Nessun taglio da 2,5 miliardi alla sanità nel 2012 e dunque niente riduzione dei servizi e raffica di ticket per ora scongiurata: ma a pagare saranno comunque i contribuenti con l’aumento (per lo stesso valore) delle addizionali regionali all’Irpef dallo 0,9 all’1,23% manovrate dallo Stato. E ancora: nessun taglio neppure al trasporto pubblico locale, ma pagheranno comunque i cittadini con un aumento dell’accisa sui carburanti di 0,038 centesimi al litro. E poi la sorpresa finale: il primo colpo d’accetta alle Province, che in attesa della riforma costituzionale perderanno entro il 30 novembre 2012 le giunte e si ridurranno a un consiglio di dieci membri eletti dai comuni tra cui sarà scelto il presidente. Il testo della manovra
La manovra salva-Italia chiama nuovamente in campo regioni ed enti locali. Se i governatori conquistano due (apparenti) successi nelle partite che più stavano loro a cuore, sanità e trasporto pubblico, l’intero universo delle autonomie esce dalla manovra con minori trasferimenti per 5,8 miliardi: 2,1 sulle regioni ordinarie e 1,035 per quelle speciali e le province autonome (ma 2,5 miliardi rientrano con il mancato taglio alla sanità), 1,45 ai comuni e 1,3 alle province.
E proprio per le province è arrivata la sorpresa finale. Sarà una prima «modifica organizzativa» in attesa della riforma costituzionale all’esame della Camera, ha detto Monti, quasi un “atto d’indirizzo” al Parlamento da parte del nuovo Governo. Il decreto prevede che le modalità di elezione siano decise dalle regioni entro il prossimo 30 aprile (altrimenti interverrà lo Stato in via sostitutiva) ed entro la stessa data il trasferimento delle funzioni dalle regioni ai comuni.
Ed ecco i tagli. Le riduzioni da 2,1 miliardi alle regioni a statuto ordinario toccheranno i Fas e qualsiasi trasferimento a loro oggi destinato. Il taglio da 1,03 miliardi per regioni a statuto speciale e province autonome varrà dal 2012 come «concorso alla finanza pubblica» anche in termini di saldo netto da finanziare. I tagli ai comuni (1,45 miliardi) e parte di quelli alle province (500 milioni) insisteranno sul Fondo di riequilibrio del federalismo fiscale, ma compensato dalla manovrabilità dell’Imu dalla seconda casa in poi di proprietà. Con un ulteriore successo per gli enti locali: l’eliminazione promessa dal Governo di un taglio da 1,5 miliardi al patto di stabilità previsto nella bozza della manovra. Mentre per le province salta il rimborso da 800 milioni da parte dello Stato dopo che col federalismo hanno perso l’addizionale sull’energia elettrica.
Il no ai tagli alla sanità e al trasporto locale sono stati la «linea Maginot» dei governatori nell’incontro della tarda mattinata di ieri a palazzo Chigi. E alla fine le regioni l’hanno spuntata, con la dichiarata soddisfazione di tutti, anche se nessuno si nasconde che che avere evitato il taglio dei servizi comporterà comunque l’inasprimento della carico fiscale per i contribuenti. Per il resto, i tagli delle precedenti manovre restano sul tappeto, come ha ricordato per i sindaci Graziano Delrio, presidente dell’Anci: quella del Governo, ha detto, «è una grande richiesta di sacrificio ulteriore che accettiamo per senso di responsabilità, ma deve essere accompagnata da misure di vera equità».
Per tornare ai governatori, che hanno ribadito la necessità di «fare il punto sul federalismo», si apre adesso la partita delicatissima del nuovo «Patto» per la salute per concordare i tagli dei prossimi anni: 2,5 miliardi nel 2013 e altri 5,45 miliardi nel 2014. Dai nuovi livelli di assistenza ai ticket, dai farmaci ai costi standard, si tratterà di ridisegnare l’intero sistema di assistenza e di compartecipazione al sistema sanitario pubblico.
5 dicembre 2011 – di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)