Eccola dopo quasi un anno di attesa la riforma dell’Aifa: il regolamento ha incassato il via libera di Mef e Funzione pubblica ed è atteso in Conferenza Stato Regioni già il 12 ottobre. Se non ci saranno intoppi, dopo il sì di Consiglio di Stato e Corte dei conti, la riforma entrerà in vigore entro novembre giusto in tempo per provare a far entrare in vigore la nuova governance prima che scadano l’attuale commissione tecnico-scientifica e il comitato prezzi i i cui membri resteranno in carica fino al prossimo 1 dicembre quando scadrà l’ultima proroga (finora ce ne sono state sei) decisa per decreto una settimana fa. Al loro posto nascerà come detto una unica Commissione scientifico-economica (Cse) di 10 membri: i due di diritto saranno il direttore tecnico scientifico e il presidente dell’Iss, altri 6 membri saranno nominati dalla Salute e gli ultimi due da Mef e Regioni. L’obiettivo come ha detto più volte il ministro della Salute Orazio Schillaci è «semplificare e accelerare i processi di approvazione dei farmaci», ma sul tavolo c’è anche un nuovo provvedimento allo studio per rendere più competitiva l’Italia nell’attrarre i grandi investimenti nella ricerca dei nuovi farmaci : il nostro Paese quasi un anno fa ha recepito con grande ritardo le regole Ue del 2014 sulle sperimentazioni cliniche ora si punta a fare degli aggiustamenti con l’ipotesi di fare un testo unico: «Ci sono una serie di misure anche più vecchie che contrastano l’una con l’altra, dalla privacy ai comitati etici, che vanno migliorate e razionalizzate», spiega l’ex direttore dell’Ema Guido Rassi che fa parte del tavolo di esperti nominati da Schillaci che sta lavorando al testo che potrebbe essere pronto «in qualche mese». «Oggi – continua Rasi – la competizione è a tre livelli: Europa verso il resto del mondo, l’Italia che deve competere con gli altri Paesi Ue e le aziende che devono convincere le case madri a investire nel nostro Paese. Per questo essere competitivi è cruciale».
In media il nostro Paese attrae circa 700 milioni di investimenti delle aziende con 660 studi clinici realizzati nel 2022, «ma si può e deve fare molto di più – conferma il presidente di Farmindustria Marcello Cattani – sciogliendo tutti quei nodi legati alla burocrazia e alla privacy che ancora non ci rendono così competitivi su scala globale». «Sull’Aifa – continua Cattani – una riforma della governance non è più rinviabile per snellire le procedure e i tempi: basti pensare che per un nuovo farmaco in Germania si aspettano 2 mesi contro i 14 mesi dell’Italia».