La delibera regionale del 15 marzo ha recepito la legge nazionale 133 del 2008. E quindi i compensi dei direttori generali, dei direttori sanitari, amministrativi e dei Servizi sociali avrebbero dovuto subire una decurtazione del 20%. Avrebbero, ma in realtà nei fatti non è andata così. Dal Corriere Veneto del 2 dicembre. Alla faccia di Tremonti. E pure di Zaia. Solo un terzo dei 23 direttori generali veneti ha applicato la riduzione del 20% sullo stipendio dei direttori sanitari, amministrativi e dei Servizi sociali disposta dalla delibera regionale dello scorso 15 marzo, che ha recepito la legge nazionale 133 del 2008, la famosa «manovra estiva di rientro» predisposta appunto dall’ex ministro dell’Economia.
Disposizioni che impongono la medesima scure sul compenso dei dg e che, per tutti i dirigenti citati, la calano sui contratti sottoscritti dopo il 30 giugno 2008. Con una differenza: mentre i direttori generali sono nominati dal governatore e quindi i «nuovi» (Antonio Compostella per l’Usl di Belluno, Ermanno Angonese per l’Usl di Thiene, Pier Carlo Muzzio per lo Iov e Sandro Caffi per l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona) non possono «sgarrare» e devono accontentarsi di 123.608 euro contro i 154.510 percepiti dai «vecchi», i direttori di area vengono scelti dagli stessi manager con contratti privatistici, che sfuggono al controllo di Palazzo Balbi. E infatti la Cimo, sindacato degli ospedalieri, ha scoperto che solo le Usl di Bassano, Feltre, San Donà, Mirano, Verona, Legnago, Bussolengo e l’Azienda ospedaliera di Padova sono in regola. Ovvero hanno abbassato da 132.819 euro a 106.254 i compensi dei direttori sanitari, amministrativi e dei Servizi sociali. «Lo abbiamo evinto dall’indagine condotta dalla Regione sugli stipendi dei professionisti in questione — rivela Mario Favazza, presidente regionale della Cimo —. Come subito comunicato al segretario regionale della Sanità, Domenico Mantoan, sono risultate pesanti difformità sui compensi in oggetto da azienda ad azienda, quindi chiediamo l’invio degli ispettori.
Altrimenti, visto che sembrano emergere gravi infrazioni amministrative e forse anche penali, adiremo alle vie legali». Probabilmente in alcuni casi (Usl di Thiene, Vicenza e Rovigo) la decurtazione non viene applicata perchè a suo tempo è stato firmato agli interessati un contratto di cinque anni e non di tre più due, come consigliato dalla Regione, quindi da rinnovare. Ma Favazza avanza altre due ipotesi: «Qualcuno ha fatto il furbetto, invece di procedere a un nuovo contratto ha prorogato il vecchio al 31 dicembre 2012, data di scadenza dei dg e quindi delle loro terne strategiche, oppure ha compensato la riduzione del 20% assegnando ai sottoposti un premio di produzione della stessa entità». Al momento non è possibile sapere quante posizioni irregolari ci siano, ma se davvero l’anomalia sussiste in ballo ci sarebbe un esborso improprio di centinaia di migliaia di euro. I reati ipotizzabili sono indebita percezione di somma o truffa ai danni dello Stato. «Abbiamo mandato ai dg la delibera sul taglio dei compensi del 20%, con la raccomandazione di applicarla – assicura l’assessore alla Sanità, Luca Coletto -tutti hanno dato riscontro positivo. Ma alla luce dei nuovi fatti, convocherò una riunione e chiederò lumi ai manager. Se non saranno convincenti manderò gli ispettori, anche se spero in una condivisione di intenti, soprattutto in un momento di congiuntura negativa come questo». Tra i casi «sospetti» la Cimo segnala l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. «E’ vero, io sono stato nominato nel 2009 — ammette il dg Sandro Caffi – e all’epoca ho scelto la terna strategica. L’ufficio del personale ha acquisito un parere legale e disposto la decurtazione dei nostri stipendi dal primo dicembre 2011, ma sono in corso altre valutazioni da parte degli avvocati. E finchè non arriveranno, resteremo in stand by». Cioè con le buste paga integre. «Al di là di presunte irregolarità, siamo nel caos — avverte Valerio Alberti, coordinatore dei dg – a parità di responsabilità ci sono differenze di trattamento. In barba ai principi costituzionali. Senza contare che ormai un primario guadagna più di un direttore sanitario, suo superiore».
Corriere veneto
2 dicembre 2011