La Stampa. Il primo colpo è andato a segno, la campagna per il salario minimo, «ha bucato lo schermo» della maggioranza, i sondaggi che danno il 75% degli italiani favorevoli mostrano che la proposta di una paga minima oraria fa presa «anche in casa loro», per dirla con Elly Schlein. E quindi la segretaria dem, potendo contare su un fronte compatto delle opposizioni, che stavolta comprende anche Matteo Renzi, vorrebbe lanciare una campagna per difendere la sanità pubblica «ormai allo stremo». Che rischia di restare senza risorse in legge di bilancio. Alla ripresa in settembre si terranno vertici dei vari partiti ed è possibile che si decida un’altra raccolta di firme e una proposta unitaria delle opposizioni che poggerà su tre cardini condivisi: primo, alzare il tetto del Fondo sanitario nazionale fino a portarlo al 7% del Pil, nella media europea. Secondo, ripartire con le assunzioni, eliminando il tetto alla spesa per il personale, per provare a smontare il fenomeno dei cosiddetti «gettonisti»: così chiamano quei medici free-lance pagati molto più dei dipendenti, che ormai hanno invaso le strutture pubbliche e private e che si scelgono orari e turni, creando uno «sconquasso», come spiega un dirigente. Terzo, fermare l’Autonomia differenziata di Calderoli sulla parte che riguarda la sanità pubblica. Temi molto popolari.
Le parole dei protagonisti delle opposizioni, in testa Carlo Calenda, seguito dalla coordinatrice di Italia viva, Raffaella Paita («un’emergenza nazionale, impensabile non mettere risorse»), dai Cinque stelle e dai Verdi-Sinistra, mostrano un fronte compatto che solleverà una grana insidiosa per Meloni al pari del salario minimo.
Se Elly Schlein indica nella sanità «la prossima battaglia comune», sulla stessa linea è il leader di Azione, convinto che «la prossima legge di bilancio deve avere al centro gli investimenti sulla sanità e le opposizioni devono muoversi unite».
A spiegare come stanno le cose sul campo è Marina Sereni, la responsabile salute del Pd, che sta tenendo le fila dei contatti con gli altri partiti: «Ovunque vai, da nord a sud, ci sono problemi enormi, il personale fugge e non hanno chiuso il rinnovo del contratto del triennio scaduto. Mancano medici, infermieri, tutti sono sotto pressione, prima lo stress da covid e ora hanno enormi arretrati di liste di attesa…». E visto che il governo Meloni ha diminuito il fondo sanitario nella scorsa manovra, «se volessero stabilizzarlo a livello europeo di Francia e Germania, servirebbero 4 miliardi l’anno per 5 anni». Cifre lontane da quelle che il governo metterà sul tavolo.
Il quadro che fa Calenda è impietoso, perché «già oggi gli italiani pagano 42 miliardi per curarsi privatamente a causa delle liste d’attesa. La situazione nelle regioni del Sud è drammatica. Inutile tagliare pochi euro di tasse e poi lasciare le famiglie sole, sempre più spesso obbligate a indebitarsi per pagare le cure». Ecco quindi che il quadro è completo per unire le forze, tanto che Sereni, che ha tenuto in questi mesi i contatti con Mariolina Castellone dei 5stelle e Valeria Valente di Italia Viva, anticipa il programma di battaglia: «Al rientro valuteremo tutti insieme come far pesare questa mobilitazione con una proposta nazionale, unificando le varie proposte di legge che abbiamo presentato». Come? «Lo decideremo: c’è una forte sintonia e preoccupazione, sarà possibile costruire un ampio schieramento di forze parlamentari, con associazioni e sindacati». —