Nella seduta di giunta di martedì la Regione Veneto ha assegnato all’Arpav un ulteriore contributo di 10 milioni di euro – rispetto a quanto già stanziato (49 milioni) – previsto dall’assestamento di bilancio. Il finanziamento, recita la delibera 1950, «per permettere all’Agenzia regionale di far fronte in una situazione di adeguato equilibrio economico finanziario, al regolare svolgimento delle essenziali funzioni alla stessa attribuite dalla L.R. 18 ottobre 1996, n. 32». L’assegnazione verrà coperta con il fondo sanitario, come specificato nell’allegato A.
Spostando dieci milioni dalla quota del fabbisogno di parte corrente per l’erogazione dei Lea da parte delle Asl del Veneto a quella del fondo sanitario regionale destinata al finanziamento dell’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale.
Resta da capire, in fase di bilancio di previsione, come rientrare sul piano degli investimenti. Nello stesso giorno la commissione Affari Istituzionali del Consiglio ha approvato all’unanimità il progetto di legge presentato dai consiglieri Piero Ruzzante (Pd) e Pietrangelo Pettenò (Fsv) per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione amministrativa dell’Arpav dal 2000 al 2010. Decisione tardiva, secondo le opposizioni che ne avevano chiesto l’istituzione da tempo. Per quale motivo la gestione che ha messo in ginocchio l’Agenzia non fu “fermata”? Come mai mancò la doverosa vigilanza?
Dopo la “scoperta” del deficit milionario di Arpav, con la redazione di un piano strategico da parte del nuovo direttore dell’Agenzia Carlo Emanuele Pepe, la richiesta alla Regione, per arrivare al pareggio di bilancio, solo per il 2011, di 65.840.000 euro, necessari a coprire un disavanzo di 15.589.319 euro, a pagare stipendi, debiti a fornitori e dipendenti e a restare operativa. Ora lo stanziamento di 10 milioni dovrebbe servire a garantire il funzionamento e le necessità operative dell’Agenzia. I 6.840.000 euro mancanti, riservati a investimenti e a coprire parte dei debiti, dovranno essere reperiti con il bilancio 2012.
Quanto alla commissione d’inchiesta, che sarà composta da 9 consiglieri (5 di maggioranza e 4 di opposizione), avrà il compito di acquisire dati e informazioni riguardanti l’attività dal 2000 alla fine della scorsa legislatura. Saranno analizzati tipologia e costi per consulenze, collaborazioni e analisi di laboratorio affidate all’esterno, gestione del personale, costi e procedure connessi alla realizzazione della sede regionale e alla ristrutturazione delle sedi decentrate e gli acquisti di beni e servizi. «Il fatto che il progetto di legge sia stato approvato con il convinto consenso di tutti i partiti – ha precisato il presidente della commissione Toniolo – sottolinea la volontà del Consiglio di voler far chiarezza sui motivi per i quali si è venuta a creare questa situazione di difficoltà economica. Lo spirito di questo provvedimento non è certo quello di perseguire alcunché, compito che spetta alla Magistratura, ma solo quello di analizzare errori, carenze o manchevolezze sulla base dei quali fare delle valutazioni e avviare quei correttivi che rendano Arpav più efficiente».
«Ora ci auguriamo che il Consiglio approvi in tempi rapidissimi la proposta, prima che debba essere la Magistratura ad intervenire» afferma Pettenò secondo il quale «rimane il rammarico che la decisione giunga tardiva, nonostante la proposta sia stata avanzata negli anni scorsi e rimasta inascoltata, cosicché i danni prodotti da gestioni vergognose ed incompetenti hanno potuto mettere in ginocchio questa struttura pubblica fondamentale per la sicurezza ambientale e la tutela della salute dei cittadini»
Il direttore Pepe aveva presentato un piano di risanamento che prevede la progressiva chiusura, nel triennio, dei laboratori di Rovigo, Belluno, Vicenza e Padova: resteranno, oltre alla Direzione di dipartimento, quelli di Venezia e Verona, con Treviso sede distaccata del primo. Le sedi invece da 47 scenderanno a 12/14, anche attraverso l’alienazione di quelle di Belluno, Vicenza e Bassano, delle due di Treviso e delle due di Verona. «Ma il servizio non ne risentirà — aveva assicurato lo stesso direttore — e nemmeno il personale. Nessuno perderà il posto, i dipendenti saranno riassorbiti in Arpav o trasferiti in altri enti, come le Usl, visto che hanno il contratto della sanità». Ridotta pure la pianta organica, che passa da 1259 unità a 1150.
«Attenti a non creare le condizioni per cui l´Agenzia non sia più in grado di garantire i livelli minimi essenziali di tutela ambientale – si legge in una nota diffusa lunedì scorso dal sindacato dei dirigenti Sds-Snabi -. Questo farebbe crescere costi diretti e indiretti per le imprese e per i cittadini, oltre a creare rischi di gravi danni per la salute».
Una bocciatura al piano di Pepe era arrivata, nelle scorse settimane, dall’assemblea generale dei dipendenti Arpav, che avevano chiesto ai sindacati di categoria di presentare due esposti alla Corte dei Conti: uno contro l’ex direttore generale Drago per verificare la «distrazione di fondi ordinando spese che non avevano copertura» e, un secondo, all’amministrazione attuale, «per il conguaglio della produttività, ovvero per recuperare i soldi che i dipendenti avanzano dall’Agenzia regionale dal 2005: si tratta di 8 milioni di euro tra i 2 milioni attesi dal comparto e i 6 della dirigenza e per cui c’è un accordo – siglato con i sindacato nel novembre 2010 sulla liquidazione dei residui 2005-06 – cui non è stato dato seguito».
A cura di C.Fo – 24 novembre 2011 – riproduzione riservata