La fondazione Gimbe: “Si va verso il baratro”. In piazza proteste e scontri
Non nasconde, e non può farlo, che i tagli ci saranno. Ma Giorgia Meloni giustifica così la riduzione dei fondi della Sanità che mette in allarme i governatori: «Un sistema sanitario efficace è l’obiettivo di tutti però sarebbe miope concentrare tutta la discussione sull’aumento delle risorse. Bisogna avere un approccio più profondo anche su come vengono spese. Non basta necessariamente spendere di più per risolvere i problemi se poi i fondi vengono usati in modo inefficiente ». A Torino, nell’intervento più atteso del festival delle Regioni, la premier mette avanti a sé la carenza di risorse che affligge l’esecutivo e invita tutti, a ogni livello istituzionale, a una maggiore responsabilità. Un intervento lungo 33 minuti, che segue l’appello di Sergio Mattarella («Il servizio sanitario è un patrimonio da difendere »), che tocca svariati temi ma che sulle risorse è ispirato al low profile. Anche se la fondazione Gimbe avverte che la sanità pubblica italiana «va verso il baratro» a causa del crollo del rapporto tra spesa sanitaria e Pil. Questo comparto, assicura comunque Meloni, sarà al centro della manovra, insieme al taglio del cuneo fiscale e agli aiuti alle famiglie «che mettono al mondo i figli».
Riaffiora, ma senza grande convinzione, anche il tema del rafforzamento delle pensioni più basse chiesto da Forza Italia. Il cuore della questione è il solito: i soldi sono pochi «anche a causa dell’eredità di una politica che ha sempre avuto in passato un orizzonte troppo breve». E allora avanti step by step, con obiettivi proclamati da sacrificare «all’orizzonte di una legislatura. Non si può fare tutto e subito — spiega Meloni — ma si possono cadenzare gli interventi». E il segnale lanciato in primis agli alleati, è chiaro: «Sento addosso il peso della responsabilità che si porta sulla spalle nel guidare l’Italia. Si è eredi di una storia straordinaria. Esserne all’altezza è difficilissimo, non consente leggerezza, superficialità o personalismi». Le incognite restano tante. Fra queste il piano Mattei per l’Africa che ancora nessuno conosce ma che — promette Meloni — sarà portato presto in Parlamento. Sui migranti il confronto con l’Europa, e con i principali partner, è durissimo: dal Consiglio europeo che si terrà a Granada la premier si aspetta «passi in avanti. Ci stiamo lavorando, ci lavoriamo ogni giorno». Ora, conclude, «bisogna essere molto concreti». In prima fila, nel teatro Carignano, ci sono il presidente delle Regioni Massimiliano Fedriga e il ministro Roberto Calderoli. Che applaudono nell’ascoltare la premier affermare che il prossimo «sarà l’anno delle riforme, nel quale mettere in cantiere tutte quelle che abbiamo in mente. Eviteranno ribaltoni e giochi di palazzo». Fra queste l’autonomia differenziata:«Un’occasione per costruire un’Italia più unita e più forte». L’ultimo sprone è sul Pnrr: Meloni ribadisce che non sono ammessi ritardi. L’invito è quello di «correre, correre, correre». La responsabile del governo fa un discorso inclusivo, e dopo aver posato un mazzo di fiori sullo scranno che fu di Cavour, primo presidente del Consiglio italiano, invita alla «leale collaborazione» tra i livelli istituzionali. Nel teatro giungono gli echi delle proteste di piazza represse dalla polizia, cheMeloni minimizza: «Le considero normali e mi ricordano che io sono dalla parte giusta della storia». Più tardi giungeranno altre proteste, quelle della politica: «Quattro milioni di persone — dice il leader dei 5S Giuseppe Conte — rinunciano a curarsi ma la premier dice che è “miope” concentrare l’attenzione sulla quantità di risorse in Sanità. Io credo che sia invece miope trascurare i problemi che affliggono i cittadini».
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