La diffusione della peste suina negli allevamenti lombardi sta ormai assumendo proporzioni allarmanti. Nella provincia di Pavia, dove a giugno è stato scoperto il primo focolaio, il numero dei maiali abbattuti ha raggiunto quota 33.865. Nel giro di un solo mese il numero dei focolai è salito a nove, tanto che l’Unione europea ha deciso di portare a 172 il numero dei Comuni della provincia di Pavia dove sono vietate le movimentazioni di maiali, sia in ingresso che in uscita. Da una decina di giorni, inoltre, sono scesi in campo anche i Carabinieri, nel tentativo di limitare i contagi ed evitare che il virus – che non colpisce l’uomo – possa raggiungere anche allevamenti di altre province della Lombardia o di altre regioni confinanti.
La preoccupazione
Nel mondo dell’agricoltura, e in quello dell’industria della trasformazione, la preoccupazione è tangibile. In Lombardia, ricorda la Cia Agricoltori, vengono allevati oltre 4,1 milioni di suini: considerando che in Italia si contano 8,7 milioni di capi, significa che la regione dove ora si combatte più da vicino contro la peste suina pesa per la metà di tutto l’allevamento nazionale. I contadini che vengono colpiti da un’ordinanza di abbattimento dell’Ats ricevono ristori del 100%, ma prima che un’area possa essere dichiarata esente dal morbo, quindi ripopolabile con nuovi maiali, possono anche passare sei mesi. Mesi in cui gli allevatori devono fermare il business.
I produttori di salumi
Anche dal lato delle industrie qualcuno comincia a essere colpito, per esempio i produttori di salumi che si riforniscono dalle filiere pavesi. La provincia risulta chiusa fino al 18 novembre alla movimentazione di carni e animali e nessun capo può essere macellato senza restrizioni, nemmeno se sano. «Per quanto la provincia di Pavia non sia tra quelle più vocate alla suinicoltura, i contagi cominciano a essere elevati ed è forte la preoccupazione che dilaghino altrove – spiega il presidente di Assica, Pietro D’Angeli – appena sono stati rilevati i primi focolai pavesi la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto e il Piemonte hanno messo in atto controlli aggiuntivi sui suini movimentati grazie ai quali possiamo garantire che quello che viene macellato è tutto conforme.
Ora però è necessario evitare che la peste suina dilaghi oltre Pavia: come Assica abbiamo scritto al commissario straordinario e ai ministeri coinvolti, proponendo l’istituzione di un gruppo di esperti per coordinare le risorse e le forze in campo, esercito incluso, per istituire le famose doppie barriere e per abbattere tutti i cinghiali selvatici coinvolti. Ma tutto questo, ci dispiace doverlo dire, non lo vediamo ancora». La posta in gioco è alta, a rischio c’è una filiera da oltre 10 miliardi di euro, 40mila posti di lavoro e 2 miliardi di export.
Gli animalisti
L’ampiezza degli abbattimenti ha cominciato a richiamare anche l’attenzione delle associazioni animaliste: il 20 settembre a Zinasco, in provincia di Pavia, la polizia ha sgomberato un presidio di manifestanti davanti al rifugio Progetto cuori liberi, che ospita una decina di maiali salvati dal maltrattamento ma che sono stati riscontrati positivi al morbo, e andavano quindi soppressi per decisione dell’Ats.
Il Sole 24 Ore