Si tratta di un meccanismo, la perequazione, che permette di adeguare il trattamento previdenziale all’andamento del costo della vita, senza il quale i pensionati sarebbero vittime designate del processo inflazionistico. Senza un qualche meccanismo di difesa i loro trattamenti, specie quelli più bassi, perderebbero rapidamente il loro potere d’acquisto. Prima della riforma Monti-Fornero, l’adeguamento pieno dall’inflazione, previsto dal governo Prodi, riguardava tutte le pensioni fino a tre volte il trattamento minimo e scendeva al 90% per gli importi fra 3 e 5 volte il minimo e al 75% oltre 5 volte il minimo. Successivamente l’adeguamento è stato fatto scendere ulteriormente per le pensioni più alte, mantenendo un minimo di recupero per gli importi più bassi.
È quello che è avvenuto in maniera castratoria l’anno scorso. Le necessità di cassa hanno profondamente snellito quanto promesso, con un effetto punitivo per i pensionati del recupero per gli importi da 4 a 5 volte il minimo con l’ 80%, al 55% per pensioni da 5 a 6 volte il minimo, del 50% da 6 volte a 8 volte il minimo, del 40% da 8 a 10 volte il minimo e il 34% per gli importi superiori. Ma non è bastato. Nel corso della discussione del disegno di legge del bilancio si è assistito ad un’altra erosione per le fasce superiori a 5 volte il minimo portando al 53% (3,869 % del 7,3 previsto dall’Istat quale inflazione 2022) il precedente 55 %; dal 50 al 47% ( 3,431 % del 7,3 % ) quelle fino a 8 volte il minimo; dal 40% al 37% ( 2,701 del 7,3% ) per quelle fino a 10 volte il minimo; e dal 35 al 32% ( 2,336% del 7,3% ) quelle oltre dieci volte.
Se si considera, poi, che, i pur modesti incrementi, non vengono realizzati con riferimento agli scaglioni, così come nel caso dell’ rpef, ma in funzione della fascia in cui l’importo totale della pensione si colloca, l’incremento, o meglio sarebbe dire il decremento del recupero, si riferirà a tutto l’importo della pensione. La formula, attivata l’anno scorso per recuperare risorse da destinare a famiglie e lavoratori, si ripropone anche per l’anno prossimo per sostenere la manovra economica. Infatti abbassando la percentuale di valutazione si creano margini da incassare. Si attiva un vero e proprio bancomat a scapito dei pensionati. Impedire ad essi , specie per la fascia medio alta di recuperare parte dell’inflazione, significa penalizzarli in modo permanente, perché il taglio di un anno si ripercuote per gli anni a venire in quanto riduce la base dell’importo per una possibile rivalutazione futura. Condizione già censurata, in passato, dalla stessa Corte Costituzionale che non prevedrebbe tagli non circoscritti nel tempo e non giustificati da emergenze.
Il Sole 24 Ore sanità