Il presidente Enpav Gianni Mancuso risponde all’inchiesta del quotidiano la Repubblica del 17 giugno scorso dal titolo “Pensioni sull’orlo del crac”. Nella nota Mancuso sottolinea come nell’approfondimento, piuttosto articolato, si torni «a parlare nuovamente dei titoli strutturati come se i fiumi di parole spesi dalla stampa di settore non fossero stati sufficienti». Secondo il presidente Enpav «il tutto prende spunto dalle vicende che hanno recentemente investito una delle principali Casse di previdenza italiane, ma che nulla hanno a che vedere con il resto del mondo previdenziale e meno che mai con l’Enapv. In tale inchiesta si evidenzia come, tra le tante, anche l’Enpav abbia “improvvidamente” acquistato nel corso degli anni obbligazioni strutturate».
«Negli articoli di questa inchiesta – continua Mancuso – non ci si preoccupa di indicare le caratteristiche di ciascuna delle obbligazioni presenti nei bilanci degli Enti, evidenziandone i rischi connessi. Pertanto per l’ennesima volta faremo noi un po’ di chiarezza. Nel nostro caso, si tratta di emissioni a capitale garantito che nel corso della loro vita sono state penalizzate esclusivamente da un punto di vista cedolare. I capitali investiti, invece, sono rimasti integri, in quanto garantiti dagli emittenti. Per capire meglio facciamo un esempio. Nel 2004 l’Ente decise di inserire nella propria Asset Allocation un prodotto legato al mercato degli hedge funds, caratterizzato da interessanti tassi di redditività e da una forte decorrelazione rispetto ai mercati azionari e obbligazionari. Questa operazione poteva essere effettuata tramite la sottoscrizione diretta di un fondo o per il tramite di un’obbligazione strutturata, cioè un’obbligazione con sottostante rappresentato da fondi di fondi hedge. Nel primo caso l’Enpav si sarebbe accollato per intero il rischio legato al mercato di riferimento (quello degli hedge), nel secondo l’Enpav avrebbe girato questo rischio ad una terza parte bancaria che diveniva garante della restituzione a scadenza del capitale investito tramite l’emissione di un’obbligazione. L’Enpav, a questo punto creditore della banca emittente, si sarebbe assunto il rischio di un fallimento. Appare ovvio che la scelta di un emittente solido è alla base del buon funzionamento di questa tipologia di prodotto, in quanto è sull’emittente che grava l’onere della restituzione a scadenza del nominale sottoscritto, indipendentemente dall’andamento del mercato sottostante cui l’emissione è collegata».
«La storia ha dimostrato che la scelta dell’Ente è stata tutt’altro che sbagliata, nonostante l’esplosione di una delle crisi finanziarie più devastanti dell’era moderna. Le perdite registrate sul mercato degli hedge funds, così come su tutti gli altri mercati, sono state talmente elevate che gran parte dei fondi presenti a metà del 2007 oggi non esistono più. Grazie alla struttura prima ricordata, la penalizzazione ha riguardato esclusivamente il profilo cedolare delle obbligazioni, mentre i capitali a scadenza sono rimasti integri, in quanto garantiti dagli emittenti».
«A fine 2010 è stato deciso di ristrutturare l’intero pacchetto di obbligazioni strutturate a capitale garantito in portafoglio, con un duplice obiettivo: in primo luogo, mettere a tacere una volta per tutte le critiche (fin troppo strumentali!) mosse al mondo delle casse da parte degli organi di stampa di settore e non, che ritengono tali strumenti troppo rischiosi per il mondo previdenziale; in secondo luogo, ridare a questi strumenti un profilo di redditività che fosse in linea con gli obiettivi di lungo periodo tipici dell’Ente. Il processo di ristrutturazione, lungo e laborioso, ha perfettamente centrato gli obiettivi indicati:
• è stato ridotto sensibilmente il profilo di rischio dell’investimento, oggi esposto solo nei confronti di emissioni dello Stato Italiano e non più nei confronti di un pool di banche internazionali, seppur di rating elevato;
• è stato incrementato sensibilmente il profilo reddituale dell’investimento, pari a circa il 4% medio annuo;
• abbiamo annullato la nostra esposizione in strutturati.
Inoltre i dati utilizzati per descrivere la situazione economico patrimoniale dell’ENPAV nella medesima inchiesta sono semplicemente datati».
«Si riferiscono, infatti, al Bilancio tecnico redatto in base ai dati del 2006, prima che si potesse valutare l’impatto della riforma del sistema pensionistico ENPAV approvata dall’Assemblea nazionale dei Delegati del 13 giugno 2009 ed entrata in vigore il 1° gennaio 2010».
«Tali interventi – conclude Mancuso – hanno reso l’ENPAV prospetticamente in grado di garantire la propria sostenibilità oltre i trent’anni richiesti dai Ministeri vigilanti e di escludere l’azzeramento del proprio patrimonio in un orizzonte temporale virtualmente infinito».
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a cura di C.Fo. – 20 giugno 2011 – riproduzione riservata