Otto miliardi difficili se non impossibili da trovare, una grande incognita sulla manovra, che lunedì inizia il suo percorso. Risorse indispensabili per i rinnovi di tutti i contratti della Pubblica Amministrazione, che a questo punto sono a rischio. Risorse che, secondo i sindacati, sarebbero comunque insufficienti. «Un’indicazione realistica», come ha avuto invece modo di dichiarare il ministro della Pa Paolo Zangrillo, che la prossima settimana vedrà il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Vuole capire su quali risorse potrà contare, nella prossima legge di Bilancio, per avviare la “nuova” tornata di rinnovi 2022-2024. Senza avere la pretesa di recuperare tutta l’inflazione perché costerebbe quanto una manovra intera, sempre parole del ministro.
Per mettere insieme le risorse della tornata precedente (2019-2021) ci sono volute quattro leggi di Bilancio, ed è ancora da completare: «Ci rimane la dirigenza – spiega il presidentedell’Aran (l’agenzia che si occupa della contrattazione pubblica) Antonio Naddeo – Per la dirigenza medica siamo in dirittura d’arrivo, ci vediamo il 5 settembre. Per i comparti istruzione e ricerca ed enti locali attendiamo ancora l’atto d’indirizzo dei rispettivi ministeri».
A rendere più difficile la partita dei nuovi rinnovi il fatto che l’anno scorso non siano state stanziate risorse, perché si è data priorità ai ristori a famiglie e imprese. I dipendenti pubblici si sono dovuti accontentare di una modesta indennità, costata un miliardo e mezzo, e comunque da rifinanziare. Se neanche quest’anno il governo trovasse risorse sufficienti, – e sembrano essercene tutte le premesse visto che al Meeting di Rimini Giorgetti ha messo le mani avanti, affermando che «non si potrà fare tutto» – i sindacati non lo accetteranno. «Non facciamo stime – dice la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino – Diciamo che con un’inflazione a lungo a due cifre il governo non può pensare di non rinnovare i contratti (dentro ci sono quelli di sanità ed enti locali che in questafase sono particolarmente sotto pressione visto l’aumento del disagio sociale) o di appostare cifre irrisorie».
Il rinnovo dei contratti non è l’unica urgenza della Pa. I concorsi non hanno ancora avuto l’impulso annunciato e gli uffici continuano a svuotarsi per i pensionamenti. «Anche se a fine anno si arrivasse alle 170 mila assunzioni annunciate dal ministro, non si coprirebbe neanche il turnover ». dice Sorrentino. Una soluzione parziale potrebbe essere l’assorbimento dei 40 mila idonei delle graduatorie “uniche”, valide per diverse amministrazioni. Oltre ai sindacati, a chiederlo sono anche gli interessati, in particolare i 15 mila funzionari del concorso bandito con la riapertura delle procedure nel 2020, a rischio di decadenza perché la graduatoria scadrà il prossimo febbraio. Di loro, a guardare i numeri dei sindacati, ci sarebbe un gran bisogno. Ma le amministrazioni fanno fatica a programmare il fabbisogno, le procedure non aiutano: rischiano che non li chiami nessuno, e che si debba ricominciare daccapo, con un nuovo concorso .