Nome e marchio del prodotto alimentare considerato rischioso per la salute, motivo del ritiro e lista dei negozi dove è stato venduto. Tutte queste informazioni dal primo gennaio scorso sono on line nella Regione Valle d’Aosta. Operazione trasparenza a tutela dei consumatori che rappresenta una piccola rivoluzione. E che crea una situazione di disparità di trattamento con i cittadini delle altre Regioni, meno informati su eventuali prodotti a rischio che possono essere presenti in frigorifero o nella dispensa. La decisione del responsabile del servizio veterinario regionale Mauro Ruffier fa prevalere su tutto il principio di precauzione. Di seguito un approfondimento della notizia da ilfattoalimentare.it
«Dal 1 gennaio 2011 i cittadini della Valle d’Aosta trovano in rete l’elenco dei prodotti alimentari ritirati dal mercato perché considerati rischiosi per la salute. L’idea è venuta all’Assessorato alla Sanità dopo due episodi di intossicazione registrati l’anno scorso (nel primo caso sono state coinvolte 20 persone che avevano ingerito cozze italiane contaminante da biotossine, nel secondo caso il gruppo era composto da 80 cittadini tra cui molti turisti, intossicati da un parassita presente nel pesce pescato nel lago Trasimeno – Clonorchis sinensis – e commercializzato anche in Valle d’Aosta).
A questo punto il responsabile del Servizio veterinario della Regione Valle d’Aosta Mauro Ruffier, ha pensato di pubblicare i dati in suo possesso. L’intento è dare la possibilità ai cittadini di controllare se nella lista degli alimenti ritirati ci sono prodotti presenti nel frigorifero o nella dispensa. In rete a fianco del marchio del prodotto compare il motivo del ritiro e la lista dei negozi dove è stato venduto. L’informazione serve anche agli ospedali per avere più elementi a disposizione nelle diagnosi cliniche che presentano situazioni simili.
Nella lista pubblicata a gennaio troviamo: Il latte a lunga conservazione parzialmente scremato della Sterilgarda (da consumare preferibilmente entro il 26 gennaio 2011) ritirato per l’elevato numero di batteri mesofili. Anche lo yogurt alla fragola in vasetti di vetro da 375 g della Ditta Fratelli Panizzi di Courmayeur, con data di scadenza 17 febbraio è stato ritirato perchè può contenere pezzetti di vetro. Nell’elenco c’è lo snack olandese della Amaizing Chili Cornrolls (da consumare preferibilmente entro il 14 aprile 2011), che sull’etichetta non dichiara la presenza di soia (una dimenticanza molto importante per le persone allergiche).
La decisione della Valle d’Aosta si configura come una piccola rivoluzione, visto che, fino a poche settimane fa, questi atti erano riservati e non potevano essere divulgati. Di fronte al principio di precauzione scelto come elemento prioritario dalla Regione, lo steccato è caduto e adesso i cittadini sono giustamente informati, anche se si crea un evidente disparità di trattamento tra consumatori.
Facciamo un esempio. Aosta ritira dai negozi una partita di salmone affumicato contaminato da Listeria e pubblica la notizia in rete. I cittadini della Valle possono controllare su internet se il salmone presene in casa rientra nella partita, i milanesi e i torinesi che hanno nel frigorifero lo stesso salmone affumicato non sono però informati, anche se la contaminazione da Listeria può scatenare effetti abbastanza seri. La questione è semplice, i cittadini italiani (tranne quelli della Valle d’Aosta) non conoscono il nome dei prodotti alimentari potenzialmente rischiosi per la salute ritirati dal commercio, anche se spesso si trovano nella dispensa di casa.
Il sistema di allerta italiano quando riceve una segnalazione procede al ritiro del prodotto dai supermercati e dai negozi ma non lo dice ai cittadini tranne nei rarissimi casi di contaminazione da Botulino.
Per rendersi conto della rivoluzione inaugurata ad Aosta, basta dire che il sistema di allerta rapido dell’Unione Europea (Rasff), pubblica ogni settimana l’elenco di 50-80 prodotti ritirati dal mercato, senza indicare il marchio (1).
A Roma il ministero della Salute è al corrente dell’iniziativa. L’idea è stata discussa anche il 25 gennaio 2011, in una riunione del Coordinamento interregionale per la sicurezza alimentare che raggruppa intorno ad un tavolo i rappresentanti delle regioni. In questo incontro il referente della regione Campania ha rilevato che la pubblicazione della lista dei prodotti sul web può essere una buona soluzione per informare il consumatore».
Roberto La Pira
(1) Le informazioni riguardano solo prodotti alimentari che hanno attraversato le frontiere (per esempio formaggi italiani venduti in Francia o viceversa) e le notizie complete relative a: marchio, scadenza, origine e distribuzione sono riservate alle autorità nazionali che devono effettuare i controlli sul territorio e ritirare i prodotti.
Ilfattoalimentare.it – 29 gennaio 2011