«Dopo il via libera delle Regioni, che continuano a oscillare tra opposizione, in difesa della sanità pubblica, alle politiche governative e collaborazione contro i medici, i veterinari ed i dirigenti del Ssn, il Ddl cosiddetto sul ‘governo clinico’, riemerge dai cassetti. L’approvazione da parte delle Regioni non può, però, nascondere che i contenuti appaiono, quando non peggiorativi, insufficienti rispetto alla gravità e complessità del disagio che i medici, i veterinari e i dirigenti oggi vivono all’interno del sistema sanitario». Questo il commento delle organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, tecnica, professionale e amministrativa al nuovo testo del Ddl in discussione presso la Commissione Affari Sociali della Camera
Le considerazioni sono contenute in una nota firmata da Anaao Assomed, Cimo-Asmd, Aaroi-Emac, Fp Cgil medici, Fvm, Fassid, Cisl medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Uil Fpl Federazione medici, Sds Snabi, Aupi, Fp Cgil Stpa, Sinafo, Fedir Sanità, Sidirss.
Secondo i sindacati Parlamento e Regioni intendono così trovare «la quadra sulla negazione del ruolo centrale ed esclusivo della professione medica nelle sue funzioni di duplice garanzia del cittadino e dello Stato, e della valorizzazione dei professionisti del Ssn, necessaria per la sostenibilità, non solo economica, del sistema sanitario. Preferiscono, evidentemente, il dilagare di una cultura aziendalista che tende a marginalizzarne ruolo e funzioni, tutto sacrificando sull’altare del bilancio e della invadenza pervasiva della politica».
Secondo i sindacati invece che porsi come strumento di un sostanziale cambiamento di rotta il testo in esame «si limita a ribadire norme di funzionalità delle aziende sanitarie, sfiorando soltanto il nocciolo dei problemi che pure, a detta dei promotori, l’avrebbero originato, e sottraendo ulteriore materia allo spazio contrattuale per affidarla in modo unilaterale alle Regioni».
«Ancora una volta si modifica l’età di quiescenza contribuendo, dopo avere rifiutato di anticipare l’età di ingresso nel sistema, all’invecchiamento della categoria. Aumenta la discrezionalità politico-amministrativa nelle procedure di selezione e verifica delle carriere, a dispetto di titoli e esperienza professionale. Si lasciano inalterati ingiustificati privilegi dell’Università nella governance delle Aziende integrate».
Le organizzazioni sindacali chiedono una rivisitazione del testo in linea con le attuali esigenze delle categorie professionali. «Altrimenti meglio farne a meno», concludono i sindacati.
Sanita.ilsole24ore.com – 2 novembre 2011