Alla sanità veneta è arrivato il cartellino giallo. L’arbitro Massicci (il funzionario che a Roma presiede il tavolo che valuta le performance della regioni) lo ha inevitabilmente alzato: circa 60 milioni di disavanzo, se pur sono il segno tangibile di una manovra di contenimento della spesa che ha pochi precedenti, non sono sufficienti per ottenere l’assoluzione. A dividere la Regione dall’inevitabile cartellino rosso, leggasi commissariamento, a questo punto non resta che il ticket (sempre che dal cilindro non esca prodigiosamente una manciata di milioni a salvare il Veneto). «É accaduto quello che si sapeva – sottolinea l’assessore alla sanità del Veneto, Luca Coletto – E aggiunge: «Certo che brucia vedersi respingere quando si pagano le prestazioni non obbligatorie (extra Lea), si danno 54 milioni al sociale e non si può contare sul gettito Irpef».
E mentre si aspetta fine aprile per chiudere la partita, l’assessore in settimana siederà ad un altro tavolo, quello del riparto, dove andrà a chiedere per il Veneto 140 milioni in più. «Ci servono per poter continuare a garantire i livelli di assistenza che diamo oggi – sottolinea Coletto – Certo, che se le regioni del Sud dovessero spuntarla con il criterio della deprivazione (conteggio dei riparto tenendo conto dell’indice di povertà), al Veneto arriverebbero 200 milioni in meno e alla Lombardia 240. Un disastro che si deve evitare».
Il Gazzettino – 12 aprile 2011