in somministrazione che assicura le stesse tutele del contratto del settore di riferimento, utilizzando il 4% versato in più formazione o per l’integrazione al reddito. Rafforzare il contratto d’apprendistato.
Paolo Nerozzi Tito Boeri
Contratto unico a tempo indeterminato con tutele progressive. Nella prima fase di inserimento che dura fino a 3 anni in caso di licenziamento non c’è diritto al reintegro (c’è un’indennità pari a 15 giorni di retribuzione per ogni trimestre d’anzianità). La tutela dell’articolo 18 scatta dal terzo anno con la stabilizzazione.
Giuliano Cazzola
No al contratto unico, la stessa funzione può essere svolta più correttamente dall’apprendistato. Superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non solo per i neo-assunti, ma per tutti i lavoratori dipendenti. Pagamento dell’indennità al posto del reintegro giudiziario nel caso di licenziamento.
Luigi Angeletti Uil
Riscrivere in modo chiaro le procedure sui licenziamenti, spesso confuse e contraddittorie.La polemica sull’art. 18 è un falso bersaglio: il cuore del problema è la difesa del lavoro, la riduzione delle tasse sul lavoro.
Cesare Damiano
Contratto unico d’inserimento formativo, con un primo periodo di prova con contratto a termine (da 6 mesi a 3 anni): al termine il datore di lavoro comunica se è convertito a tempo indetrminato. In questo caso scatta protezione dell’articolo 18 e sconto Irap.
Anna Cinzia Bonfrisco
Potenziamento dell’apprendistato per far entrare i giovani nel sistema produttivo, promuovere la bilateralità e l’utilizzo dell’articolo 8 della manovra d’agosto con le intese in deroga per modernizzare le relazioni industriali.
Ilsole24ore.com – 8 gennaio 2012
Contratto di inserimento fino a un massimo di tre anni
di Cesare Damiano. La prossima settimana continueranno gli incontri informali del ministro Fornero con le parti sociali. Poi prenderà l’avvio il confronto vero e proprio sui temi dello sviluppo e del mercato del lavoro. Per fortuna appare archiviato il problema relativo alla modalità degli incontri. Lo stesso presidente del Consiglio ha dichiarato che non è sua intenzione dividere i sindacati. È sintomo di saggezza favorire l’unità delle parti sociali. Adesso si tratta di concentrare l’attenzione sui contenuti del confronto e sulla modalità di una concertazione che deve necessariamente avvenire con tempi contingentati. Se è evidente il fatto che non si potranno ripetere i lunghi ed estenuanti riti del passato, è altrettanto ovvio che non sarà sufficiente, in nome dell’Europa, derubricare la concertazione a benevolo ascolto. La ricerca di un compromesso rimane ineludibile, fermo restando il diritto di qualsiasi governo di poter decidere le misure da adottare per quello che si ritiene essere il bene del Paese, anche in assenza di un accordo. Con l’ovvia assunzione di tutte le responsabilità che derivano dalle proprie autonome scelte.
Il punto fondamentale, come sempre, sarà quello della “fase 2”. Noi pensiamo che non possa considerarsi archiviato il tema delle pensioni. Come PD abbiamo presentato, insieme ai partiti che sostengono il governo, due ordini del giorno su questa materia, accolti dall’esecutivo e dal parlamento. Quegli impegni vanno onorati. Del resto, il presidente Monti ne ha fatto cenno riferendosi agli effetti prodotti dalle misure adottate. Effetti che richiedono interventi di tutela per i lavoratori «che resteranno senza lavoro e senza pensione e in altri casi di analoga criticità». Aspettiamo queste misure di correzione. In secondo luogo, occorrerà affrontare il tema della crescita che non può essere disgiunto da quello dell’occupazione. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, riteniamo che il punto di partenza sia rappresentato dagli ammortizzatori sociali. Il nostro Paese deve dotarsi di una rete di protezione inclusiva, capace di tutelare chi non ha il lavoro e chi lo ha perso, intervenendo in pari modo sulle forme di impiego stabili e precarie. La legge delega del governo Prodi, rimasta finora inattuata, rappresenta una traccia importante e condivisa unitariamente dalle parti sociali. In essa si prevede l’unificazione delle varie forme di cassa integrazione e delle indennità di mobilità e disoccupazione. Queste riforme costano: il tema delle risorse si risolve stornando una quota degli ingentissimi risparmi che si sono prodotti e che si produrranno con l’ultima riforma del sistema pensionistico e con quelle precedenti (dal 2004 al 2011 ben quattro interventi sulla previdenza che, secondo Tremonti, produrranno tra il 2015 e il 2050 un risparmio di 39 punti di Pil cumulati: su questo argomento, contenuto nella nota di aggiornamento alla manovra dell’estate scorsa, vidimata dalla Ragioneria, stiamo ancora aspettando un parere pro veritate dell’attuale governo). Abbiamo l’occasione di riequilibrare, in senso europeo, la spesa per il welfare: meno costi pensionistici, più costi per le tutele, secondo i ben noti standard continentali.
Questo punto di partenza va combinato con altre misure fondamentali: il disboscamento della giungla delle forme di impiego flessibili; il ripristino di una norma che tuteli, soprattutto le giovani lavoratrici, dalle dimissioni in bianco; l’adozione dello sconto Irap, già deciso dal governo, alle imprese che assumono a tempo indeterminato giovani e donne: sconto che va reso strutturale ed esteso agli over 50; l’adozione del Contratto unico di inserimento formativo: un periodo di prova con contratto a termine fino ad un massimo di tre anni, concluso il quale venga agevolata, tramite l’Irap o con un credito di imposta, l’assunzione in forma stabile, compresa la tutela dell’articolo 18; la revisione del processo del lavoro che, in caso di contenzioso sul licenziamento, possa adottare una procedura di urgenza. Questa agenda di lavoro può costituire un terreno utile per un confronto capace di imboccare una strada di modernizzazione del paese all’insegna della crescita e dell’equità.
Capogruppo PD commissione lavoro
Camera dei deputati