Un sistema previdenziale minato dal cosiddetto inverno demografico e dalla corsa della spesa pensionistica. Che continuerebbe inesorabilmente a crescere anche in assenza di nuovi interventi per il 2024. È un’indicazione chiara quella fornita al ministro del Lavoro, Marina Calderone, dagli esperti dell’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale al termine del ciclo di incontri tecnici sulla previdenza con le parti sociali, che è stato avviato all’inizio dell’estate e si è esaurito il 18 settembre. Le conclusioni alle quali è giunto l’organismo tecnico istituito dalla stessa Calderone, precedute già ad agosto da un pre-report, non sembrano lasciare grandi spazi di manovra, almeno nel breve termine, per nuove misure strutturali.
Un’altra area di intervento dovrebbe essere quella che riguarda le uscite delle donne, con un’attenzione maggiore alle lavoratrici con figli. L’esecutivo sta guardando al “modello Ape” per revisionare o sostituire Opzione donna. Tra le varie ipotesi sul tavolo c’è quella di abbassare la soglia anagrafica di accesso “all’indennità” di almeno un anno (ora di fatto a 63 anni per l’Ape), con ulteriori sconti in presenza di figli, ma è non escluso che possa scendere anche quella della contribuzione.
Le questioni legate alla tutela dei lavoratori contributivi e delle donne sono state affrontate anche nelle conclusioni dell’Osservatorio, dal quale, come previsto, non sono arrivate proposte operative di intervento, che spettano al ministro del Lavoro. Ma di fatto la rivisitazione del contributivo per i lavoratori che hanno cominciato l’attività dopo il 31 dicembre 1995, soprattutto se under 35, è uno degli aspetti emersi anche da alcune delle proposte formulate dalle parti sociali durante il confronto tecnico. La copertura dei vuoti nei versamenti e un riscatto della laurea iper-agevolato avrebbero un effetto immediato sulla “copertura previdenziale” di questi lavoratori. Che nel medio periodo potrebbero beneficiare di un’altra misura destinata a trovare spazio nella manovra economica in arrivo: il collegamento diretto tra previdenza pubblica e complementare per facilitare l’accesso alla pensione. Con la possibilità per i lavoratori “contributivi” di usufruire del “concorso” del valore della rendita “integrativa” per il raggiungimento della soglia di 2,8 il minimo sopra la quale è garantito l’accesso all’uscita con 64 anni d’età e 20 di contribuzione e di quella di 1,5 volte il minimo per beneficiare dell’assegno di vecchiaia a 67 anni.
L’Osservatorio fa anche capire come il rilancio della previdenza integrativa sia da considerare una priorità. E proprio per centrare questo obiettivo il governo dovrebbe utilizzare la manovra e i provvedimenti attuativi della delega fiscale per far scattare una serie di agevolazioni, compresa probabilmente una nuova fase di silenzi-assenso per il Tfr.