repubblica. Elly Schlein non si sente «miope», per dirla con Meloni. Anzi, sui tagli alla sanità che prepara la destra è convinta di vederci benissimo: «Non è solo una presa in giro per gli elettori, anche quelli che hanno votato FdI. È uno scempio. Poi chiariamoci: commentando un documento di economia e finanza del governo, di cos’altro dovremmo parlare se non di quali risorse destinare alle priorità del Paese?».
In questa chiacchierata con Repubblica , la segretaria del Pd non si limita a criticare la nota di aggiornamento al Def appena licenziata dall’esecutivo. Racconta anche cosa farebbe se ci fosse lei nella stanza dei bottoni di Palazzo Chigi. È un abbozzo di piano che proverà a condividere nei prossimi giorni col resto delle opposizioni, per arrivare a una proposta di legge comune, con M5S, Azione e gli altri, modello salario minimo: «Servono almeno 4 miliardi l’anno in più per i prossimi cinque anni per raggiungere il 7,5% di spesa sanitaria rispetto al Pil e portare l’Italia alla media europea». Per farne cosa? Intanto, spiega Schlein, «per sbloccare le assunzioni e chiudere la stagione dei gettonisti». E poi per attuare davvero «la riforma della medicina territoriale e di prossimità, che è il tassello fondamentale per decongestionare gli ospedali e dare cure appropriate. In un Paese in cui milioni di persone rinunciano a curarsi perché non se lo possono permettere, il diritto alla salute dipende troppo spesso da quanto dista la loro casa da un grande centro urbano e dai suoi ospedali».
Il Pd, assicura, «non farà mezzo passo indietro di fronte al tentativo di questo governo di spingere “sull’orlo del baratro” la sanità pubblica, come ha chiarito la fondazione Gimbe». Barricate in Parlamento, quindi, da qui alla legge di Bilancio. Facile intuire che, come il lavoro povero, anche la sanità alle prese con budget sempre più striminziti sarà un cavallo di battaglia dei dem nella corsa verso le Europee. Per Schlein, «Meloni non sa o non vuole vedere le diseguaglianze che crescono tra i cittadini di fronte alla malattia, le liste d’attesa che si allungano a dismisura, la carenza drammatica di personale nei servizi pubblici, il malessere profondo che vivono medici, infermieri, professionisti che dopo essere stati chiamati eroi durante la pandemia ora si sentono abbandonati. La destra come pensa di spiegare al Paese che non metteranno risorse aggiuntive per la sanità e che, addirittura, stanno preparando tagli pesantissimi?».
Dopo le stoccate, c’è anche un’offerta di dialogo alla premier: «Noi siamo pronti a discutere sulle misure per migliorare il nostro servizio sanitario nazionale». Purché nonsi tratti di aperture tattiche, come è avvenuto proprio sul salario minimo, ma di risorse vere. «Non è giustizia sociale dover fare 200 giorni di lista di attesa per una mammografia, quando in alcune strutture si possono pagare 149 euro per saltare la fila al pronto soccorso – riprende la leader del Pd Abbiamo bisogno di una sanità non solo ospedaliera e di qualità ma sempre più territoriale, capillare, delle case della comunità». Mettere insieme le opposizioni però si sta rivelando complicato. Carlo Calenda ha già presentato (anche al governo) il suo pacchetto di proposte sulla sanità, che prevede 2 miliardi di rimborsi ai privati. Il M5S ha messo il veto, perché ritiene che la mossa svantaggi il comparto pubblico, e già lavora a una sua pdl in autonomia, affidata alla vice-presidente del Senato, Mariolina Castellone. Insomma, le minoranze sembrano di nuovo intenzionate a marciare in ordine sparso. Schlein però non ha sperso la speranza. Ricorda che sul salario minimo si è partiti da 4 proposte di legge diverse e che si è comunque arrivati a una sintesi. Il punto, per la leader dem, è uno, oltre i distinguo e gli sgambetti fra soci dell’ex campo largo: «Dobbiamo difendere la sanità pubblica dagli attacchi di chi ha interesse a tagliare e privatizzare. Senza investimenti sulla sanità pubblica il sistema rischia il tracollo, si favorisce solo il privato e aumentano le diseguaglianze». Per Meloni, conclude Schlein, «il tempo della propaganda è finito, i nodi vengono al pettine e noi ci opporremo con ogni mezzoaquesto scempio».