Per il neo premier Mario Monti serve un “pacchetto” di misure fatto di “rigore, equità e crescita”. Solo così usciremo dalla crisi. Nel pacchetto la sanità è al momento assente. Ma in realtà i giochi sono già avviati. Vediamo come e perché. Dalle manovra al “pacchetto”. Cambia il Governo e cambia il modo di definire quelle che una volta si chiamavano “finanziarie” o più banalmente leggi di spesa. Il neo premier Monti ha infatti introdotto nel lessico politico una nuova parola, il “pacchetto” per l’appunto, con la quale indicare il cuore della sua stessa ragione di essere al governo del Paese. Ci riferiamo ovviamente al complesso delle misure per la promozione di “rigore, crescita ed equità” che costituiscono l’asse centrale della strategia di “super Mario” per portare l’Italia fuori dalla crisi.
Dalle manovre (e in questi ultimi tempi ne abbiamo viste veramente tante!) al pacchetto, dunque. Il senso del nome l’ha spiegato lo stesso Mario Monti nei suoi primi interventi pubblici in Parlamento e con i giornalisti. “Sono convinto che misure di risanamento e riforme strutturali per la crescita hanno maggiori probabilità di essere capite dal Paese se sono presentati in forma di pacchetto”. In altre parole, sacrifici compensati dalla crescita e tenuti insieme dall’equità.
Cosa ci sarà nel pacchetto?
Il come, tuttavia, non è ancora chiarissimo, anche se nel discorso programmatico per la fiducia in Parlamento qualcosa è ben delineabile fin d’ora. Certamente tornerà l’Ici o comunque un’imposta sugli immobili che allinei quel tipo di carico fiscale ai livelli europei (noi siamo al di sotto). Poi ci sarà una riforma del lavoro perché “ci sono troppe tutele da una parte e zero dall’altra” e poi la lotta ai privilegi, a partire dalla politica ma anche in campo previdenziale per il quale sembra delinearsi più un corposo rimescolamento delle regole che un’ulteriore riforma al ribasso dato che, lo ha sottolineato lo stesso Monti, “la nostra spesa pensionistica è assolutamente sostenibile”. Poi si è parlato di interventi per riequilibrare il carico fiscale tra mondo del lavoro e consumi/proprietà a vantaggio del primo. E nello stesso tempo sembra aprirsi la breccia a una ridefinizione della delega fiscale e assistenziale dalla quale si aspettano 20 miliardi di risparmi ma su cui Monti ha annunciato l’apertura di un dossier per verificarne le effettive ricadute in termini assistenziali.
E la sanità?
Come sappiamo, in questi primi interventi ufficiali, la sanità non è stata citata tranne per l’importante annuncio di un incremento degli interventi assistenziali per la cura degli anziani che non possono continuare ad essere caricati tutti sulle famiglie. Ma al di là delle citazioni mancate, la partita sanità è in realtà già aperta e la vera strategia del governo in materia si vedrà a breve, quando inizieranno i negoziati con le Regioni per il nuovo Patto per la Salute 2012, al momento bloccato dal no delle Regioni ai tagli delle precedenti manovre di Tremonti. E rilanciato proprio oggi da Vasco Errani che ha scritto a Monti per sollecitarne l’attuazione a partire dalla questione del finanziamento del Ssn, dagli investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico e dalle procedure per la gestione dei piani di rientro.
Un’altra partita spinosa da giocare per la sanità sarà quella della messa a punto del sistema dei costi standard, introdotto dai decreti sul federalismo fiscale e la cui attivazione è calendarizzata dal 2013. Con il governo Monti teoricamente ancora in carica e in ogni caso con tutto il lavoro di analisi, per arrivare alla loro effettiva utilizzazione ai fini del riparto del fondo sanitario, da completare entro il 2012.
L’altolà a nuovi tagli di Regioni, sindacati e “filiera sanità”
Dai sindacati del settore, dalle stesse Regioni e dalla filiera della salute sono arrivate a Monti le prime dichiarazioni di sostegno e di “agenda” per la sanità. Un elemento comune è quello del “Abbiamo già dato” che unisce da Errani a Formigoni passando per tutto il mondo degli operatori sanitari e delle imprese del settore.
Un’alzata di scudi che potrebbe anche apparire scontata ma che, dati alla mano, dovrebbe portare Monti quanto meno a una riflessione prudente, come quella fatta sulle pensioni. La nostra spesa sanitaria è infatti sostenibile nel confronto europeo e (Corte dei Conti dixit) addirittura tendenzialmente in contrazione rispetto agli altri comparti di spesa pubblica. Ulteriori tagli orizzontali per far cassa, come quelli messi a punto nelle ultime manovre, renderebbero il sistema realmente ingestibile privando i cittadini (soprattutto quelli che alla sanità privata non possono rivolgersi) di servizi sanitari essenziali.
“Rigore, crescita ed equità”, anche per la sanità
Il tris d’assi, che è la bandiera di questo Governo d’emergenza, si adatta perfettamente anche alla sanità. Più “rigore”, nei conti e nei controlli (ma non solo di spesa ma anche di qualità delle prestazioni). Più “equità”, nell’accesso alle cure da Nord a Sud superando discriminazioni e gap strutturali e prestazionali. Più “crescita”, cogliendo finalmente tutte le potenzialità di volano di sviluppo per l’economia del Paese che il comparto e la filiera sanità rappresentano. Questa è la nostra Agenda sanità idelae per Monti, Balduzzi & C. Speriamo che uno sguardo glielo diano.
Cesare Fassari – quotidianosanita.it – 21 novembre 2011