I sindacati non hanno preso bene l’intenzione del governo Meloni di rivedere e tagliare per il secondo anno consecutivo la rivalutazione all’inflazione delle pensioni. E di certo non li tranquillizza il fatto che l’Inps sia già al lavoro sulle simulazioni per capire dove e quanto prelevare dalle indicizzazioni. Ecco perché Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo di battere un colpo. E alla ministra del Lavoro Marina Calderone di presenziare al prossimo tavolo, al momento solo tecnico, sulle pensioni del 5 settembre.
L’Istituto di previdenza, guidato dalla commissaria Micaela Gelera, in realtà è al lavoro su molti dossier, non solo sulle indicizzazioni. Gli uffici stanno soppesando i costi e le platee di tutte le potenziali misure che potrebbero finire nel pacchetto previdenziale della legge di Bilancio: dall’Ape sociale più “rosa” con Opzione donna incorporata, al rinnovo di Quota 103, alla possibile Quota 41 con il ricalcolo contributivo mal digerita dalla Lega, all’aumento delle minime spinte da Forza Italia. Un pacchetto che ad una prima ricognizione del ministero dell’Economia non dovrebbe valere più di un miliardo o un miliardo e mezzo.
L’anno scorso il governo Meloni ha ricavato 10 miliardi netti (al netto cioè dell’Irpef) nel triennio 2023-2025 dalla modifica del metodo con cui si rivalutano le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo (2.100 euro lordi al mese), complice anche un’alta inflazione all’8,1%. Nel decennio 2023-2032 i risparmi netti già acquisiti dal bilancio dello Stato arrivano a quasi 37 miliardi. Peril prossimo anno, ad esempio, sono già in cassa 4 miliardi di risparmi che per i sindacati sono tagli mai più recuperabili agli assegni pensionistici. Di qui la grossa irrequietezza di Cgil, Cisl e Uil. Il timore che il governo agisca all’ultimo, di soppiatto come l’anno scorso.
«Sarebbe una scelta politica sbagliata che lascerebbe l’amaro in bocca», dice Emilio Didonè, segretario generale della Fnp Cisl. «Deve finire questa sconcia pratica iniqua e ingiusta di usare i pensionati come bancomat a cui ricorrere ogni qual volta si aprono falle nei conti pubblici, in un Paese che non riesce a risolvere il problema della grande evasione fiscale», aggiunge. Considerazioni condivise dai colleghi di Cgil e Uil che in aggiunta chiedono in via ufficiale alla ministra Calderone di presiedere il prossimo incontro sulle pensioni per fare chiarezza, senza delegare ai tecnici del ministero.
«Nonostante i tanti slogan e le promesse elettorali, questo governo sulle pensioni non farà nulla anzi sino ad oggi è riuscito a fare peggio degli altri», dice la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione. «Riteniamo che il confronto aperto con le parti sociali sia finto. Mai data alcuna risposta e purtroppo non solo sulle pensioni. Intervenire ancora sulla rivalutazione, con l’ennesimo taglio, è una scelta assolutamente sbagliata che contrasteremo, a partire dalla mobilitazione messa in campo nelle prossime settimane».
Il 7 ottobre il leader Cgil Maurizio Landini sarà in piazza a Roma con le associazioni laiche e cattoliche per una manifestazione contro la precarietà, per il salario minimo e la Costituzione. Due giorni fa Landini, come anticipato nell’intervista aRepubblica, ha inviato una lettera alla premier Meloni chiedendole un incontro sui temi della manovra. Un’iniziativa che ieri ha incassato il plauso anche del leader Cisl Luigi Sbarra: «Fa piacere che la Cgil si unisca alla richiesta di un dialogo stretto con il governo su alcuni obiettivi strategici di coesione e sviluppo. Il metodo del confronto è la nostra impostazione da sempre».
Anche il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri chiede al governo di «dire con chiarezza cosa vuole fare». Visto che «fino ad oggi, sulle pensioni, si è limitato ad ascoltare». La Uil ritiene «necessaria una flessibilità di accesso alla pensione a 62 anni, pensare ora alle pensioni dei giovani, ripristinare Opzione donna nella versione originale e rivalutare tutte le pensioni in essere». I margini sembrano molto stretti.
La Repubblica