Tra richieste, promesse, retromarce, silenzi, annunci, nuovi tagli e riforme ancora non realizzate la sanità in questo mese di agosto è già in fibrillazione in vista della Manovra con lo spettro di restare a mani vuote anche a questo giro.
Un agosto sull’ottovolante per quanto riguarda le risorse per la sanità in vista della prossima Legge di Bilancio. Prima della pausa il Ministro della Salute, Orazio Schillaci aveva chiesto altri 4 miliardi di euro per il 2024 (in aggiunta ai 2,3 mld di aumento già previsti dalla scorsa manovra). Sul punto si era incontrato anche con il suo collega del Mef Giancarlo Giorgetti e da quel confronto era emerso che 2,5-3 miliardi si potevano trovare.
Poi però la gelata di Giorgetti al meeting di CL a Rimini: “Non si potrà fare tutto”. Una frase non direttamente rivolta alla sanità, ma tenuto conto che il comparto non è tra gli obiettivi prioritari del Governo (come lo è la conferma del taglio del cuneo fiscale ad esempio) e delle poche risorse a disposizione a causa di un pil che crescerà meno delle previsioni tutto il settore è andato (a ragione) in fibrillazione.
Il Ministro Schillaci che, come ogni titolare della Salute, cerca di tenere le carte coperte in vista della Manovra, ha cercato di metterci una pezza: “Con la prossima legge di bilancio puntiamo a risorse aggiuntive al Fondo, che intendo destinare prioritariamente al personale sanitario. Abbiamo già adottato incentivi partendo dal settore dell’emergenza urgenza e approvato norme che impediscono il ricorso ai medici a gettone. Ora lavoriamo a misure per potenziare gli organici”.
“Siamo impegnati in una strategia di medio-lungo termine – ha chiarito il Ministro -. Gli interventi tampone o il semplice aumento di fondi non hanno mai portato, nei fatti, a garantire la salute a tutti. Serve ripensare a una medicina pubblica più vicina alle persone e più innovativa. A questo stiamo lavorando, insieme a regioni, associazioni e parti sociali che da subito hanno condiviso un dialogo costruttivo e propositivo, e continueremo a impegnarci per il bene del Servizio sanitario nazionale e di tutti noi”.
Ma a gelare le attese sono emersi alcuni retroscena che parlavano di una nuova spending review (nuovi tagli), tra cui ad esempio una nuova razionalizzazione (riduzione) dei posti letto e nuovi tentativi sull’appropriatezza delle cure.
Vedremo, ma è certa una cosa: la sanità tra i vari comparti pubblici oltre ad essere sottofinanziata da anni ha un sistema di controlli estremamente avanzato (tra l’altro con una burocrazia pesantissima) rispetto a molti altri settori pubblici. Basti pensare ai vari tetti di spesa (personale, privato, farmaci, dispositivi medici ad esempio). Certo tutto è perfettibile ma è veramente ambizioso pensare di trovare qualcosa nel fondo di un barile già raschiato a fondo negli ultimi 15 anni senza correre il rischio di limitare ancora di più i servizi ai cittadini.
E poi, forse è passato in secondo piano, che molti risparmi sono già previsti dallo stesso Pnrr dove dal 2027 per mantenerlo si punta a risparmiare 134 mln dalla riduzione dei ricoveri ospedalieri per i pazienti cronici. In seconda battuta l’obiettivo è di ridurre l’accesso inappropriato al Pronto soccorso riducendo del 90% i codici bianchi e del 60% i codici verdi per un risparmio potenziale di 719 mln di euro. In terza battuta si spera di ricavare 329 mln da un uso più appropriato di farmaci cardiovascolari, antibiotici e gastrointestinali.
Di previsioni di risparmio quindi, già ve ne sono e forse sarebbe il caso di concretizzare tutte le energie proprio sul Pnrr la cui messa a terra è ancora in alto mare: sulla carta va tutto bene ma a livello pratico è ancora una chimera.
Insomma, anche per la sanità l’autunno si annuncia caldo nella consapevolezza dei molti ostacoli da affrontare che senza nuovi fondi rischiano di diventare insuperabili.
Luciano Fassari – Quotidiano sanita