La proposta del ministero della Salute ricalca quella dello scorso anno, senza nessuna valorizzazione della “deprivazione sociale”. E nella discussione le Regioni si dividono al di là delle appartenenze politiche: un “fronte del Nord” che accetta solo la pesatura per età contrapposto alle regioni meridionali che chiedono di “pesare” anche la realtà socioeconomica. Nel 2011 il finanziamento complessivo per la sanità pubblica sarà di 106,45 miliardi. Ora però il problema all’ordine del giorno è quello di come ripartire tra le Regioni questa cifra e in particolare i 103,963 miliardi di euro corrispondenti alle somme non vincolate del fondo sanitario
Nella proposta di riparto non sono infatti comprese le quote vincolate per gli obiettivi di piano e le altre voci con vincolo di spesa. La Conferenza dei presidenti regionali dedicata a questo tema è già stata convocata per il prossimo 20 gennaio, mentre in questa settimana dovrebbe istruire la materia la Commissione Salute delle Regioni.
La proposta già avanzata dal ministero della Salute, in sintesi, non presenta sostanziali novità rispetto ai criteri utilizzati negli ultimi anni. In sostanza, si utilizza una ripartizione procapite secca per la prevenzione e la medicina territoriale, una ripartizione pesata per età per la medicina specialistica, mentre per l’assistenza ospedaliera si divide a metà: 50% con quota capitaria secca, 50% con quota capitaria pesata. Infine l’assistenza farmaceutica (predeterminata al 13,3% del totale) risulta di fatto valutata secondo il mix complessivo. Il risultato è dunque che circa il 60% del riparto viene realizzato utilizzando esclusivamente la ripartizione procapite, mentre il restante 40% è corretto in base all’età della popolazione.
A questi criteri si devono poi aggiungere le correzioni “a lapis”, ovvero quegli aggiustamenti patteggiati di volta in volta tra le Regioni.
Da molti anni le Regioni del Sud chiedono che vengano rivisti i criteri per il riparto del cosiddetto fondo sanitario nazionale, introducendo indici di valorizzazione delle situazioni di disagio sociale ed economico (che producono sempre un maggior consumo sanitario). In questa direzione andava anche il Documento elaborato dall’Agenas, su richiesta della Conferenza delle Regioni, reso pubblico lo scorso novembre. Ma questa revisione dei criteri non sembra, ancora una volta, aver trovato applicazione. Lo scontro, sebbene mai esplicitato, è tutto interno alle stesse Regioni e assolutamente trasversale agli schieramenti politici: a difendere una rigida applicazione della sola pesatura per età si schierano Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, contrapponendosi dunque alle Regioni meridionali.
E quest’anno lo scontro potrebbe essere ancora più aspro, visto che il bilancio sanitario 2011 sarà la base per il calcolo dei costi standard nel 2013, come prevede il decreto sul federalismo fiscale.
Quotidianosanità.it
10 gennaio 2011