Illustrata la manovra da 45,5 miliardi, che sommata alla precedente dà un totale di oltre 90 miliardi in tre anni. Il testo consta della manovra consta di 18 articoli suddivisi in tre titoli: disposizioni per la stabilizzazione finanziaria, liberalizzazioni, privatizzazioni ed altre misure per favorire lo sviluppo e misure a sostegno dell’occupazione. Al momento il titolo del decreto legge è: Ulteriori disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Più facile trasferire i dipendenti pubblici. Nel pomeriggio una nota del ministero della Pubblica amministrazione annuncia che sarà più facile trasferire i dipendenti pubblici se l’amministrazione ha una esigenza in questa direzione. È una delle misure contenute nella manovra.
Salta l’aumento Irpef per gli autonomi. Il contributo di solidarietà previsto per i redditi sopra i 90.000 euro scatta da subito, dall’entrata in vigore del decreto, e durerà fino al 2013. Salta invece una delle misure che era stata anticipata alla vigilia e cioè un aumento della quota Irpef per gli autonomi, a partire dall’attuale 41% per i redditi oltre i 55.000 euro. Il contributo di solidarietà riguarderà tutti i contribuenti: i lavoratori pubblici lo pagheranno al posto del taglio in busta paga già nel 2011, per i lavoratori privati scatterà per il 2012 e 2013. Il contributo sarà del 5% per i reddito da oltre 90 mila euro fino a 150 mila e del 10% da 150 mila in su. Per i lavoratori privati i contributo è deducibile e plafonato con una soglia di sbarramento; complessivamente il prelievo non potrà superare il 48%. «I lavoratori pubblici saranno liberati dal taglio in busta paga e assoggettati a questa equivalente forma di contributo», ha spiegato Tremonti.
Salve le province con più di 300mila abitanti o 3mila kmq di territorio. Alla scadenza del mandato amministrativo «sono soppresse tutte le Province, salvo quelle la cui popolazione rilevata al censimento generale della popolazione del 2011 sia superiore a 300mila abitanti o la cui superficie complessiva sia superiore a 3mila chilometri quadrati», prevede l’articolo 15 del decreto legge . Il testo prevede inoltre che non possano essere istituite «in ogni caso» Province «in regioni con popolazione inferiore a 500mila abitanti». A partire dal primo rinnovo degli organi di governo delle Province successivo alla data di entrata in vigore del decreto viene ridotto della metà il numero dei consiglieri e degli assessori provinciali. La soppressione delle Province determina poi la soppressione degli uffici territoriali del governo che hanno sede nelle Province cancellate.
«Non condivido la strada della soppressione completa delle Province – ha detto il ministro Calderoli – L’unica strada sarebbe quella costituzionale, ma il punto di riferimento è il censimento che si farà in autunno. Ora non abbiamo numeri certi ma per dare un’idea della dimensione taglio siamo tra le 29-35 province (in realtà stando al decreto sono 29, ma la parola definitiva la dirà il censimento di ottobre, ndr)». Consiglieri e assessori degli enti locali scenderanno complessivamente da 140mila a 53 mila e si passerà ad un amministratore «ogni 1.100 cittadini e rotti. Saranno 1970 i Comuni sotto i mille abitanti soggetti alle unione di municipi previste dalla manovra».
Via gli enti pubblici non economici con una dotazione organica inferiore alle settanta unità, ma «con esclusione degli ordini professionali e loro federazioni, delle federazioni sportive, degli enti la cui funzione consiste nella conservazione e nella trasmissione della memoria della Resistenza e delle deportazioni». Restano fuori anche le organizzazioni per la Giornata della memoria, del Giorno del ricordo, le Autorità portuali e gli enti parco. Gli enti sotto le 70 unità sono soppressi al novantesimo giorno dalla data di entrata in vigore della manovra.
A rischio anche la storica Accademia della Crusca di Firenze: è infatti tra gli enti, una trentina in tutto, sotto i 70 dipendenti. Nella stessa situazione ci sarebbero anche l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, l’Agenzia per il Terzo Settore, il Museo Storico della Fisica e quel che è rimasto del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, il Coni, dopo la privatizzazione dell’ente. Nel decreto legge non c’è una indicazione precisa degli enti che potrebbe essere fatta in un secondo momento con un provvedimento ad hoc.
La Robin Hood Tax consisterà in un aumento dell’addizionale sull’imposta sul reddito della società (Ires) di «quattro punti percentuali» e sarà applicata «per i tre periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2010». Per quanto riguarda le società interessate, quelle del settore energetico, la soglia dei ricavi scende da 25 a 10 milioni di euro, ai fini dell’applicazione dell’addizionale e si stabilisce che il reddito imponibile deve esser superiore a 1 milione di euro. Il tutto si tradurrà in una botta da 2 miliardi di euro per le imprese del settore, che graverà sui bilanci di quest’anno, del 2012 e del 2013. La nuova Robin Hood Tax si aggiunge a quella varata nel 2008 dallo stesso Tremonti, che prevedeva un’addizionale Ires del 5,5% (poi ritoccata al 6,5% nel 2009). Tremonti ha detto di attendersi introiti per 2 miliardi di euro dalla Robin Hood Tax. L’incasso consentirà di alleggerire da 6 a 5 miliardi sia i tagli ai ministeri che quelli agli enti locali. Negli scorsi anni la Robin Hood Tax aveva aggravato il carico fiscale di molte società italiane del settore dall’Enel all’Eni, da Edison a Sorgenia, non risparmiando le ex municipalizzate A2a, Iren, Acea, Hera. Società in gran parte quotate in borsa che, in occasione della riapertura dei mercati dopo il ponte di Ferragosto, potrebbero dimostrare di non gradire la misura.
1,5 miliardi da nuove lotterie e caro sigarette. Tra gli interventi sui giochi e le accise sul tabacco il governo punta a recuperare 1,5 miliardi l’anno a partire dal 2012. Si prevede la possibilità di «introdurre nuovi giochi, indire nuove lotterie, anche ad estrazione istantanea, adottare nuove modalità di gioco del Lotto, nonchè dei giochi numerici a totalizzazione nazionale, variare l’assegnazione della percentuale della posta di gioco a montepremi ovvero a vincite in denaro, la misura del prelievo erariale unico, nonchè la percentuale del compenso per le attività di gestione ovvero per quella dei punti vendita». Il Direttore generale dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato può proporre al Ministro dell’economia di disporre con propri decreti, entro il 31 dicembre 2011, tenuto anche conto dei provvedimenti di variazione delle tariffe dei prezzi di vendita al pubblico dei tabacchi lavorati eventualmente intervenuti, l’aumento dell’aliquota di base dell’imposta di consumo sulle sigarette. L’attuazione delle disposizioni assicura maggiori entrate in misura non inferiore a 1.500 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2012.
Il Commissario straordinario del Governo può estinguere i debiti della gestione commissariale verso Roma Capitale, diversi dalle anticipazioni di cassa ricevute. L’estinzione ci sarà «ad avvenuta deliberazione del bilancio di previsione per gli anni 2011 – 2013, con la quale viene dato espressamente atto dell’adeguatezza e dell’effettiva attuazione delle misure occorrenti per il reperimento delle risorse finalizzate a garantire l’equilibrio economico-finanziario della gestione ordinaria».
Tremonti: testo domani in Gazzetta ufficiale. «Il testo è in corso di bollinatura per recepire le modifiche fatte ancora ieri in Consiglio dei ministri poi andrà al Quirinale e domani, da mezzanotte, sarà in Gazzetta Ufficiale – ha detto Tremonti aprendo la conferenza stampa con una battuta – Abbiamo fatto domanda di ammissione ai lavori usuranti, per tutti. Questa mattina ci siamo chiesti che mese era e abbiamo scoperto di essere a metà agosto».
Tremonti ha confermato che non sarà chiesta la fiducia: «Il presidente del Consiglio ha già detto che non abbiamo chiesto la fiducia. Di solito quando si approva un decreto si chiede l’autorizzazione a porre la fiducia. Non l’abbiamo fatto pensando che il testo sia talmente serio da impegnare tutto il Parlamento su un interesse generale. È stata una scelta saggia».
«Se ci fossero gli eurobond non saremmo arrivati ad oggi: è fondamentale un maggior grado di consolidamento delle finanze pubbliche in Europa – ha detto Tremonti – La soluzione maestra sarebbe stata quella degli Eurobond, sono convinto del modello proposto dal primo ministro del Lussemburgo e da me a livello internazionale. L’andamento della crisi accelera drammaticamente negli ultimi giorni. Era prevedibile? Questo potrà essere oggetto di prossime riflessioni. Ma la crisi non riguarda solo il nostro paese ma una quota enorme del Pil dell’Europa. Ho l’impressione che ci sia una grande attesa per il vertice franco-tedesco della settimana prossima. Molto dipende dalle scelte che potranno essere fatte sull’Europa e per l’Europa nei prossimi giorni».
Revisione stime Pil. «Siamo convinti che l’impatto delle norme sulla liberalizzazione, il lavoro, la semplificazione possa essere significativo sul Pil. Difficile dire quanto e come. Ad esempio la riduzione dei ponti dovrebbe avere un effetto sul Pil dello 0,1%. Ma è difficile fare stime. Ci sono andamenti mondiali che incidono sui nostri. Quindi per ora non ci sono revisioni delle stime sul Pil».
Per le feste patronali «rilevanti e non accorpabili» alla domenica «si porrà il problema di un decreto ma in ogni caso riguarderà solo il territorio con un effetto minimo sul Pil», ha aggiunto Tremonti spiegando che «per le festività laiche il governo è libero di disporre ma per quelle religiose trova il limite delle intese». A parte San Pietro e Paolo per Roma, che già rientra nelle intese come festa religiosa, per gli altri patroni «rilevanti» si farà un provvedimento ad hoc.
Dall’inasprimento della lotta all’evasione fiscale arriverà un miliardo di euro, ha detto Tremonti ricordando che «si abbassa la tracciabilità a 2.500 euro, vengono messe sanzioni forti per chi non lascia ricevuta o fattura, c’è la sanzione accessoria fino all’espulsione dagli ordini professionale». Prevista anche «una revisione degli studi di settore».
Nessun taglio, ma slittamento delle tredicesime per i dipendenti pubblici degli enti che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa. «Non è un taglio ma – ha sottolineato Tremonti – è uno slittamento nell’erogazione».
«Accanto alla soppressione delle Province c’è la corrispondente soppressione delle Prefetture e di tutti gli uffici corrispondenti del governo», mentre non verranno toccati gli uffici giudiziari, anche se «probabilmente una rivisitazione a livello più basso andrebbe fatta», ha spiegato Calderoli.
La manovra prevede che le Regioni debbano ridurre i consiglieri del 20%, per cui si passerà da un numero complessivo di 775 consiglieri a 610, ha aggiunto Calderoli. È inoltre prevista la riduzione degli assessori e degli stipendi e l’istituzioni dei revisori dei conti anche per le Regioni. «A livello dei parlamentari già c’è stato un intervento degli uffici di presidenza di Camera e Senato con la riduzione delle componenti accessorie. Noi siamo intervenuti rispetto all’indennità fissata dalla legge e abbiamo applicato ai parlamentari quanto previsto per i dipendenti del pubblico impiego raddoppiando l’entità dei tagli: 10% tra 90 e 150.000 euro e 20% sopra i 150.000».
La manovra prevede l’abolizione del sistema di tracciabilità dei rifiuti, il cosiddetto Sistri, ha confermato Calderoli, dando così corpo ai timori del ministro Prestigiacomo, che ieri sera ha emessoun duro comunicato parlando di favore alle ecomafie.
Prolungamento da 6 a 24 mesi per la percezione del Tfr nel caso di cessazione anticipata del rapporto di lavoro rispetto alla pensione di vecchiaia», ha specificato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, parlando dello slittamento del Tfr per il pubblico impiego.
La manovra ha «rimosso l’istituto delle promozioni alla vigilia della pensione», ha specificato Tremonti.
Già ieri sera Palazzo Chigi ha fatto avere al Quirinale i contenuti della manovra aggiuntiva. Questa mattina dal governo sono stati trasmesse le ultime carte. Gli uffici del Quirinale si sono subito messi al lavoro per esaminare il testo del decreto. Si attende però l’arrivo della relazione della ragioneria generale dello Stato, quindi, una volta completato l’esame dei testi ufficiali, Napolitano potrà firmare il provvedimento che sarà trasmesso alle Camere per la conversione in legge.
Il presidente del Senato Renato Schifani ha consultato i capigruppo di Palazzo Madama per stabilire un calendario di massima dell’esame del decreto. Il decreto dovrebbe arrivare in commissione il 22 agosto, per poi approdare all’esame dell’aula tra il 5 e il 6 settembre. Il calendario sarà ufficializzato non appena la presentazione del decreto sarà formalmente annunciata nell’aula di palazzo Madama.
Schifani si spenderà al massimo per evitare il ricorso alla fiducia e per costruire un rapporto di collaborazione con le opposizioni: il presidente del Senato si è subito messo al lavoro per organizzare la discussione e l’approvazione della manovra aggiuntiva a Palazzo Madama. Schifani sarà a Roma per la convocazione delle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio, che secondo le prime intese ufficiose dovrebbero avviare l’esame del decreto il 22 settembre.
Ansa.it – 13 agosto 2011