Nuovo allarme della Banca d’Italia sulla situazione economica dell’Italia che rischia di «trovarsi di fronte a un bivio» tra stagnazione e crescita. «Senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, si indebolisce l’accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità». Queste le dichiarazioni del governatore Mario Draghi, nel corso del suo intervento al convegno della facoltà di Economia dell’università politecnica della Marche dedicato all’economista Giorgio Fuà. Per Draghi gli effetti della recessione sulla struttura produttiva italiana «devono ancora essere valutati», ma sono i giovani che corrono i maggiori rischi anche perché la mobilità sociale nel nostro paese è tra i livelli più bassi in Europa.
Il governatore: «Gli effetti della recessione devono ancora essere valutati. Il paese rischia di trovarsi di fronte a un bivio tra stagnazione e crescita»
Nuovo allarme della Banca d’Italia sulla situazione economica dell’Italia, che rischia di «trovarsi di fronte a un bivio» tra stagnazione e crescita. E poi il ruolo chiave giocato dai precari sul fronte della produttività. Sono le idee del governatore Mario Draghi, espresse nel corso del suo intervento al convegno della facoltà di Economia dell’università politecnica della Marche dedicato all’economista Giorgio Fuà. Per Draghi gli effetti della recessione sulla struttura produttiva italiana «devono ancora essere valutati», ma sono i giovani che corrono i maggiori rischi anche perché la mobilità sociale nel nostro paese è tra i livelli più bassi in Europa.
ITALIA FATICA, BISOGNA PREOCCUPARSI – L’economia italiana fatica a crescere e per questo non bisogna smettere di preoccuparsi. È il richiamo del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, secondo cui «la difficoltà dell’economia italiana di crescere e di creare reddito non deve smettere di preoccuparci». «Dobbiamo ancora valutare – ha aggiunto il governatore – gli effetti della recessione sulla nostra struttura produttiva. È possibile che lo shock della crisi abbia accelerato la ristrutturazione almeno di parti del sistema, accrescendone efficienza e competitività; è possibile un semplice, lento ritorno al passo ridotto degli anni pre-crisi; è anche possibile un percorso più negativo».
EVITARE IL CALO DELLA PRODUTTIVITA’ STABILIZZANDO I PRECARI – Altro tema chiave: una graduale stabilizzazione dei precari che, secondo Draghi, è indispensabile per evitare alla lunga un calo della produttività: «Nel mercato del lavoro – ha detto il Governatore – il dualismo si è accentuato. Rimane diffusa l’occupazione irregolare, stimata dall’Istat in circa il 12% del totale delle unità di lavoro. Le riforme attuate, diffondendo l’uso di contratti a termine, hanno incoraggiato l’impiego del lavoro, portando ad aumentare l’occupazione negli anni precedenti la crisi, più che nei maggiori paesi dell’area dell’euro». «Ma senza la prospettiva – ha concluso il governatore – di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, si indebolisce l’accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità».
BASSA MOBILITA’ SOCIALE – E, ancora, a completare il quadro a tinte fosche sulla situazione del paese, ancorato a freni che non si sciolgono: la mobilità sociale in Italia è ancora scarsa e l’origine familiare conta più degli studi nel successo professionale dei giovani: «La mobilità sociale persistentemente bassa che si osserva in Italia – ha detto il governatore – deve allarmarci. Studi da noi condotti mostrano come, nel determinare il successo professionale di un giovane, il luogo di nascita e le caratteristiche dei genitori continuino a pesare molto di più delle caratteristiche personali, come il livello di istruzione». «Il legame – ha concluso Draghi – tra risultati economici dei genitori e dei figli appare fra i più stretti nel confronto internazionale».
ITALIA PEGGIO DEI PARTNER EUROPEI – In questo quadro, secondo Draghi, l’Italia ha «subito una evidente perdita di competitività rispetto ai nostri principali partner europei». «Tra il 1998 e il 2008 – ha detto Draghi – nei primi dieci anni dell’Unione monetaria, il costo del lavoro per unità di prodotto nel settore privato è aumentato del 24% in Italia, del 15% in Francia; è addirittura diminuito in Germania». «Per comprendere le difficoltà di crescita dell’Italia – ha concluso il governatore – dobbiamo innanzitutto interrogarci sulle cause del deludente andamento della produttività».
fonte: Ansa
5 novembre 2010
leggi il testo integrale della lezione magistrale del governatore Mario Draghi