Allerta dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e del Centro americano per il controllo delle malattie infettive (Cdc di Atlanta) per la rabbia. Manca la prevenzione e si è individuata una mutazione di un ceppo virale in Arizona. Il virus del pipistrello gigante ha fatto un salto di specie creando una forma di rabbia delle molfette, con trasmissione anche attraverso l’apparato respiratorio (mutazione di Flagstaff). Non solo. Nel gennaio 2010 si è registrato un focolaio d’infezione nel cuore di New York, in Central Park: infettati 50 procioni. Colpa di cani randagi, di volpi cittadine?
E per fortuna che la rabbia non è endemica in Gran Bretagna, dove sono comparse volpi giganti, grandi quanto un bimbo di 6-7 anni. E il traffico di cuccioli dall’Est Europa, dove la rabbia è endemica e non è combattuta, è tra le cause di diffusione planetaria. Attenzione poi, tra gli animali domestici sono in aumento i gatti colpiti dalla rabbia. La situazione preoccupa laddove non esiste un obbligo di vaccinazione per gli animali domestici.
287 CASI IN TRIVENETO – Anche in Italia, continuano i casi dopo la volpe malata individuata il 10 ottobre 2008 in provincia di Udine. Nel corso del 2009 e tutto il 2010 l’epidemia si è diffusa in direzione Sud-Ovest, comprendendo il Friuli Venezia Giulia, il Veneto (in particolare la provincia di Belluno), fino ai casi più recenti nella provincia autonoma di Trento. Contagio di confine. Nelle vicine Austria e Slovenia il virus è di casa e non è contrastato. Responsabile anche il turismo venatorio, se i cacciatori non fanno vaccinare e controllare i loro cani. Nonostante la campagna di vaccinazione in atto (si stima che oltre la metà delle volpi si siano immunizzate mangiando le esche con il vaccino), sono finora 287 i casi in tutto il triveneto: a parte le volpi, 9 gatti, tre cani, caprioli, tassi, marmotte, una faina, una mucca, un cervo. Non mancano gli umani infettati: quattro. L’Oms avverte che nel mondo muore di rabbia una persona ogni dieci minuti. Un’italiana, deceduta in ospedale a Venezia, era stata contagiata in Nepal. Un morso o la saliva dell’animale infetto a contatto con una ferita, il contagio, la lunga incubazione (40-60 giorni) senza sintomi.
LENTEZZA DELLA PROFILASSI – «Uno dei problemi da affrontare – interviene Angelo Troi, segretario nazionale del Sindacato dei veterinari libero professionisti (Sivelp) – è la lentezza nella profilassi degli animali domestici». La malattia in Italia non si è arrestata, i contagi continuano. Spiega Troi: «Il fatto che in inverno siano diminuiti i casi non deve far abbassare la guardia. Per i proprietari degli animali valgono le precauzioni stabilite da ministero della Salute e Regione Veneto. Misure di protezione talmente importanti da prevedere fino a 9.000 euro di multa per gli inosservanti. Vanno vaccinati tutti i cani che si trovano in alcune zone a rischio del Veneto: le province di Belluno e Treviso, la parte orientale della provincia di Venezia e l’alto vicentino. Da vaccinare anche i gatti domestici». Attenzione, poi, agli animali feriti rinvenuti sulle strade. Il nuovo Codice della strada prevede l’obbligo di assicurarne il soccorso. «Ma – dice Troi – bisogna essere prudenti e limitarsi ad avvertire le autorità sanitarie preposte. L’animale affetto da rabbia, infatti, può essere vittima di incidenti più facilmente dei sani, in quanto la sindrome neurologica lo rende incapace di reagire al pericolo».
70.000 MORTI IN TUTTO IL MONDO – A causa di questo virus ogni anno muoiono nel mondo 70.000 persone. Il 95% nelle zone tropicali e subtropicali di Asia, Africa e America latina. I sintomi iniziali assomigliano a quelli di una comune influenza (febbre, dolori, cefalea), perciò sono spesso trascurati. Se non trattata, la malattia porta convulsioni, paralisi, coma e morte. Ma è curabile se si interviene subito. I bambini sono particolarmente a rischio: si stima che ogni giorno ne muoiano per la rabbia circa 100. Chi si reca in un paese dove è in corso un’epidemia non “dimentichi” di vaccinarsi tre settimane prima di partire. Nel gennaio scorso c’è stata un’emergenza a Bali: numerosi cani affetti dal virus, almeno cento i morti tra le persone infettate. Sono stati abbattuti 200 mila cani randagi.
corriere.it – 7 giugno 2011