I dirigenti del Ssn ritrovano l’unità in nome della battaglia contro la Manovra. Compatti, si sono ritrovati oggi a Roma per chiedere al Governo di rivedere una Finanziaria ritenuta “ingiusta, che va a colpire medici, cittadini e che mette a repentaglio l’intero impianto del Servizio sanitario nazionale”. Ma lo spazio per cambiarla ancora sembra esserci. I camici bianchi si aspettano infatti modifiche in sede di regolamenti attuativi, altrimenti saranno barricate. Alla mobilitazione permanente, che parte già da oggi, si accompagneranno proteste sempre più incisive fino ad arrivare – come affermato da più rappresentanti sindacali – allo sciopero.
«La politica viaggia su un’astronave diversa e ha visioni e prospettive diverse dalle nostre – ha detto dal palco il presidente Fvm Aldo Grasselli -. Abbiamo sentito dire da più parti che il federalismo non va bene eppure sono tutti d’accordo. Ci danno dei cialtroni, perché protestiamo mentre saremmo in grado di sopportare i tagli e i blocchi del turn over. Ma in realtà in 4 anni ci taglieranno migliaia di euro. E ancora, i politici si permettono di darci lezioni. Il messaggio che deve uscire da qui è che gli Stati generali sono appena cominciati, la mobilitazione deve essere costante a partire dal prossimo autunno. Dobbiamo renderci indipendenti ed autonomi dalla politica immediatamente»
Quattro, soprattutto, i punti della manovra che le organizzazioni sindacali trovano ‘indigesti’: i tagli alla sanità, l’introduzione del ticket, il congelamento delle retribuzioni e il blocco del turnover.
Secondo i sindacati, la Manovra approvata venerdì dal Parlamento, “colpisce duramente i medici e i dirigenti del Ssn che vedono bloccati i loro contratti di lavoro per 5 anni e che subiscono tutti i tagli senza sconti. Inoltre – hanno spiegato i sindacati dei dirigenti sanitari, veterinari e amministrativi dipendenti del Ssn e dei medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali, pediatri di libera scelta, medici dell’ospedalità privata – il Ssn è il meno finanziato d’Europa e le retribuzioni dei dipendenti sono anch’esse tra le più basse in termini assoluti”.
Per i rappresentanti sindacali intervenuti questa mattina agli stati generali della sanità, “i medici e i dirigenti del Ssn sono certamente le categorie chiamate a pagare il prezzo più alto al risanamento dei conti pubblici. Anzi – sottolineano – con l’esproprio di 30 mila euro attuato dalle Manovre 2010-2011 pagano la propria quota procapite di debito pubblico”.
Ma i camici bianchi promettono battaglia. “Per contrastare la Manovra – spiegano – non basta la protesta di un giorno, ma una mobilitazione permanente che consenta di affrontare le scadenze applicative di questa Finanziaria articolando delle iniziative che costringano il Governo a cambiare rotta nell’interesse del Paese”.
Insomma, i medici dicono “basta ai tagli dei servizi, basta tasse sul lavoro dipendente, basta con la sospensione delle prerogative sindacali, basta con la marginalizzazione del lavoro sanitario esposto ai colpi di una burocrazia sempre più pesante, basta con le caste e le politiche che le sostengono”. Per far arrivare questi messaggi, i sindacati daranno vita a una “puntuale informazione nei luoghi di lavoro, ponendosi come punto di riferimento di proteste e proposte per modificare i regolamenti attuativi della Manovra attraverso forme di mobilitazione che nei prossimi mesi porteranno la sanità tutta nelle piazze italiane fino a fermarla”.
Adnkronos Salute – 21 luglio 2011