Entra il vigore dal 17 luglio la legge 111/2011 di conversione in legge del decreto legge 98/2011, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 164 del 16 luglio 2011. Medici e farmaci fra le partite aperte. L’esplosione dei ticket, il finanziamento al Ssn che fa acqua, i tagli a medici e personale e il rischio del blocco del turn over, i farmaci e le imprese sotto pressione. Sono (almeno) quattro le partite della manovra che mettono in tensione la sanità pubblica. Quattro partite decisive che per le Regioni, le prime “depositarie” della tenuta dei conti di asl e ospedali tanto più verso il federalismo e i costi standard, rappresentano altrettante sfide decisive.
C’è il rischio che il Ssn non regga più, è l’allarme dei governatori. Che puntano a tavoli di lavoro specifici per cercare di raddrizzare, se sarà possibile, l’impostazione della manovra a loro carico. Fari puntati così sull’intesa da stipulare entro aprile 2012 (il 30 giugno sui farmaci), per modulare le manovre 2013-2014. Ma i governatori puntano a un «patto» nuovo di zecca.
Il taglio 2013-2014 sull’indebitamento netto è di 7,5 miliardi (7,95 sul saldo netto da finanziare), con aumenti sul 2012 appena dello 0,5 e dell’1,4 per cento. Il nodo è tutto qui. La “carta segreta” dovrebbero essere dal 2013 i costi standard, che dovranno puntare su qualità e appropriatezza delle prestazioni. E di conseguenza dare una spuntatina di unghie alla spesa. Ma il rischio di una potatura delle prestazioni garantite dai Lea (i livelli essenziali di assistenza), c’è tutto.
E qui entrano in gioco i ticket, a cominciare da quello da 10 euro su visite e analisi. Che dal prossimo anno, pesando in totale oltre 834 milioni, sarà ben difficile per tutte evitare di scaricare sugli assistiti. Ma la sventagliata di ticket dovrebbe scattare poi dal 2014: su tutte le prestazioni sanitarie, in linea di principio anche sui ricoveri. Nel 2014 proprio i ticket dovrebbero garantire il 40% dei risparmi: almeno altri 2-2,5 miliardi.
Personale, farmaci e imprese, rappresentano altrettanti capitoli scottanti. Medici e personale del Ssn hanno rimediato ancora un anno di stop dei contratti: per i medici significa a regime una perdita media di 7.300 euro, di 2mila per il personale non medico. Mentre tutta da chiarire è l’applicabilità alla sanità del blocco del turn over. Il blocco determinerebbe sulla carta un mancato ricambio per 59mila unità totali: 20mila tra i medici e 39mila per il restante personale (17mila infermieri). Il pericolo di una paralisi del Ssn, a cominciare dal nervo scoperto dei pronto soccorso, è in agguato.
Sulla farmaceutica ospedaliera le industrie contestano il pay back a loro carico del 35% dello disavanzo, stimato in 700-800 miliardi di “tassa”. Altrimenti si tagliarebbe la spesa in farmacia (tetto al 12,5%). Ma sempre intervenendo sui costi dei farmaci in ospedale. Acquisti e dispositivi medici sono infine le altre due voci che chiamano in causa le imprese: da luglio 2012, in attesa dei costi standard veri e propri, partiranno i primi prezzi di riferimento per gli acquisti di tutte le forniture e le prestazioni di servizi sanitari e non. Mentre per i dispositivi medici dal 2013 scatterà il «tetto» di spesa (5,2% dell’intera spesa sanitaria nel 2014). Per le imprese – che devono sopportare il blocco dei pignoramenti anche per il 2012 nelle Regioni sotto piano di rientro – non sarà una passeggiata.
di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore del 16 luglio 2011)