I contratti di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale «operano anche in deroga alle disposizioni di legge» e «alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali». È quanto esplicita un emendamento alla manovra, presentato dalla maggioranza e approvato dalla Commissione Bilancio del Senato (nella foto). Tra le materie per le quali è possibile la deroga dalla legge e dai contratti nazionali figura anche il licenziamento. Salve solo la «Costituzione nonchè i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro». È una delle novità all’articolo 8 della manovra bis.
L’EMENDAMENTO – Nel nuovo testo si ribadiscono dunque il rispetto per la Costituzione, i vincoli derivanti dalle norme Ue e le convenzioni internazionali sul lavoro e i diritti delle lavoratrici, a tutela dal licenziamento, in concomitanza del matrimonio o dei periodi legati alla maternità, all’adozione o all’affidamento con le relative tipologie di richieste di congedo. Un secondo emendamento, firmato dal relatore Antonio Azzollini e accolto dalla Commissione, precisa, con implicito riferimento all’accordo sindacale del 28 giugno scorso, che l’efficacia delle intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale, riguarda «tutti i lavoratori interessati a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relative alle predette rappresentanze sindacali» realmente rappresentative.
PD: «FOLLIA GIURIDICA» – «Le modifiche che la maggioranza apporta al testo dell’articolo 8 dimostrano in modo lampante che il Pd avesse ampiamente ragione a denunciare la portata devastante di questo articolo che è una vera e propria destrutturazione del diritto del lavoro, a partire dalla possibile cancellazione in un contratto aziendale dell’ articolo 18 della Statuto dei lavoratori – una pura follia giuridica e politica -per arrivare alla messa in discussione di altri diritti fissati per Legge, Costituzione e convenzioni internazionali comprese». È la dichiarazione del senatore del Pd Achille Passoni, membro della Commissione Lavoro. Le modifiche apporta, dice Passoni «peggiorano il tema vergognoso della norma originaria, vale a dire la possibilità che «tre amici al bar» si possano mettere d’accordo con l’imprenditore e stipulare un accordo aziendale, con contenuti devastanti per tutti i lavoratori, alla faccia della necessità di misurare con trasparenza chi rappresenta cosa». Per il democratico Giovanni Legnini, membro della commissione Bilancio, le modifiche all’articolo 8 apportate con gli emendamenti rappresentano «un passo avanti e due indietro»: «un passo in avanti perchè si recepisce l’accordo interconfederale del 28 giugno, due passi indietro perchè si introduce esplicitamente la possibilità di derogare a disposizioni di legge attraverso accordi territoriali e aziendali. Dicevano che non si toccava l’articolo 18 e invece è ora possibile e viene scritto espressamente».
LE ALTRE NOVITÀ – In precedenza, nella tarda serata di sabato, erano state approvate alcune novità di non poco conto. Tra queste il recupero coatto delle somme non riscosse del condono tombale ed era stato dato il via libera alla spending review. Tassa sui money transfer. Ma ancora nodi sciogliere, dalla certificazione dei debiti della Pa alla pubblicazione dei redditi online. La manovra aggiunge nuovi pezzi e si appresta a diventare definitiva. Lunedì infatti la commissione Bilancio del Senato, che sta proseguendo il lavoro in seduta notturna, dovrebbe concludere l’esame del testo e passare la palla all’Aula, dove il provvedimento arriverà, come previsto, martedì. «Nessun rallentamento dei tempi», dunque, assicura il presidente del Senato Renato Schifani in risposta anche all’appello a fare presto del presidente Giorgio Napolitano. E Schifani, insieme ad altri esponenti della maggioranza, allontana anche lo spettro «fiducia» (anche se il ministro Romani afferma che la il Governo deciderà in settimana) e si aspetta l’ok dell’aula di Palazzo Madama già in settimana. Ma vediamo nel particolare cosa è stato approvato in commissione.
CONDONO TOMBALE – Una delle novità dell’ultima ora è la possibilità per il Fisco di intervenire coattivamente per il recupero delle somme non riscosse del condono tombale del 2002. Il contribuente dovrà pagare entro il termine perentorio del 31 dicembre 2011, altrimenti scatta «una sanzione pari al 50%» delle somme in questione e l’Agenzia delle entrate e la Guardia di Finanza potranno sottoporre a controllo la sua posizione relativa a tutti i periodi di imposta successivi a quelli condonati.
SUPERINPS – La manovra introduce inoltre la spending review, ovvero la revisione integrale della spesa pubblica. È stato infatti approvato un emendamento del Pd riformulato che aveva già ricevuto l’appoggio del ministro dell’economia. La norma impegna il Governo a presentare un «programma per la riorganizzazione della spesa pubblica» che indica tra gli obiettivi l’accorpamento degli enti di previdenza (aprendo la strada a una «SuperInps»), all’integrazione operativa delle agenzie fiscali, il coordinamento (ma non l’accorpamento) delle attività delle forze dell’ordine.
MONEY TRANFER – Arriva anche la tassa (un’imposta di bollo del 2%, di minimo 3 euro) sui trasferimenti di denaro all’estero attraverso le agenzie «money transfer» o altri intermediari finanziari. Che non vale però per le persone fisiche munite di matricola Inps e codice fiscale. Una misura voluta dalla Lega e approvata con il «no» dell’opposizione perché, ha spiegato Giovanni Legnini (Pd) «colpisce anche gli immigrati». Salvo inoltre il numero chiuso per le farmacie, mentre dal 2015 le maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione saranno destinate alla riduzione della pressione fiscale.
ONLINE – Resta invece ancora insoluto il nodo sulla pubblicazione dei redditi online, su cui è intervenuto sabato il Garante della Privacy. Il ministro del lavoro Maurizio Sacconi sostiene che «la pubblicazione dei redditi online è limitata, e non riguarda le persone». Benchè non ci sia ancora una modifica in tal senso, è probabile che il testo venga modificato e si dovrebbe andare verso la pubblicazione dei redditi solo per le categorie. Si va invece verso una riformulazione o un’abolizione (ma il nodo potrebbe anche essere risolto in Aula) della norma che impone alle pubbliche amministrazioni la certificazione dei debiti nei confronti delle imprese, prevista dall’emendamento approvato sabato sera dalla commissione e su cui il Governo è andato sotto. Il Tesoro è infatti al lavoro per valutarne l’applicabilità, ha annunciato il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. Il rischio, secondo fonti parlamentari, è che questa misura faccia aumentare il debito pubblico. Rischio escluso da uno dei firmatari dell’emendamento, Mario Baldassarri (Terzo Polo). Infine, se si dovesse intervenire sulle pensioni, ha chiarito il sottosegretario all’economia Alberto Giorgetti, il Governo è disposto a valutare solamente modifiche «minimali». In attesa che la commissione concluda l’esame del testo, il segretario del Pdl Angelino Alfano assicura che la manovra sarà approvata in «tempi record» e annuncia che la maggioranza sta lavorando perché non si ricorra alla fiducia in Senato. Contrario al voto di fiducia anche Schifani: «Io non l’ho mai visto veramente vicino», ha sottolineato, spiegando che rischierebbe di «strozzare» il confronto parlamentare. Schifani si aspetta anzi che l’Aula replichi il lavoro della commissione: «grande senso di responsabilità, grande dibattito, pochi emendamenti e il voto in settimana».
Corriere.it – 4 settembre 2011