Solo la presenza della giusta causa nel licenziamento di un dirigente “salva” l’azienda dall’obbligo di versare l’indennità di preavviso dovuta invece se c’è la sola “giustificatezza”. La Corte di cassazione, con la sentenza 19074 (si legga il testo sul sito di Guida al diritto) fa chiarezza sulle nozioni di “giustificatezza”, prevista dal contratto dei dirigenti, e di “giusta causa” e “giustificato motivo” che riguardano invece i lavoratori subordinati. La confusione tra giustificatezza e giusta causa. A far confusione tra i tre concetti è stata – secondo gli ermellini – la Corte d’Appello di Genova che, nel decidere sul licenziamento di un dirigente un po’ troppo “collaborativo” con la concorrenza, ha ritenuto sufficiente verificare la “giustificatezza” della sanzione ritenendo superfluo indagare l’esistenza della giusta causa.
Omissione contro la quale l’azienda ha fatto ricorso alla Cassazione incassando il parere favorevole della Suprema corte. I giudici di piazza Cavour – dopo aver ricordato che anche per il dirigente è escluso il licenziamento discriminatorio – spiegano la differenza tra “giusta causa” e “giustificatezza”.
Anche per il dirigente escluso il licenziamento discriminatorio
La prima nozione scatta in presenza di un fatto che, valutato in concreto, è tale da ledere in maniera grave il rapporto fiduciario, mentre per la seconda che interessa i dirigenti, ruolo ancor più vincolato al rapporto di fiducia, è sufficiente che il licenziamento non sia pretestuoso e discriminatorio ma sia stato disposto in buona fede per valide ragioni. In quest’ultimo caso il dirigente può perdere il diritto all’indennità supplementare, prevista dal suo contratto, ma, in assenza di giusta causa, mantenere quello all’indennità di preavviso.
L’indennità di preavviso
La verifica che i giudici di merito hanno “dimenticato” di fare avrebbe fatto sì che al dirigente “amico della concorrenza” non fosse riconosciuta alcuna indennità. Quello che la Cassazione nega all’azienda è invece l’indennizzo del danno materiale e all’immagine: la prova del comportamento censurato non dimostra, infatti, automaticamente il pregiudizio subito.
Ilsole24ore.com – 19 settembre 2011