Nei giorni scorsi in un comunicato ai giornali l’Ulss 19 di Adria ha ribadito la propria volontà di costituirsi parte civile nel processo sui bovini dopati che si aprirà in novembre davanti al tribunale collegiale di Rovigo. Di seguito una nota del segretario del SIVeMP Veneto, Roberto Poggiani. «L’inchiesta sui “bovini dopati” rappresenta una delle vicende più allarmanti che abbiano investito la sanità veterinaria veneta negli ultimi anni, sia per la materia trattata, l’adulterazione alimentare, che per il coinvolgimento di dipendenti del servizio pubblico. Merita quindi, nonostante il procedimento giudiziario sia ben lungi dall’essere concluso, un breve riepilogo e alcune parole di commento.
L’Ulss 19 di Adria, l’azienda sanitaria più colpita dall’inchiesta, ribadisce oggi la sua intenzione di costituirsi parte civile nel processo. A questo proposito va precisato che la costituzione dell’azienda adriese, affidata a un illustre legale trevigiano, il 21 giugno scorso è stata ritenuta inammissibile dal giudice dell’udienza preliminare Alessandra Testoni per un vizio formale. Ci si augura – visto che le spese legali dell’Ulss ricadono su tutti i cittadini – che nella prossima occasione l’avvocato scelto dal direttore generale Giuseppe Dal Ben, trevigiano pure lui, ignorando l’ufficio legale interno, produca un documento ineccepibile.
Detto questo ricordiamo come l’inchiesta che ha portato al processo per veterinari, allevatori e mediatori vide sottoposti a indagine anche alcuni dei vertici Ulss. Posizioni poi chiarite e archiviate. Con soddisfazione di tutti.
Per quanto ci riguarda vogliamo ricordare di aver segnalato per primi, come SIVeMP Veneto, anche per iscritto, all’allora direttore generale Alberto Monterosso, l’illiceità di alcuni comportamenti, i pesanti conflitti di interesse e le incompatibilità all’interno dei servizi veterinari adriesi. Nonostante il clima di malessere crescente, non fummo minimamente ascoltati. Pochi mesi dopo, a fine 2007, l’indagine deflagrò con i provvedimenti cautelari e l’arresto, tra gli altri, anche dell’ex responsabile del servizio sanità animale, proprietario di due allevamenti nello stesso territorio di Adria (il nostro codice di comportamento vieta esplicitamente che si prendano decisioni che vadano ad intervenire su attività proprie o dei familiari). Tra le altre questioni sollevate, avevamo sostenuto anche l’inopportunità di quella situazione. In una lettera inviata il 10 luglio 2006 al direttore generale Monterosso chiedemmo, tra l’altro, “chiarimenti in merito a possibili situazioni non in linea con il codice di comportamento dei pubblici dipendenti, ove non si dovessero ravvisare anche più gravi ipotesi di reato”. Fummo ignorati».
Verona, 17 luglio 2011 – riproduzione riservata
Leggi il comunicato dell’Ulss 19 apparso sul Gazzettino di Rovigo
In un comunicato l’azienda sanitaria adriese puntualizza come la sicurezza alimentare rappresenti un impegno prioritario. «Il tema della sicurezza alimentare – scrive l’Ulss 19 – ha in questi giorni interessato la nostra azienda perché si è dato avvio alla fase preliminare del processo penale relativo al caso “bovini dopati”, come ripreso dalla stampa. È doveroso precisare però che i fatti richiamati risalgono ad un’indagine della magistratura e conseguenti provvedimenti giudiziari che si sono concretizzati nel 2007. L’iter giudiziario successivo è in corso e pertanto non si hanno ancora evidenze conclusive su responsabilità e fatti accaduti tali da poter entrare nel merito».
Ed ancora. «Poiché la vicenda ha coinvolto personale di questa azienda, dall’anno 2008 si è provveduto a riorganizzare i Servizi veterinari, che hanno subito radicali cambiamenti garantendo così un rinnovato impegno a servizio della collettività. Al riguardo della vicenda sopracitata, come azienda abbiamo inteso salvaguardare e sottolineare il nostro ruolo garante della salute pubblica costituendoci parte civile già in fase preliminare del processo. La costituzione di parte civile presentata nell’udienza del 21 giugno non è stata ammessa: le esatte motivazioni dell’inammissibilità della costituzione saranno formalizzate con l’ordinanza del Gup al termine di tale fase. La costituzione di parte civile non ammessa riguarda comunque la fase preliminare e non quella processuale. Conseguentemente non vi è alcuna compromissione della posizione dell’Ulss 19 che reitererà la costituzione di parte civile prima dell’apertura eventuale del dibattimento al fine di ottenere l’integrale risarcimento dei danni subiti sia in termini economici che di immagine». L’azienda precisa inoltre: «Per ottenere un giudizio più immediato di eventuale responsabilità in capo agli indagati, abbiamo dato mandato ai nostri legali di valutare la possibilità di promuovere anche un’azione civile autonoma» (Il Gazzettino – 16 luglio 2011).