La cifra che gli europei hanno speso per i loro animali domestici soltanto nel 2010 (56,8 miliardi di euro) basterebbe a finanziare l’intero sistema dei diritti umani. La primavera araba ha portato il vento della democrazia in Medio Oriente e nel Nord Africa chiedendo alle Nazioni Unite uno sforzo ulteriore per far fronte a nuove emergenze umanitarie. Ma la cassa piange. Il budget di cui ha potuto disporre l’Alta Commissaria per i Diritti Umani, la signora Navi Pillay, è misero: 202 milioni di dollari “quanto gli australiani spendono in un anno per le uova di pasqua o il costo di tre aerei da combattimento F-16? ha detto ieri Pillay in una conferenza stampa a Ginevra. Ci vorrebbe un impegno maggiore.
“Chiedo a tutti gli Stati di dare di più per rendere i diritti umani una realtà” ha aggiunto la sudafricana, al comando del Commissariato dal 2008.
Poi l’affondo contro lo stile di vita dei cittadini della Ue: “La cifra che gli europei hanno speso per i loro animali domestici soltanto nel 2010 (56,8 miliardi di euro) basterebbe a finanziare l’intero sistema dei diritti umani, compreso il mio ufficio, per almeno 250 anni”. Parole di fuoco che inducono a una riflessione. Quando cammino per le strade di Milano spesso mi soffermo a guardare le vetrine dei negozi per animali. Alcune espongono prodotti di superlusso: cappottini, cucce leopardate, protezioni per le zampe a forma di doposci, aggeggi di cui mi sfugge l’uso e tante altre cose. E’ noto che ormai a New York i cani vanno dallo psicologo e che molte persone parlano dei loro animali come se fossero degli esseri umani.
Un paradosso che appare più evidente a chi dedica la sua vita ad aiutare i diseredati della terra. Una di queste è suor Laura Girotto da 18 anni missionaria in Europa che sul Corriere del 17 marzo ha raccontato a Gian Antonio Stella tutta la sua indignazione: “Leggo di iniziative per adottare i cani a distanza. Vedo nei supermercati reparti interi dedicati agli alimenti per animali, alla loro cura, ai loro giocattoli… I giocattoli! Ripeto: io li amo gli animali, ma santo Iddio! Ad Adua i bambini muoiono per delle sciocchezze, magari solo perché manca la cannula per metterli sotto flebo e reidratarli. Basta una diarrea infantile per uccidere un neonato in 24 ore. Come posso accettare questo abisso fra l’ attenzione per gli amici dell’ uomo e il disinteresse invece per l’ uomo?». Lo stesso tema è stato poi ripreso da Maria Volpe sul blog La 27sima ora in un post dal titolo “Se un cane vale più di un bimbo” che ha avuto la bellezza di 574 commenti, molti (purtroppo) di insulti verso l’autrice dell’articolo.
Ora l’appassionato appello dell’Alto Commissario Onu riporta il dibattito in prima linea. “Quando guardo ai soldi che vengono investiti nei diritti umani – ha detto – mi chiedo quanto profondo sia l’impegno delle persone a difesa dei coraggiosi manifestanti che nel Medio Oriente e nel Nord Africa hanno riaffermato l’importanza di quei diritti”. A voi lettori giro la domanda. Perché siamo così restii a fare una donazione per aiutare un bambino che muore di fame mentre i negozi di gadget per gli animali domestici fanno affari d’oro?
Monica Ricci Sargentini – corriere.it – 1 luglio 2011