Decreto di riordino degli enti vigilati dal ministero della Salute e futuro degli istituti zooprofilattici al centro del dibattito politico, con il passaggio in XII commissione martedì scorso. Sul tavolo il possibile accentramento delle nomine, finora di competenza delle Regioni, in capo al Ministero, i rapporti con le facoltà universitarie di veterinaria e la figura professionale del direttore generale, che una prima stesura del testo del decreto individua come obbligatoriamente in possesso della laurea in medicina veterinaria. «Il direttore generale – cita testualmente l’articolo – deve essere un medico veterinario di comprovata esperienza a livello nazionale e internazionale nella materie di attività degli istituti».
In questo quadro le Regioni avevano chiesto lo stralcio del capo IV sugli istituti zooprofilattici sperimentali ed espresso un parere complessivamente negativo sullo schema di decreto. In Conferenza Unificata lo stesso ministro della Salute, Ferruccio Fazio, aveva espresso la disponibilità del Governo a rivedere alcuni aspetti del riordino, dicendosi peraltro fiducioso sulla possibilità di trovare una soluzione condivisa riguarda il problema dei rapporti tra Izs e Università. «I tagli imposti dal ministro Gelmini – osserva il parlamentare veterinario Rodolfo Viola – con il pesante ridimensionamento dei dipartimenti veterinari delle università, potrebbero suggerire sinergie nel mondo della veterinaria».
Da più parti è stato fatto notare come dietro al progetto di riordino sembri esserci un tentativo di limitare l’autonomia degli Istituti zooprofilattici. «Si tratta di strutture fortemente legate al territorio – spiega Viola – il cui funzionamento non avrebbe bisogno in verità di grandi ritocchi. Un maggiore accentramento da parte del Ministero andrebbe nella direzione contraria, peraltro, alle logiche del federalismo».
Quanto ai requisiti dei direttori generali degli istituti, il ministro martedì in XII Commissione ha manifestato la disponibilità del Governo a modificarli, prevedendo che tale incarico possa essere ricoperto anche da figure diverse dai medici veterinari. «L’eliminazione dell’obbligatorietà della laurea in medicina veterinaria per accedere alla direzione generale degli Izs era un’opzione già concordata in sede di conferenza Stato Regioni, tra le Regioni e il ministero della Salute, il giorno precedente» dice per parte sua in un comunicato l’onorevole Gianni Mancuso.
Pertanto, nel suo parere finale, la XII Commissione ha affidato al Governo il compito di valutare – all’articolo 7, comma 1, lettera d) – «l’opportunità di prevedere che il direttore generale degli Istituti zooprofilattici sperimentali sia preferibilmente e non necessariamente un medico veterinario». In base alle richieste di Mancuso la convinzione inserita nel parere della Commissione, che avrebbe peso vincolante, è stata trasformata in osservazione non vincolante.
«Gli istituti zooprofilattici – osserva Viola – sono strutture complesse, con centinaia e centinaia di dipendenti. Il fatto che la direzione generale venga ricoperta da un veterinario può essere preferibile. Ma ricordiamo che già, giustamente, deve essere veterinario il direttore sanitario»
Da più parti, peraltro, si fa notare come, in ogni caso, debbano essere previste tra i requisiti elevate e provate capacità manageriali indispensabili per ogni direttore generale. E come l’assenza di queste caratteristiche tra quelle richieste rappresenti una forte limitazione
a cura di C.Fo per Sivemp Veneto – 11 novembre 2011 – riproduzione riservata