Comincia mercoledì la via crucis della sanità veneta. A dare lo start l’assessore Luca Coletto (nella foto), convocato dal presidente della Commissione d’inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari Leoluca Orlando, al quale dovrà spiegare nel dettaglio al situazione economico-finanziaria della sanità della Regione, raccontando, magari come intende presentarsi a Roma con i conti a posto per evitare il commissariamento. Il tempo infatti stringe. E mentre si aspetta che il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani metta di nuovo attorno ad un tavolo i governatori d’Italia per decidere il riparto della sanità, il Veneto comincia a spremere le meningi per trovare i 73 milioni di euro che lo dividono dal commissariamento.
E, inevitabilmente, dall’introduzione di un balzello (Irpef o ticket?) calato direttamente dal Mef (Ministero dell’Economia e Finanza).
Sarebbe una beffa, dopo la cura dimagrante imposta alle Asl e alla pesante manovra di contenimento messa in atto dalla Regione. Ma la legge è uguale per tutti e che si tratti del miliardo o poco più di qualche regione del Sud o di una manciata di euro, il “tavolo Massicci” (l’organismo di valutazione dei bilanci) non ammette deroghe. E si comincia a guardare il cronoprogramma che di spazi, in effetti, ora ne lascia davvero pochi. Orlando apre le danze, ma è solo la prima tappa. Tanto che c’è chi comincia a pensare che in fondo trovare a bocce ferme una soluzione (per l’Irpef magari è tardi, ma non per altri balzelli) per evitare l’onta, soprattutto dopo tanta fatica, non sarebbe poi così male.
Il 20 marzo la Regione dovrà presentare la rendicontazione del quarto trimestre al cosidetto “tavolo Massicci”: 73 milioni il buco (salvo sorprese dell’ultima ora). La domanda romana sarà inevitabile: come ripianate? Irpef? Ticket? Fondi regionali? Se la soluzione non si trova, arriva la lettera di diffida del Presidente del Consiglio che chiede la copertura del buco entro il 30 aprile.
Qualora il Veneto non ce la facesse (finora non si vedono possibilità per nuove risorse), dal 1. maggio il governatore Luca Zaia si ritroverebbe “commissario ad acta”, e in tal veste, avrebbe i poteri per mettere in atto tutte le azioni necessarie a trovare la somma mancante. Dovesse fallire Zaia, entrerebbe in gioco il Mef con una sola strada: un piano di rientro. Queste tappe sono inevitabili perchè scandite dalla normativa vigente, il resto è ruolo della politica.
Lo scorso anno, l’intervento del Ministero venne scongiurato perchè il Veneto usò 68 milioni di Irpef accantonati e 24 milioni di fondi regionali reperiti dalla giunta Zaia. Soluzioni in mano a Zaia? L’Irpef amato da pochi (Pdl ostile, per esempio), ma pagata in base al reddito. Altrimenti arriva la tassa del Mef (o il ticket) che porterebbe ad un balzello uguale per tutti. Ma voci di corridoio fanno intravvedere un certo ottimismo: negli ultimi giorni la Regione sta trovando nelle pieghe del bilancio qualche milione inatteso (dal’Irpef o da altri canali), e non è escluso che al momento del consuntivo dal cilidro esca anche una sorpresa. E sarà questo il piatto forte del dibattito dei prossimi giorni.
Daniela Boresi
Il Gazzettino – 26 febbraio 2011