Continua la diatriba sul latte crudo tra chi ne esaltai benefici echi ne mette sotto accusa la salubrità. A quanto pare sono stati i detrattori del prodotto a segnare l’ultimo punto di questa lunga contesa. I controlli delle Asl commissionati nel 2011 dal procuratore Raffaele Guariniello, infatti, hanno rilevato 18 casi in cui il latte crudo venduto alla spina era contaminato da batteri oltre i limiti di legge. L’indagine era stata aperta dal pm torinese dopo che alcuni bambini erano stati ricoverati, con esiti anche mortali, dopo una sospetta assunzione di latte non pastorizzato. Di qui era iniziata una serie di controlli ai distributori. Leggi anche l’articolo della Stampa
Soprattutto piccole tettoie poste lungo le strade fuori città: 178 in Piemonte, 110 solo in provincia di Torino. In 18 macchinari il liquido prelevato, come dimostrato dalle analisi dell’Istituto zoo-profilattico del Piemonte, conteneva germi come il campylobacter jejuni, il listeria monocytogenes e staphylococcus aureus, responsabili di enteriti, artriti reattiveesindromi neurologiche. In alcuni casi sono già stati istruiti dei processi per commercio di sostanze alimentari pericolose e un allevatore di Pianezza ha già patteggiato. «Non entro nel merito dell’inchiesta — commenta Roberto Burdese, presidente di SlowFood Italia, associazione che sostiene la diffusione del latte crudo – ma sono contento che, se ci sono dei produttori irresponsabili, ci sia anche un magistrato che li persegua. Il latte crudo è un’invenzione recente perché prima non c’erano le tecnologie per distribuirlo, ma resta un alimento delicato, i produttori devono prestare la massima attenzione alla salute dei loro animali e alla pulizia dei macchinari che lo vendono. E i consumatori devono conservarlo correttamente. Noi per primi vogliamo garanzie e abbiamo fatto una mole di controlli soprattutto in Lombardia con laboratori pubblici con risultati confortanti. C’è anche un punto vendita a Eataly, che in cinque anni non ha mai dato problemi». II pm Raffaele Guariniello trasmetterà ora i risultati al Ministero della salute perché valuti la necessità di provvedimenti più restrittivi. Per ovviare al problema era già stata emanata un’ordinanza che impone ai consumatori di bollire il latte alla spina prima di berlo. Il che pare assurdo, visto che chi lo acquista crudo lo fa proprio per mantenerne al top i valori nutrizionali. Mavale la pena barattare la qualità con la sicurezza? «E vero che con la pastorizzazione il latte perde certe proprietà, ma non diventa un alimento scadente — ammette Burdese — La nostra è invece una battaglia per il latte crudo nella preparazione dei formaggi, molti dei quali con il latte pastorizzato perdono la loro peculiarità. Ed è poi una battaglia per gli allevatori, che in questo modo vendono direttamente ai consumatori a un prezzo equo, mentre il prezzo di mercato è sottocosto. Ovviamente non accettiamo che qualcuno veda questo come un business. Per il resto la sicurezza alimentare al cento per cento non esiste, ma occorre limitare il più possibile i rischi: questo vale per il latte, ma anche perla carne cruda o il sushi».
fonte: Repubblica Torino di mercoledì 28 dicembre 2011